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SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

Le Accademiche nella storia della Crusca

Elisabetta Benucci

PUBBLICATO IL 30 giugno 2025

Quaranta sono attualmente le Accademiche italiane e straniere (ordinarie e corrispondenti), che l’Accademia della Crusca ha nominato nel tempo. Le ultime sei sono state designate poco tempo fa, il 29 aprile 2025, quando il Collegio accademico, riunito in seduta straordinaria, ha eletto nuovi Accademici.


In tutta la sua lunga esistenza la Crusca ha annoverato, dalla fondazione a oggi, 1364 Accademici, con prevalenza nettamente maschile1. Si deve però considerare che le candidature femminili iniziano ad essere accolte solo nel 1871, quando viene eletta la prima Socia corrispondente.
Il confronto numerico fra le presenze femminili e quelle maschili ha, dunque, poco senso. Ben più importante è registrare l’ingresso costante di Accademiche dal 1970 a oggi, con una discreta accelerazione dallo scadere del secolo scorso ai giorni nostri.
“Diciannove sono le presenze femminili italiane e straniere […] dall’anno della fondazione al 2011”, scrivevo nel capitolo «Il più bel fior ne coglie». Donne accademiche e socie della Crusca, edito nel volume Italia linguistica: gli ultimi 150 anni. Nuovi soggetti, nuove voci, un nuovo immaginario, pubblicato dall’Accademia della Crusca nell’anno della ricorrenza dei centocinquanta anni dell’Unità d’Italia2. Per la prima volta si faceva il punto sulle personalità femminili ammesse a far parte dell’Accademia, dalla pioniera Caterina Franceschi Ferrucci, Socia dal 1871, alle ultime nominate proprio in quel 2011. Nicoletta Maraschio, allora Presidente dell’Accademia, sottolineava nella premessa al volume il nuovo ruolo delle donne nell’Italia post-unitaria che, conquistati con fatica “i diritti politici e l’accesso ai nuovi spazi civili e professionali”, avevano saputo “farsi valere nel mondo delle scienze, della letteratura, della ricerca pedagogica e della scuola, con evidenti e durature conseguenze sulle vicende linguistiche post-unitarie”.
Sono trascorsi alcuni anni, più di un decennio, da quella prima indagine ed è tempo di riprendere l’argomento che presenta importanti novità, come già ha evidenziato Annalisa Nesi nello scritto Donne in Accademia, pubblicato sul sito della Crusca nell’ottobre 2020. In quel testo Nesi, attualmente Accademica segretaria, ripercorreva con sensibilità e acribia il contributo femminile nella storia e nella gestione dell’Accademia, soffermandosi sia sulle donne accademiche sia sulle tante donne che si sono avvicendate in Crusca con ruoli diversi, prime fra tutte le numerosissime giovani collaboratrici3.
Il traguardo attuale di quaranta presenze femminili è senz’altro un traguardo importante; va tuttavia considerato non come un punto di arrivo bensì come il nuovo punto di partenza di un percorso ancora più dedicato alle donne in generale e in particolare alle presenze femminili in Crusca. Perché l’Accademia, come precisa ancora Annalisa Nesi, “è impegnata, in collaborazione con altre istituzioni, nella valorizzazione del ruolo della donna […]. Accademiche e Accademici, collaboratrici e collaboratori portano avanti riflessioni e proposte concrete inerenti alle problematiche e agli usi della lingua in rapporto al genere, avvalendosi di studiose come Cecilia Robustelli, linguista particolarmente esperta e attiva in questo ambito […]4. Numerose le pubblicazioni, gli incontri e la partecipazione attiva dell’Accademia a iniziative come, ad esempio, la Giornata internazionale della donna (2018), l’Eredità delle donne (2018 e 2020)”5.
