|
Consulenza linguistica | OPEN ACCESS SOTTOPOSTO A PEER REVIEW Un aggettivo numerale raro, ma corretto: novempliceLorenzo TomasinPUBBLICATO IL 21 novembre 2025
Quesito: Un lettore chiede informazioni sull’aggettivo novemplice, attestandone l’uso. Un aggettivo numerale raro, ma corretto: novempliceL’aggettivo novemplice ‘che ha nove parti’ è formato in modo simile ai più comuni duplice, triplice, quadruplice. Si tratta, come è facile immaginare, di una formazione ripresa direttamente dal latino (la presenza della sequenza -pli- è un chiaro sintomo che la parola è appunto un latinismo, e non ha avuto libera circolazione nell’uso popolare, che avrebbe l’avrebbe modificata producendo forse un *novempiece che di fatto non è documentato). Esistono in effetti varie serie di aggettivi che, ricavate dai numerali, possono, almeno in teoria, essere estese all’infinito partendo da qualsiasi numero. La serie dei numerali ordinali è a questo proposito esemplare: poiché a partire da undicesimo, in italiano tutti i numerali ordinali si possono ricavare a partire dai numerali cardinali con l’inserzione del suffisso -esimo, è chiaro che di qualsiasi ordinale successivo così formato si può dire che esso è legittimo e che “esiste”, almeno in teoria, anche se di fatto non è attestato nella storia della lingua scritta. Di qui discende, tra l’altro, il fatto che i dizionari talora non riportano gli aggettivi derivati da numerali, visto che evidentemente potrebbero riportarne solo una parte, fermandosi a un certo punto. Più spesso, ne registrano solo alcuni, cioè i primi elementi di serie potenzialmente infinite (per fare un esempio, nel Grande dizionario della lingua italiana (GDLI) fondato da Salvatore Battaglia, si trovano gli ordinali fino a ventesimo, ma non vi è una voce per, poniamo, ventiseiesimo, sebbene questa parola sia usata dagli stessi autori del vocabolario in alcune definizioni). Una delle serie di numerali derivati da quelli di base sono i cosiddetti “moltiplicativi” (li chiama così, ad esempio, la Grammatica italiana di Luca Serianni: Serianni 1988, VI § 41). Essi dispongono di due serie, una in -uplo e una in -plice, entrambe accentate sulla radice. Quelli in -uplo (che partono da duplo, forma arcaica di doppio e proseguono con triplo, quadruplo ecc.) indicano referenti ‘maggiori di un certo numero di volte’. Quelli in -plice, a partire da duplice (che ha anche l’allotropo duplex, un francolatinismo usato in passato in telefonia), indicano referenti ‘formati da un certo numero di parti’, oppure ‘che occorrono un certo numero di volte’ (il suffisso latino -plex è legato etimologicamente al verbo plĭcare ‘piegare’). Entrambe le serie sono considerate “non produttive” in italiano (cfr. in proposito Franz Rainer, Derivazione numerale, in Grossmann-Rainer 2004, pp. 489-491: pp. 490-91), cioè dotate di un numero limitato e incompleto di elementi. Che tale sia in particolare il caso della serie in -ice è suggerito anche dal fatto che alcuni dei suoi rappresentanti più comuni, come quintuplice e sestuplice sono ricavati a partire dai numerali ordinali (quinto e sesto rispettivamente), mentre altri sembrano ricavati dai cardinali (si ha triplice non *terziplice), altri ancora da altre basi (quadruplice e non *quattruplice o *quartuplice). La situazione era la stessa già in latino, per il quale il Thesaurus linguae latinae (ThLL) si ferma a octuplex, proprio come ottùplice è riportato (ma senza esempî) anche dal GDLI. Al pari di settèmplice, che lo stesso dizionario riporta con numerosi esempi a partire dall’età rinascimentale (Luigi Alamanni) e poi ancora in quella moderna (Melchiorre Cesarotti) e nella letteratura del Novecento (Beppe Fenoglio), e anche con numerose sfumature di significato, fino al generico ‘molto intenso’, l’aggettivo novèmplice segnalato dal lettore è formato a partire dal numerale cardinale latino (nŏvem ‘nove’). Si tratta di una forma che la lessicografia italiana generalmente non riporta, ma che capita di trovare in quella biblioteca immensa e facilmente interrogabile che è il deposito di Google libri. Così, di “novemplice giro dello Stige pagano” parla il lessicografo e critico letterario Pietro Fanfani (1815-1879) in uno dei suoi saggi su Dante (Indagini dantesche, a cura di Niccola Castagna, Città di Castello, Lapi, 1895, p. 19); e per restare alla critica dantesca, di “novemplice Paradiso” discorre Isidoro Del Lungo (1841-1927) nella sua Prolusione a quella cantica (Dante, La Divina Commedia commentata da I. Del Lungo, Firenze, Le Monnier, 1928, p. 42). Il caso di novemplice, pur ignorato dai vocabolari, è particolare perché la lessicografia concede invece un certo spazio all’affine novemplicato ‘ripetuto nove volte’, aggettivo che, comparendo in un’opera del drammaturgo fiorentino Giovan Battista Fagiuoli (1660-1742), è presente nel lemmario della quinta impressione del Vocabolario della Crusca (pubblicata, fino al lemma ozono, tra il 1863 e il 1923), e poi anche nel sopra citato GDLI. Si consideri che, forte della sua incompletezza, la stessa serie aggettivale ha almeno un ulteriore rappresentante: l’aggettivo centuplice, che ancora il GDLI registra, anche in questo caso senza esempi d’autore. Tirando le somme: la parola novemplice appare ben formata e dunque legittima nell’uso. Se essa non è generalmente presente nei vocabolari, è perché il settore dei numerali e dei loro derivati impone, nella lessicografia, una certa selezione, di per sé arbitraria ma inevitabile. La rarità degli esempi contribuisce a spiegare l’assenza.
Copyright 2025 Accademia della Crusca |