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Consulenza linguistica | OPEN ACCESS SOTTOPOSTO A PEER REVIEW Ex: una parolina che può creare molti dubbiMaurizio TrifonePUBBLICATO IL 10 novembre 2025
Quesito: Molti lettori pongono una serie di quesiti sulla preposizione latina ex: in italiano si tratta di una preposizione o di un prefisso? Si lega con il trattino al nome a cui si riferisce (ex-ministro) oppure no (ex ministro)? Si può riferire anche ad attività professionali (ex avvocato, ex medico)? Si può usare con riferimento a persone defunte o a oggetti? È preferibile ex sindaco o già sindaco? È più corretto la mia ex moglie o l’ex mia moglie? Ex: una parolina che può creare molti dubbiLa preposizione latina ex ‘via da, fuori da’ era usata nel latino tardo per indicare l’uscita da una carica o da una condizione in locuzioni come ex consule, costruite con un nome all’ablativo con riferimento a una persona che era stata console e aveva cessato di ricoprire la carica. Nell’italiano antico la preposizione è adoperata con lo stesso valore in funzione di vero e proprio prefisso unito anche graficamente a un nome. Il latinismo exconsolo compare prima del 1292 nelle Storie contra i Pagani di Paolo Orosio, volgarizzate da Bono Giamboni: “Publio Servilio exconsolo Cilicia e Pamfilia” (GDLI s.v. ex). La medesima forma ricorre prima del 1334 nell’Ottimo Commento alla Commedia, opera esegetica scritta da un autore anonimo contemporaneo di Dante: “patrizio ed exconsolo ordinario, Boezio Severino” (Paradiso, canto X). Durante il Medioevo ex non viene molto usato, ma certamente ha continuato a vegetare sotto la penna dei cancellieri e dei redattori di atti amministrativi. Senza entrare mai nella lingua popolare, questo comodo utensile è pertanto sopravvissuto, per vivere una seconda vita a partire dal XVII sec., prima molto timidamente nel seno della Chiesa, poi nelle faccende pubbliche e nello stile giornalistico. (Väänänen, 1981, pp. 177-178, cit. in DELI s.v. ex) Alla fortuna di ex nella nostra lingua ha contribuito il francese nel periodo della rivoluzione durante il cosiddetto triennio giacobino, quando l’Italia fu invasa dalle armate francesi guidate da Napoleone e molte alte cariche pubbliche furono destituite. L’influenza francese è sottolineata all’inizio del Novecento da Alfredo Panzini nel suo Dizionario moderno (1905): Nella lingua francese questo ex cominciò a preponderare al tempo della rivoluzione per esprimere insieme l’antico e il nuovo stato delle persone, onde ex-prétre, ex-préfet, ex-consul, etc. L’abuso di questo ex non è improbabile che ci sia pervenuto per la solita via di Francia e si suole scrivere per maggior chiarezza staccato dal nome. In linea di massima le parole formate con prefissi si scrivono in grafia unita senza trattino, detta tecnicamente “grafia univerbata”. Tuttavia non mancano casi in cui si oscilla tra la grafia con il trattino e quella senza trattino; ad esempio, quando l’incontro tra il prefisso e la parola di base crea nessi vocalici o consonantici anomali in italiano, si tende a usare il trattino per rendere maggiormente riconoscibile il prefisso: “trattamenti anti-invecchiamento”, “periodo pre-elettorale”, “reumatismi extra-articolari”, “ricostruzione post-terremoto”. Il trattino compare spesso davanti a nomi stranieri o a sigle: crema anti-age ‘antietà’, filtro anti-spam, vaccino anti-Covid (sull’uso del trattino si veda anche la scheda di Raffaella Setti). Le parole con ex si possono scrivere in grafia separata senza trattino (ex ministro) o in grafia unita con il trattino (ex-ministro); molto meno frequente è la grafia univerbata (exministro). La grafia con il trattino e ancora di più quella univerbata sottolineano il carattere di prefisso che la preposizione ha ormai assunto. Il GRADIT e altri dizionari classificano ex come aggettivo invariabile in quanto corrispondente a una proposizione relativa con valore attributivo: ex ministro ‘ministro che non ricopre più tale carica’. Il Sabatini-Coletti 2024 lo etichetta invece come avverbio, aggiungendo che si usa “preposto a un sostantivo, separato o unito graficamente a esso con un trattino e dunque con funzione di prefisso”. Il GDLI lo lemmatizza come preposizione latina, ma nella definizione chiarisce che “si adopera come prefisso per indicare la condizione di una persona che ha cessato di ricoprire un determinato incarico o di svolgere una determinata funzione”. Anche vari studiosi che si sono occupati di formazione delle parole includono ex tra i prefissi: cfr. Iacobini 2004, p. 139 e 2011, p. 1146; Dardano 2009, p. 170; Lo Duca 2020, p. 41. Ex si premette a nomi che indicano non soltanto chi ha rivestito