Tornando alla storia ottocentesca delle Accademiche, in un secolo nel quale la parità di genere era un concetto quasi inesistente, la Crusca, impegnata in quegli anni nella compilazione della quinta edizione del Vocabolario (1863-1923), compiva nel 1871 con la prima nomina femminile un atto veramente innovativo. Fino a quel fatidico giorno l’Accademia era stata rappresentata da illustri e importantissimi filologi, linguisti, scrittori e scienziati italiani e stranieri (come non ricordare Lionardo Salviati, Galileo Galilei, Gilles Ménage, Voltaire, Francesco Redi, Lorenzo Magalotti, Gino Capponi, Vincenzo Gioberti, Alessandro Manzoni, Giacomo Leopardi), ma esclusivamente uomini per quasi tre secoli. Ripercorrere la storia delle Accademiche, dalle personalità che hanno aperto la strada dalla fine del XIX secolo fino al presente, soprattutto le vicende degli ultimi cinquanta anni, che hanno visto la Crusca guidata da una Presidente, da più Vicepresidenti donne, da un Consiglio direttivo quasi tutto al femminile e attualmente rappresentata da una Vicepresidente e da una Accademica segretaria, è come ripercorrere la storia delle donne italiane colte in quel faticoso cammino di affermazione personale e intellettuale iniziato soprattutto dopo la proclamazione dell’Italia unita e che continua ancora oggi. Una parità di genere, lo sappiamo, universalmente auspicata e promessa, ma che ancora stenta a realizzarsi.
Due soltanto sono le Socie corrispondenti elette nella seconda metà dell’Ottocento (Caterina Franceschi Ferrucci ed Ersilia Caetani Lovatelli6), mentre la prima nominata nel Novecento è stata Franca Ageno, eletta corrispondente il 15 maggio 1970. Al 1988 si ascrive la prima Accademica ordinaria, la filologa Rosanna Bettarini (corrispondente dal 1977), seguìta l’anno successivo, nel 1989, da un’altra filologa importante, Maria Corti (corrispondente dal 1976).
Dagli anni settanta del Novecento cominciano ad apparire anche le corrispondenti estere: la prima è stata nel 1974 Tatjana Alisova, docente di lingue romanze all’Università di Mosca, venuta a mancare nel 2014. Era stato Giovanni Nencioni ad avviare un’intensa collaborazione fra l’Accademia della Crusca e l’Università di Mosca fin dagli anni settanta del Novecento7. Per questo aveva invitato Alisova, prima docente di lingua italiana alla Facoltà di Lettere dell’Università statale Lomonosof di Mosca, a scrivere per il primo numero degli “Studi di Grammatica Italiana”; il saggio proposto da Alisova, dal titolo Strutture semantiche e sintattiche della proposizione semplice in italiano, venne pubblicato nel 1972 nel volume che aprì la collana del Centro8. Una frase di Tatiana Alisova, in una lettera del 26 maggio 1996 diretta a Nencioni, riconosce al Presidente il ruolo avuto nell’accoglienza in Accademia degli studiosi russi: “sono contenta che [...] abbiano avuto la possibilità di studiare alla Crusca sul serio e di conoscere l’ambiente fiorentino. Ma è sempre merito Suo che gli italianisti moscoviti abbiano potuto studiare a Firenze e affezionarsi alla città nella quale tutti desiderano ritornare”9.
Nel 1995 viene eletta, quale seconda corrispondente estera, Jacqueline Brunet, docente di lingua e letteratura italiana all’Università di Parigi, scomparsa sempre nel 2014; a lei è stata dedicata una giornata di studi presso la Sorbonne Nouvelle, il 23 maggio 2024, durante la quale sono state ricordate le sue attività svolte in collaborazione con la Crusca ed è stata studiata e menzionata la documentazione di Brunet conservata nell’Archivio accademico10.
Le altre corrispondenti estere sono le linguiste: Elżbieta Jamrozik (Docente all’Università di Varsavia); Gunver Skytte (Docente all’Università di Copenaghen); Angela Ferrari (Docente all’Università di Basilea); Sara Dessì Schmid (Docente all’Università di Tubinga). A queste si aggiungono le ultime nominate pochi mesi fa: Éva Buchi (Docente all’Università de Lorrain), Rita Marnoto (Docente all’Università di Coimbra) e Snežana Milinković (Docente all’Università di Belgrado).
Le Accademiche sono letterate, filologhe e linguiste molto note, che hanno contribuito al prestigio delle loro discipline e a quello della Crusca. Per la gran parte queste studiose si sono occupate e si occupano di scienze umanistiche; è significativo allora ricordare la scienziata immunologa Maria Luisa Villa (già Docente di Immunologia all’Università di Milano), la quale si è occupata dei rapporti complessi e contradditori tra scienza, lingua e società.
Nelle pagine che seguono ci concentreremo sull’immagine di quattro Accademiche in particolare, Franca Ageno, Severina Parodi, Maria Luisa Altieri Biagi, Gabriella Giacomelli, di cui l’Archivio conserva fondi corposi attraverso i quali è possibile approfondire le attività di ricerca e i rapporti con il modo accademico di ognuna di loro11.

