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SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

Incitare, incentivare, disincentivare

Gianluca Lauta

PUBBLICATO IL 05 novembre 2025

Quesito:

In questa scheda si risponde a due domande riguardanti i verbi incentivare e disincentivare.

Incitare, incentivare, disincentivare

Una richiesta di chiarimento sui significati dei verbi incentivare e incitare è giunta da Marco R. (Sao Paulo, Brasile). Incentivare e incitare sono due parole simili, ma prive di rapporti etimologici: incitare (come anche il parallelo eccitare) è un composto del latino citare ‘chiamare, invitare’ (‘in + citare’) e significa ‘esortare’ (e spesso ‘esortare animatamente’); incentivare si fonda invece sull’aggettivo latino incentivus (‘che dà avvio al canto’), un antico termine musicale per mezzo del quale si indicava lo strumento su cui si intonavano gli altri. Il verbo latino canĕre ‘cantare’ sta alla base dell’italiano incentivare: niente da dividere, pertanto, con incitare. Ecco un esempio in lingua italiana che ricalca l’antico significato latino: “La tibia destra chiamavasi anche tibia incentiva perché era quella che dava principio alla musica” (Nicomede Bianchi, Dizionario di cognizioni utili specialmente alla studiosa gioventù italiana, d’ambo i sessi, 11 voll., Torino, Unione Tipografico-Editrice, 1863-1865, vol. X, 1865, p. 54).

Nell’italiano di oggi prevalgono i traslati e incentivare è impiegato prevalentemente nel senso di ‘stimolare, sostenere, incoraggiare’. Per una coincidenza, le due parole, oltre ad avere una vaga somiglianza, possono risultare in alcuni enunciati parzialmente sovrapponibili anche per il significato: chi incentiva, così come chi incita, in qualche modo ‘eccita a fare’, ‘invita ad agire’ e questo può rappresentare un elemento di confusione soprattutto per i parlanti stranieri.

Un’altra domanda (di Francesca P., Monteforte d’Alpone, VR) riguarda la costruzione del verbo disincentivare, derivato da incentivare con il prefisso dis-, che ha valore separativo, oppositivo, negativo. Qui il tema è appena più complesso perché le forme incentivo / disincentivo / incentivare / disincentivare presentano schemi sintattici in parte diversi. Occorre intanto premettere che tutte queste parole non hanno avuto una fortuna immediata in italiano: il Vocabolario della Crusca accolse il sostantivo incentivo soltanto nella quarta edizione settecentesca. La diffusione di incentivo e dei suoi derivati nel dopoguerra si deve al fatto che il termine fu assunto dal mondo dell’economia e della burocrazia e di lì passò alle pagine dei giornali: “incentivi per l’agricoltura”, “incentivi a produrre”. Come si vede da questi due esempi la struttura del sintagma muta a seconda che il sostantivo incentivo sia seguito da un elemento nominale o verbale: se incentivo è seguito da un elemento nominale, le preposizioni dipendono dal complemento che segue e/o dalla struttura generale del sintagma (per esempio dare incentivo a, trarre incentivo da: la scelta della preposizione dipende, in questi casi, dai verbi dare e trarre e non dal sostantivo incentivo). La varietà delle preposizioni ammissibili emerge anche dai vocabolari (nei quali la preposizione a è di gran lunga la più rappresentata): “Dare un incentivo all’azione” (Sabatini-Coletti 2024), “Incentivo allo studio” (GRADIT) “Creare degli incentivi per l’agricoltura” (VOLIT), “Convien provocare l’operosità di ogni cittadino, stimolarla, interessarla coll’incentivo della proprietà” (GDLI, s.v. incentivo1, § 5), “scoprire nuove mete da cui la politica tragga incentivo” (ivi, § 7) e potremmo aggiungere, per esempio, incentivi sullo stipendio (cioè da far valere su di esso). Se incentivo è seguito da un verbo, normalmente si usa il costrutto implicito (‘a + infinito’): “incentivi a produrre, a investire” (VOLIT), “L’incentivo a ripetere il male” (GDLI, s.v. incentivo1, § 1).

Passiamo ai verbi incentivare e disincentivare, due neologismi del secondo Novecento: le prime attestazioni di incentivare si collocano intorno alla metà del secolo (incentivare DELI: av. 1963; disincentivare GRADIT: 1964). Quanto ai costrutti di questi due verbi, l’esemplificazione dei dizionari (priva com’è di sistematicità riguardo alle questioni sintattiche) non è di grande aiuto; si possono fare, però, alcune osservazioni. Il verbo incentivare si costruisce in questo modo: “incentivare l’industria a svolgere ricerca innovativa”: “incentivare – oggetto diretto – ‘a + infinito”; oppure, nel caso segua un sintagma nominale, “incentivare l’industria allo svolgimento”. Quando si omette il referente, il verbo incentivare si riferisce direttamente al nomen actionis, che, in tal caso, può essere espresso sia con l’oggetto diretto sia con l’oggetto indiretto (“incentivare lo svolgimento” / “incentivare allo svolgimento”), a seconda del significato che il verbo assume nell’enunciato.

Le incertezze riguardano soprattutto l’antonimo disincentivare, che di solito si costruisce come incentivare (“disincentivare il ceto medio a risparmiare”, “disincentivare il ceto medio al risparmio”, “disincentivare il risparmio” o “al risparmio”). Tuttavia, ci sono verbi, come astenersi, desistere, esimersi, guardarsi, trattenersi, che esprimono – potremmo dire così – la “rinuncia ad agire” e altri simili, come dispensare, scoraggiare, dissuadere, esonerare che ugualmente rappresentano un invito a non compiere un’azione o a interromperla. Tutti i verbi di questa serie si costruiscono normalmente con la preposizione da (e con ‘dal + infinito’ nel caso in cui segua un sintagma verbale): “si astenne dal vino”, “si astenne dal partecipare”, “lo dispensò dal lavoro”, “non lo dispensò dal considerare i fatti”, “lo esonerò dall’incarico”, “lo esonerò dal compiere quell’attività”, ecc. Il verbo disincentivare si trova nella stessa area semantica di verbi come dispensare, scoraggiare, dissuadere e dunque, per uno spontaneo e spesso inconsapevole comportamento analogico dei parlanti, non poche volte è costruito con ‘dal + infinito’: “disincentivare dal compiere attività illegali”, “disincentivare dal pagare più del minimo”, “l’assegno disincentiva dal cercare un’occupazione” e così via.

In margine a queste considerazioni sintattiche, non si trascuri la seguente annotazione semantica: i verbi incentivare e disincentivare sono tecnicismi indiretti largamente impiegati nei testi settoriali; fuori da quell’àmbito i due verbi sono facilmente sostituibili con altri più comuni e sintatticamente più stabili.

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