una carica (ex assessore, ex generale, ex rettore, ex sindaco), ma anche chi ha esercitato una professione (ex allenatore) o ha ricoperto un ruolo (ex combattente) o ha fatto parte di un’organizzazione (ex brigatista) o ha sostenuto un’ideologia politica (ex fascista) o si è trovato in una determinata condizione (ex tossicodipendente). Mentre ministro o sindaco indicano cariche di natura temporanea, avvocato o medico designano titoli di natura permanente, conseguiti dopo un ben preciso corso di studi: un avvocato o un medico resta tale sempre. Espressioni come un ex avvocato o un ex medico vogliono sottolineare che la persona ha esercitato in passato quella professione, ma ora non la esercita più, anche se il titolo rimane. Quando una persona va in pensione o termina un’esperienza lavorativa è considerata un ex collega da coloro con cui ha lavorato. Ma anche le persone che ancora lavorano possono essere definite ex colleghi da chi è in pensione perché la condizione di collega è in ogni caso venuta meno. Spesso ex- si riferisce a una persona che non si frequenta più o con cui non si hanno più determinati rapporti: un ex allievo, un ex amico, l’ex fidanzato, la mia ex moglie, il mio ex marito. La sequenza formata da ex e il sostantivo ha una forte coesione come se si trattasse di un’unica parola; per questo motivo non può essere interrotta con l’interposizione dell’aggettivo possessivo, che va collocato prima di ex e non può essere inserito tra ex e il nome. Frequente è l’uso assoluto di ex come sostantivo maschile e femminile invariabile per indicare una persona con cui si è avuto nel passato un legame sentimentale (il mio ex, la mia ex). Per ellissi del sostantivo, ex può riferirsi anche a chi ha cessato di ricoprire un incarico, di svolgere una funzione, di appartenere a un partito politico o a una squadra: il gol dell’ex. Ex può essere premesso anche a sintagmi nominali: ex capo della polizia, ex collaboratore di giustizia, ex parlamentare europeo. In alcuni casi ex può riferirsi sia all’intero sintagma nominale sia al solo sostantivo che rappresenta la testa del sintagma: un’espressione come “un ex calciatore interista” può indicare un calciatore in attività che è passato dall’Inter a un’altra squadra (‘un ex interista’) oppure un calciatore dell’Inter che ha smesso di giocare (‘un ex calciatore’). Un lettore chiama ironicamente “ex figlio di presidente” un amico che ha giocato in una squadra di cui il padre era presidente: l’espressione è diversa da “figlio di ex presidente” e vuole intendere che una persona si comporta come un figlio di papà. In determinati contesti ex può essere usato anche con riferimento a una persona defunta: ad esempio, si può dire ex coniuge per indicare una persona deceduta che era marito o moglie prima del decesso, ma non più al momento della morte. In questi casi è opportuno contestualizzare con chiarezza l’espressione per evitare possibili fraintendimenti. Oltre che a persone, ex- può riferirsi a qualcosa che ha cessato di servire per un determinato uso o che non si ha più o non si adopera più: “una ex nave da crociera”, “la mia ex macchina”, “l’ex casa di Paolo”. Nel caso di un edificio a cui sia stata attribuita una destinazione d’uso diversa da quella originaria, come potrebbe essere un convento dei cappuccini adibito a sala conferenze, si hanno a disposizione diverse soluzioni: “sala conferenze, ex convento dei cappuccini”, “sala conferenze, già convento dei cappuccini” o “ex convento dei cappuccini, oggi sala conferenze”. Al posto di ex si può usare l’avverbio già per indicare che una persona non esercita più quell’incarico (“il ministro della difesa, già sottosegretario di stato”) o che una cosa ha non più quella funzione (“il castello di Compiègne, già residenza della famiglia reale”) o non ha più quella denominazione («la “Locanda d’Europa”, già “Albergo del Pellicano”»). Ex può inoltre riferirsi a partiti, stati, organismi, ecc. che non esistono più: la ex DC, la ex Iugoslavia. Meno frequentemente si premette ad aggettivi con il significato di ‘che è stato tale e ora non lo è più’: territori ex-italiani. Nel linguaggio burocratico e commerciale, premesso a sostantivi, può significare ‘proveniente da, originato da’: “lana ex materasso”, “provvedimento ex decreto legge”. Nel linguaggio della Borsa, riferito a un titolo azionario, ha valore privativo ed equivale a ‘senza’: espressioni come ex cedola o ex dividendo indicano che il titolo è sprovvisto, per avvenuto pagamento anticipato o per avvenuto distacco, della cedola d’interesse o di dividendo in corso di maturazione o di pagamento. Nota bibliografica:
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