Un omaggio particolare spetta tuttavia alle due prime Socie corrispondenti dell’Ottocento: le già ricordate Caterina Franceschi Ferrucci e Ersilia Caetani Lovatelli.
È il 13 giugno 1871 quando dall’urna delle elezioni cruscanti esce il nome di Caterina Franceschi Ferrucci: è la prima donna che entra a far parte dell’Accademia. La domanda che può sorgere spontanea è perché, nel vasto panorama delle scrittrici e poetesse patriote che animano la cultura letteraria ottocentesca, sia stata scelta proprio Franceschi Ferrucci. Probabilmente perché è una grande studiosa dei classici (come latinista, e non solo, fu ammirata anche da Giacomo Leopardi) e della lingua italiana, che indagò nel profondo, come indicano alcune sue esercitazioni giovanili ricche di annotazioni linguistiche, riflessioni sui verbi e sulle figure retoriche, che mostrano l’intento di arricchire il proprio lessico e il proprio stile. Poetessa e fervente patriota, si era dedicata allo studio della letteratura italiana dei primi secoli, con particolare attenzione a Dante e alla Commedia. Aveva, però, dedicato gran parte della sua vita all’educazione delle giovani donne e, oltre a dirigere a Genova nel 1850 il primo istituto femminile, detto delle Peschiere, aveva pubblicato tre libri di particolare rilievo sull’argomento: Della educazione morale della donna (Torino, Pomba, 1847), Della educazione intellettuale. Libri quattro indirizzati alle madri italiane (Torino, Pomba, 1849, 2 voll.), Letture morali ad uso delle fanciulle (Genova, Tip. de’ Sordo-muti, 1851-1832, 3 voll.), Degli studi delle donne italiane (Torino, Pomba, 1854). Le sue teorie sull’educazione erano legate ai problemi del nostro risorgimento; in quel preciso momento storico, infatti, si avvertiva profondamente l’esigenza di formare la donna quale buona educatrice dei figli e ispiratrice della vita morale e civile12. A giudizio di molti la Ferrucci era stata uno “splendido” esempio di donna risorgimentale13.
Al tempo della sua elezione Caterina, moglie dal 1827 del latinista Michele Ferrucci, aveva sessantotto anni, faceva parte dell’Accademia delle Scienze di Torino e dell’Istituto Veneto e aveva già dato alle stampe le sue opere maggiori, che venivano considerate composte in una lingua “studiata con amore e scritta come pochi sanno”, come le scriveva in una lettera l’arciconsolo Raffaele Lambruschini14. E aggiungeva: “Non doveva dunque l’Accademia lasciar fuggire questa occasione di premiare in Lei l’esemplare della donna italianamente istruita, e stimolare così le ragazze […] a studiare ed amare la lingua nostra, erede delle bellezze della lingua greca e della latina”15.
Invitata a tenere una lezione in Accademia, Caterina compose il testo Della necessità di conservare alla nostra lingua e alla nostra letteratura l’indole schiettamente italiana, il cui manoscritto autografo si conserva ancora nell’Archivio accademico16. In realtà, per la sua reticenza ad apparire in pubblico, non si presentò, e il testo fu letto nell’adunanza pubblica del 5 settembre 1875 da Isidoro del Lungo. Nella lezione, Caterina ribadiva con forza i due aspetti principali della sua posizione sulla lingua: identità nazionale e riferimento normativo agli scrittori classici che dovevano diventare elementi fondamentali per la lingua, intesa come gloria e vincolo di nazione.


