Consulenza linguistica | OPEN ACCESS SOTTOPOSTO A PEER REVIEW Sono stati fatti scendere, vincere…Bruno MorettiPUBBLICATO IL 29 settembre 2025
Quesito: Al servizio di Consulenza dell’Accademia sono state inviate richieste relative alla correttezza di frasi come le seguenti: “I migranti sono stati fatti scendere dalla nave con le fascette ai polsi”; “Due anziani sono stati fatti vincere a carte”. Sono stati fatti scendere, vincere…L’interesse delle persone che ci hanno scritto si concentra sulla sequenza con la forma passiva del verbo fare (nei due casi in questione: sono stati fatti) seguita dall’infinito di un altro verbo (nei due esempi, rispettivamente scendere e vincere). Le corrispondenti frasi attive sarebbero le seguenti: “Hanno fatto scendere i migranti dalla nave con le fascette ai polsi”; “Hanno fatto vincere i due anziani a carte”. Prima di discutere nel dettaglio le due frasi in questione, possiamo subito dire che non ci sono assolutamente dubbi che la prima di esse sia corretta e accettabile. Riguardo alla seconda, invece, come vedremo in seguito, il discorso è un po’ più complesso ed è preferibile usare altre formulazioni. Iniziando dal primo esempio, si deve notare che in questa costruzione fare indica che qualcuno costringe qualcun altro a compiere un’azione, ma potrebbe anche avere il valore di permettere a qualcun altro di compiere un’azione. Si tratta di un uso molto comune della forma causativa in italiano: chi scende dalla nave lo fa a causa dell’influsso di qualcun altro. Far scendere, in questo caso specifico, potrebbe voler dire che “i migranti sono stati costretti a scendere dalla nave” ma anche che “i migranti sono stati aiutati a scendere dalla nave” (per esempio in un caso in cui sia stato necessario evacuare la nave per ragioni di sicurezza). Per capire quale sia il senso esatto a cui si fa riferimento occorrerebbe disporre di maggiori informazioni o di una porzione di testo più ampia, anche se vari elementi, come il fatto che si parli di “fascette ai polsi”, tende a indirizzare piuttosto verso un’interpretazione nel senso di ‘costringere’, che è anche quella più frequente per questo uso causativo di fare. In entrambi i casi la frase rispetta le regole della lingua italiana. Per quanto riguarda la struttura sintattica ci si potrebbe chiedere perché si sia scelta la forma passiva. Il vantaggio della diatesi passiva rispetto a quella attiva è quello tipico di permettere di incentrare l’attenzione sui migranti, collocandoli nella posizione iniziale di frase e con il ruolo di soggetto. Questa scelta chiarisce fin dall’inizio della frase che si sta parlando dei migranti e che ciò che viene detto si riferisce a essi. La struttura attiva descrive invece lo stesso fatto presentandolo da un’altra prospettiva: in essa l’attenzione sarebbe più concentrata sull’evento, evitando di mettere “in primo piano” i migranti (o i due anziani, nel caso del secondo esempio). Altre soluzioni per dire la stessa cosa potrebbero servirsi di alternative lessicali, come per esempio il verbo costringere (“I migranti sono stati costretti a scendere dalla nave”). Con il verbo condurre si potrebbe dire “I migranti sono stati condotti a terra”. Pure varianti sintattiche sono però possibili, come per esempio “I migranti, li hanno fatti scendere dalla nave” (dove ritroviamo quella che viene definita una “dislocazione a sinistra”). Quest’ultima possibilità, che mantiene la stessa caratteristica della frase passiva per quanto riguarda la strutturazione dell’informazione (mettere i migranti in primo piano), è più tipica del parlato o di quello che viene chiamato “italiano neostandard” o “italiano dell’uso medio” (che abbraccia pure una buona parte degli usi scritti). Nella fattispecie, però, nelle frasi attive, la mancata espressione dell’agente, promosso a soggetto sintattico ma lasciato sottinteso, risulta più evidente e sembra quasi indicare una reticenza, diversamente da quanto avviene nella frase passiva. Passando ora al secondo caso (“Due anziani sono stati fatti vincere a carte”), che presenta anch’esso la costruzione passiva, l’alternativa più frequente per esprimere lo stesso contenuto si serve di solito del verbo lasciare invece di fare, con perciò il sintagma lasciar vincere in luogo di far vincere. Se si volesse mantenere la struttura passiva, la frase in questione diventerebbe allora: “I due anziani sono stati lasciati vincere a carte” (la cui corrispondente forma attiva è “Hanno lasciato vincere i due anziani a carte”, che, come è tipico, suona un po’ più diretta e lineare della corrispondente passiva). La ragione della preferenza per lasciare è che qui si presuppone che gli agenti nella frase in questione siano gli antagonisti degli anziani (nel gioco delle carte in questione) e che essi abbiano evitato di impegnarsi al massimo per battere gli anziani stessi al gioco, concedendo così a questi ultimi di vincere. Se non si trattasse di antagonisti ma di membri della stessa squadra grazie ai quali gli anziani hanno vinto, allora la costruzione causativa con fare sarebbe più appropriata di quella con lasciare (per esempio “i compagni di squadra più giovani hanno fatto vincere i due anziani”: il senso è quello di “hanno fatto sì che i due anziani vincessero”). In contesti causativi fare e lasciare sono solo parzialmente interscambiabili, perché non sono del tutto equivalenti. Fare tende a veicolare un ruolo maggiormente attivo dell’agente, mentre in lasciare questa componente attiva è meno presente. Quanto alle possibili interpretazioni di fare causativo che abbiamo considerato per l’esempio precedente, ci ricordiamo che si andava dal senso di ‘costringere’ a quello di ‘permettere’, se contrapponiamo il caso di far fare a quello di lasciar fare nel primo caso si dovrebbe intendere che qualcuno ha costretto qualcun altro a fare qualcosa (“ha fatto fare”), nel secondo che qualcuno ha permesso a qualcuno di fare qualcosa (“ha lasciato fare”). È vero che lasciare non può essere sempre sostituito da permettere, ma è certo che l’uso di fare e quello di lasciare possono descrivere due azioni differenti: si pensi qui per esempio al contrasto tra “Mi ha fatto cadere” e “Mi ha lasciato cadere”; solo nel primo di questi due casi penseremmo che qualcuno abbia fatto lo sgambetto a chi parla. Se interpretassimo in senso stretto il valore di far fare come ‘costringere’, dovremmo dire che l’uso di fare combinato con vincere nel contesto della frase sottoposta alla Consulenza (“Due anziani sono stati fatti vincere a carte”) non è corretto, perché il senso di quello che si vuole comunicare è indubbiamente più vicino all’accezione di ‘permettere’ che a quella di ‘costringere’. Nell’esempio in questione pure la struttura passiva gioca un certo ruolo nel rendere quanto meno strana la frase, dato che gli anziani occupano la posizione di soggetto. Lasciare, invece, rispetto a fare avrebbe il vantaggio di esprimere in modo meno ambiguo il senso di ‘permettere (di vincere)’ La definizione del rapporto tra fare e lasciare in questi contesti viene complicata dal fatto che vi sono comunque zone di sovrapposizione in cui entrambi i verbi sono utilizzabili senza che venga veicolata una differenza chiara di significato. E anche in questo caso, come spesso succede, entrano in scena preferenze regionali tra differenti zone d’Italia. Pensiamo per esempio a una contrapposizione come “lasciami finire di parlare” vs. “fammi finire di parlare”. Entrambe le soluzioni sono possibili, ma la seconda ha un tono più colloquiale e sembra essere un po’ più diffusa nell’Italia centromeridionale.
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