Dovevano trascorrere poco più di vent’anni perché un’altra personalità femminile di rilievo nel panorama culturale italiano venisse ammessa in Crusca come Socia corrispondente: è il 23 dicembre 1893 quando viene eletta Ersilia Caetani Lovatelli, erede di una delle più nobili e antiche famiglie romane, valente archeologa e prima donna a essere nominata Accademica dei Lincei nel 1879. Dotata di una solida cultura classica (conosceva il greco, il latino e il sanscrito), fin da giovane divenne esperta di ricerche filologiche e antiquarie. Già le sue prime pubblicazioni sono caratterizzate da quella forma chiara, elegante e precisa, che avrebbe attirato le lodi di importanti archeologi italiani e stranieri, da Rodolfo Lanciani a Giambattista de’ Rossi, da Joseph-Ernest Renan a Theodor Mommsen. Nel primo periodo della sua attività scientifica Caetani si rivolse allo studio di monumenti inediti, partecipò attivamente a scavi condotti a Roma, a escursioni e visite in città e nei dintorni, proponendo spesso nuove interpretazioni di monumenti figurati e di epigrafi. A una seconda fase delle sue ricerche si deve lo spiccato interesse verso gli scritti relativi alla topografia di Roma antica e medievale e, in genere, alle antichità romane. Proprio a Roma antica, la nobildonna dedicò molti studi, che riunì nell’ultimo suo libro, intitolato appunto Aurea Roma (Roma, E. Loescher, 1915).
Accanto alla figura della studiosa dottissima e intelligente, emerge quella della incantevole conversatrice. Nel suo palazzo romano Ersilia animò un salotto importante, frequentato non solo da famosi studiosi delle antichità ma anche da letterati e poeti, come Giosue Carducci, che le fu molto amico e che la elogiava per la sua nitida scrittura, e Gabriele D’Annunzio, il quale riteneva che la nobildonna vedesse il mondo antico con occhi di veggente17.
Oltre che per gli indubbi meriti di attenta studiosa, Caetani fu nominata corrispondente della Crusca per la sua lingua elegante, chiara, precisa e formata sui classici. Nell’Italia del suo tempo, Donna Ersilia, come veniva chiamata dagli amici a lei più vicini, fu una dei pochi esperti di civiltà antiche che si preoccuparono di diffondere le scoperte degli archeologi e le loro pubblicazioni, fino ad allora davvero inaccessibili al largo pubblico dei non specialisti.
Di Caetani Lovatelli l’Archivio accademico conserva solo la brevissima lettera di ringraziamento per la nomina (a Gaetano Milanesi, 24 febbraio 1894, fondo Carteggi moderni, XII.19.76518), mentre la Biblioteca custodisce alcune pubblicazioni da lei stessa inviate e dedicate19.


Sembrava dunque che si fosse aperto un varco nelle nomine femminili in Accademia, invece si dovrà attendere, lo abbiamo detto, fino al 15 maggio 1970 per una nuova corrispondente: Franca Ageno. Per le sue competenze filologiche Ageno aveva varcato per la prima volta la soglia dell’Accademia ad appena ventisei anni, come comandata nel 1939; successivamente divenne collaboratrice assidua degli “Studi di Filologia Italiana”, poi consulente dell’Ufficio filologico dell’Opera del Vocabolario fra il 1967 e il 196920.
Un lungo rapporto ha legato e lega idealmente ancora oggi la raffinata filologa e linguista alla Crusca, grazie alle sue carte riunite in un corposissimo fondo, donato nel 1999 dalla figlia Elena Brambilla. Il fondo è consultabile e dispone di un accurato inventario realizzato da Caterina Canneti nel 2016, pubblicato in rete nella banca dati dell’Accademia Archivio Digitale21. Grazie a queste carte, è possibile entrare nel laboratorio filologico e linguistico di Ageno e poterne ricostruire minuziosamente le attività, le ricerche, le consultazioni di opere. Un lavoro, quello di Ageno, che non finiva mai, perché c’era sempre qualcosa da investigare, da approfondire, da aggiungere. Si possono così ripercorrere la genesi e la preparazione dei suoi più importanti scritti: dalle edizioni commentate di autori antichi (Iacopone, Pulci, Sacchetti, Panuccio del Bagno)22, al fortunato manuale di filologia (L’edizione critica dei testi volgari del 1975; 2ª ed. ampliata 1984), alle indagini sulla sintassi antica (Il verbo nell’italiano antico del 1964). Né va dimenticato che per più di un ventennio Franca Ageno fu impegnata nell’edizione del Convivio dantesco, pubblicato postumo nel 1995.
Circa le sue collaborazioni con la Crusca, si deve ricordare che è stata la studiosa che più ha pubblicato sugli “Studi di Filologia Italiana” dal 1950 al 1962 (ben 18 scritti23) in un periodo del Novecento caratterizzato da un quasi deserto di presenze femminili nella filologia e nella linguistica. L’approfondimento filologico e linguistico di Ageno era fatto anche di infiniti scritti minori, che abbondarono su riviste di rilievo, a partire da “Lingua Nostra” fino ad arrivare agli “Studi Danteschi” e agli “Studi di Grammatica Italiana”. Sugli “ Studi di Filologia Italiana “, nello specifico, compaiono postille e annotazioni sintattiche (si pensi ai Riboboli trecenteschi del 1952 e ai Due contributi sintattici del 1959); vengono pubblicate annotazioni linguistiche (ci riferiamo ai saggi sulla Lingua della Cronaca todina di Ioan Fabrizio degli Atti del 1955 o alle Frasi proverbiali di una raccolta manoscritta di Lionardo Salviati del 1959); compaiono infine nuove proposte e note, appunti e poscritti, contributi per l’edizione di questo o di quel testo, come nel caso del Saggio di edizione critica di una laude trecentesca del 1962.
Ageno è stata la prima donna nel Novecento a essere ammessa in Crusca nel ruolo di corrispondente. Due decenni dopo fu accolta fra gli Accademici ordinari nella seduta del Consiglio direttivo del 6 luglio 1990, presidente Giovanni Nencioni, segretario Piero Fiorelli.

 

Della storia della Crusca nel secondo Novecento Severina Parodi (corrispondente dal 28 marzo 1983; Accademica dal 19 maggio 1995) è stata attivamente partecipe: ha lavorato per l’Accademia e per il CNR-Opera del Vocabolario, è stata Accademica segretaria, membro del Consiglio direttivo e responsabile dell’Archivio Storico. Ha collaborato infine per molti anni alla redazione del periodico “La Crusca per voi. Foglio dell’Accademia della Crusca dedicato alle scuole e agli amatori della lingua”, fondato da Giovanni Nencioni nel 1990.
Francesco Sabatini la ricordava così in apertura del fascicolo della “Crusca per voi” dell’aprile 200324:

Nel comunicare ai nostri lettori la dolorosa notizia della scomparsa di Severina Parodi, il nostro pensiero va di pari misura alla sua straordinaria abilità e alla sua straordinaria operosità. La presenza di Severina […] non è ancora diventata “ricordo”, la sua immagine è ancora pienamente con noi in queste stanze. “La Crusca per voi” deve a lei altrettanto quanto deve al suo fondatore. L’idea di Giovanni Nencioni non avrebbe potuto prendere corpo e mantenersi pienamente vitale per 12 anni senza l’attività organizzatrice e l’alimento continuo di contributi della redattrice del nostro periodico. Ma Severina era molto di più per l’intera Accademia. Lo sanno coloro che l’hanno incontrata qui nel corso di tanti decenni.

Parodi aveva cominciato a collaborare il 22 ottobre del 1964 con l’Accademia, dove entrò sia per coadiuvare l’Accademico segretario, Giovanni Nencioni, sia per avviare l’esplorazione dell’immenso patrimonio di documenti conservato nell’Archivio dell’istituzione25. Per quasi quarant’anni Severina Parodi è stata in Crusca una presenza attiva e costante. Il lungo studio e la grande passione con cui si è prodigata nella sua incessante attività archivistica e scientifica ha sortito risultati ed effetti duraturi, fra i quali una catalogazione che ancora oggi vale come punto di riferimento imprescindibile per le ulteriori nuove inventariazioni; la conservazione, provvida e scrupolosa, degli oggetti; la scoperta e il recupero di documenti prima ignoti o passati inosservati.
Alla sua capacità di dare un assetto storiografico chiaro e preciso agli esiti delle sue indagini meticolose mettendo a frutto la sua paziente perizia nel registrare, schedare e rubricare si deve il volume Atti del primo vocabolario, apparso nel 1974 (2ª ediz. con indici 1993), al quale si affiancano i due volumi Quattro secoli di Crusca 1583-1983 e il Catalogo degli Accademici dalla fondazione, pubblicati dall’Accademia nel 1983. La frequentazione assidua delle carte d’archivio ha portato Parodi a rilevare aspetti poco conosciuti dell’attività lessicografica degli Accademici, concretizzatisi con gli scritti su Filippo Baldinucci (1978), su Gino Capponi (1979), su Galileo (1984). Nel 2000 ha curato la ristampa anastatica del volume del 1595 La Divina Commedia di Dante Alighieri nobile fiorentino, ridotta a miglior lezione dagli Accademici della Crusca e nel 2001 è stata responsabile scientifico di due importanti sezioni dell’archivio digitale “La Fabbrica dell’italiano” consultabile in rete sul sito dell’Accademia: l’Archivio storico dei personaggi, degli eventi e degli atti di Crusca dalla fondazione al 2001; il Lessico tecnico, banca dati dei novemila termini tecnici di arti e mestieri raccolti a partire dal 1650 dal cardinale Leopoldo de’ Medici in vista della terza impressione del Vocabolario, da lei pubblicati nel 1975 in trascrizione diplomatica nell’Inventario delle carte leopoldiane26. Parodi è stata la prima donna a ricoprire l’incarico di Accademica segretaria (dal 1997 fino alla morte), una carica esecutiva di alto profilo che era stata sempre ricoperta da uomini27. All’indomani della sua scomparsa, il 3 marzo 2003, si cominciò a raccogliere la gran mole di documenti che Severina aveva lasciato nelle stanze dell’Accademia e che sono testimonianza ancora attiva del suo eclettico lavoro. Tutte le sue carte, gli schedari con le ricerche d’archivio e con la corrispondenza per “La Crusca per voi” sono depositati nelle due stanze da lei occupate fino alla morte28. Il 15 dicembre 2005 l’Archivio Storico è stato ufficialmente inaugurato e a lei dedicato per ricordarne l’impegno e l’opera di valorizzazione del patrimonio accademico.

 

Di Maria Luisa Altieri Biagi, della sua attività di studiosa e Accademica, della sua biografia e bibliografia si parla ampiamente in questo volume; non mi soffermerò quindi su questi aspetti, bensì sulle carte e documenti che l’Archivio di Crusca conserva. Il fondo, donato nel 2019, è un fondo non particolarmente cospicuo ma estremamente interessante ed è composto principalmente da materiale vario, che possiamo raggruppare in manoscritti, materiali di lavoro a stampa, stesure di articoli (dattiloscritti, saggi e interventi), bozze con correzioni. Già ordinato e inventariato, il fondo è ampiamente descritto in Archivio Digitale. I manoscritti autografi di Altieri Biagi, in particolare i suoi quaderni, permettono di “entrare” nel laboratorio della studiosa e seguire da vicino le fasi dei suoi studi e la stesura dei suoi scritti. In questi scartafacci si susseguono infatti pagine e pagine dedicate agli autori da lei maggiormente studiati, da Galileo Galilei a Francesco Redi a Lazzaro Spallanzani. A questi documenti si affianca un blocco note ricchissimo di appunti sulla lingua della scienza e, più in breve, di citazioni e glosse tratte da saggi di Francesco Algarotti, Étienne Bonnot de Condillac, Ernst Cassirer. Ancora appunti e note su scienziati (quali Evangelista Torricelli, Giovanni Tortelli, Marcello Malpighi, Ambrogio Paré) sono contenuti in alcune agende, dove si incontrano riflessioni sui rapporti tra scienza e letteratura, analizzati dal punto di vista culturale, filosofico, storico e linguistico, e appunti tratti da testi scientifici, filosofici e letterari italiani (Francesco Algarotti, Giuseppe Baretti, Francesco Maria Zanotti) e stranieri (Blaise Pascal e Alexander Pope). Completano il fondo circa un migliaio di piccole schede, la maggior parte di argomento linguistico e lessicografico, ma anche bibliografico. Alle sue carte e ai suoi libri è stata dedicata un’esposizione nella Sala delle Pale moderne (7 marzo-30 settembre 2025).


Anche di Gabriella Giacomelli, corrispondente dell’Accademia dal 20 novembre 1987, la Crusca conserva una parte cospicua delle carte di lavoro e dei libri di interesse linguistico. Il primo nucleo del fondo archivistico fu donato nel 2003 da Giovanni Giacomelli e per interessamento dell’amico e collega Luciano Agostiniani. I documenti furono subito ordinati e inventariati, grazie al finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e di Pescia, e messo a disposizione degli studiosi. Nel maggio 2025 Gabriella Capecchi, vedova dell’Accademico Agostiniani scomparso nel 2022, ha deciso con liberalità e per interessamento di Annalisa Nesi di donare alla Crusca le carte di Giacomelli che erano rimaste presso di lei. Questo secondo nucleo, che raccoglie studi dialettologici, epigrafici e consistenti carteggi, implementa ora e completa quel già importante patrimonio documentario che l’Archivio conservava. Il fondo raccoglie materiale attinente alla linguistica, in particolar modo, alla dialettologia italiana, disciplina alla quale Gabriella Giacomelli, ordinaria di Dialettologia italiana nell’Università di Firenze, si dedicò con passione e rigore metodologico per molti anni della sua vita. Le carte, oltre a documentare l’attività d’insegnamento universitario di Giacomelli, tramandano materiali preparatori per articoli, saggi (alcuni dei quali inediti), interventi a convegni, recensioni; in particolare sono conservate le schede relative al lavoro sugli atlanti linguistici e lessicali, quali l’”Atlante Lessicale Toscano” (ALT) e l’”Atlante Linguistico Italiano” (ALI). Di rilievo la corrispondenza con molti linguisti italiani e stranieri come Giacomo Devoto, Bruno Migliorini, Gerhard Radke, Robert Hall, Max Pfister, Rudolf Engler, Dean Jennings, Michel Lejeune. L’inventario dettagliato del fondo di Gabriella Giacomelli è disponibile in Archivio digitale.
Gli interessi scientifici di Gabriella Giacomelli, e di conseguenza la sua carriera professionale, hanno seguito due indirizzi principali: la glottologia e la dialettologia29. Laureatasi infatti in glottologia a Firenze con Devoto nel 1954, pubblicò nel 1963 la monografia su La lingua falisca, che fino a pochissimi anni fa ha costituito l’unico riferimento standard per quella lingua. Ma dopo quella data cominciarono ad apparire i primi contributi di carattere dialettologico e tra il 1966 e il 1967 ebbe l’incarico di Dialettologia Italiana all’Università di Firenze. Il legame fra questi due interessi è ancora vivo nel lavoro I dialetti delle regioni d’Italia del 1972. Tuttavia l’impresa che ha assorbito una buona parte della sua vita di studiosa è stata l’Atlante Lessicale Toscano. È del 1973 la pubblicazione del Saggio dell’Atlante Lessicale Toscano, in cui sono raccolti anche studi dei suoi primi allievi, di quella vera e propria scuola che rese possibile fra l’altro il compimento di un’opera così complessa e difficile, come appunto l’Atlante Lessicale Toscano, fino alla sua pubblicazione in cd-rom nel 2000 e successivamente in rete. Oggi ALT-Web è consultabile online all’indirizzo http://serverdbt.ilc.cnr.it/altweb/, ed è il primo atlante linguistico interrogabile nel panorama nazionale italiano e uno dei pochi a livello internazionale. Ed è giusto ricordare a questo proposito che l’impresa del Vocabolario del fiorentino contemporaneo (VFC), nato nel 1994 per volontà di Giovanni Nencioni e consultabile in rete sul sito della Crusca (all’indirizzo www.vocabolariofiorentino.it)30, scaturisce anche dall’esperienza dell’ALT e dall’opera del laboratorio dialettologico di Gabriella Giacomelli. Diretto fino a poco tempo fa dall’Accademica Teresa Poggi Salani, già nella redazione dell’ALT e direttrice del Centro di Studi di Grammatica, oggi il VCF è sotto la guida di Neri Binazzi, allievo di Giacomelli. L’ALT rimane l’impresa nella quale Giacomelli si era completamente immersa con grande dedizione e alacrità. Andata fuori ruolo nel 1996, continuò a lavorare con vivo impegno come documentano le pubblicazioni uscite negli anni successivi, fra cui ricordiamo Italiano e toscano nell’ALT in L’Accademia della Crusca per Giovanni Nencioni del 2002. Nel 1996 i suoi amici e i suoi allievi le offrirono un volume, Studi linguistici offerti a Gabriella Giacomelli, Quaderni del Dipartimento di Linguistica dell’Università di Firenze, che conteneva fra l’altro la sua bibliografia completa fino a quell’anno. Il volume era la testimonianza concreta dei profondi vincoli che avevano legato molti dei contributori al suo insegnamento e alle sue conoscenze. In ricordo di questa studiosa l’Accademia della Crusca ha organizzato il 18 novembre 2005 una giornata di studio in suo onore dove, oltre a esaminare i vari aspetti dell’illustre glottologa e dialettologa, è stata allestita una mostra dei suoi documenti e libri.


Rosanna Bettarini, lo abbiamo detto, è stata la prima donna a essere nominata Accademica ordinaria il 23 maggio 1988; fino ad allora le studiose erano state ammesse solo come corrispondenti, quindi impossibilitate a partecipare ai collegi accademici e a occupare ruoli di vertice. Bettarini ha diretto il Centro di Studi di Filologia Italiana e la rivista “Studi di Filologia Italiana”, dal 2002 al 2012, anno della sua scomparsa. Ha fatto parte del Consiglio direttivo dell’Accademia dal 16 maggio 2008 al 7 marzo 2012. Insieme ad altri accademici del Novecento, ma prima donna a farlo, ha ripreso la tradizione di Crusca, interrottasi nell’Ottocento, secondo la quale ogni Accademico doveva essere rappresentato da una pala lignea, ossia da uno stemma personale in cui era dipinta un’immagine simbolica accompagnata da un nome accademico e da un motto. Nella pala di Bettarini, dipinta dal pittore fiorentino Mario Fallani e riprodotta più oltre, sono raffigurate due rose di colore diverso (una dalla tinta rosa e una bianca), ciascuna in un proprio vaso, in uno dei quali è posta una spiga quale riferimento alla simbologia della Crusca; il nome accademico è Nova e il motto prescelto suona Così partìa le rose e le parole, tratto da un verso dell’amato Petrarca.
Dopo l’elezione di Bettarini è stato un susseguirsi di nomine femminili. È tuttavia nel maggio 1995, sotto la presidenza di Giovanni Nencioni, che si prepara quella svolta rosa che porterà nel 1997 alla formazione di un consiglio direttivo di sole donne, fino alla proclamazione nel 2008 della Presidente Nicoletta Maraschio, che ha guidato l’Accademia fino al 2014 (oggi Presidente onoraria). Nel maggio 1995 infatti la Crusca nominava ben sei donne tra Accademiche e corrispondenti (Paola Barocchi, Ornella Castellani Pollidori, Nicoletta Maraschio, Teresa Poggi Salani e Jacqueline Brunet).
Con l’inizio del nuovo millennio si è incrementata fortemente la presenza di nuove Accademiche e corrispondenti, fino ad arrivare a tempi vicinissimi, quando nel 2019 sono state nominate cinque donne e ben sette nel 2025, in una costante e continua attenzione per le studiose più importanti del nostro paese ma anche di paesi stranieri. Le ultime nominate pochi mesi fa sono Valeria Della Valle (divenuta Accademica ordinaria), le corrispondenti Roberta Cella, Cecilia Robustelli, Raffaella Setti e le corrispondenti estere già menzionate Éva Büchi, Rita Marnoto, Snežana Milinković.
Le donne in posizioni apicali sono state e sono in Crusca ancora poche. Tuttavia, oltre la presidenza femminile realizzatasi 137 anni dopo l’ammissione della prima donna in Accademia, ecco le personalità femminili che hanno ricoperto e ricoprono ruoli direttivi:

Paola Barocchi, Consiglio direttivo (1997-2002)
Severina Parodi, Accademica segretaria (1997-2003)
Rosanna Bettarini, Consiglio direttivo (2003-2012)
Nicoletta Maraschio, Presidente (2008-2014), oggi Presidente onoraria (già vicepresidente 1997-2008)
Teresa Poggi Salani, Vicepresidente (2008-2012)
Ornella Castellani Pollidori, Consiglio direttivo (2008-2012)
Paola Manni, Vicepresidente (2012-2014)
Giovanna Frosini, Accademica segretaria (2017-2020)
Annalisa Nesi, Accademica segretaria dal 2020
Rita Librandi, Vicepresidente dal 2023

Quaranta sono adesso, lo abbiamo detto, le Accademiche della Crusca. Molta strada è stata percorsa da quel lontano e profetico 1871. Quaranta Accademiche che nel passato e nel presente con i loro studi e la loro dedizione – alcune delle quali inizialmente nel ruolo di giovani collaboratrici –, hanno fortemente contribuito al successo e alla conoscenza in Italia e nel mondo dell’Accademia della Crusca come uno dei principali punti di riferimento per le ricerche sulla lingua italiana.
Vogliamo infine ricordare, a conclusione di questo breve intervento, i simboli cruscanti al femminile, che rappresentano comunque una novità nel panorama delle tante pale declinate al maschile. Le pale delle Accademiche sono per adesso sette: dalla prima già menzionata di Rosanna Bettarini (nome accademico Nova, con motto petrarchesco) a quelle di Ornella Castellani Pollidori (nome accademico Rovella, con motto dalle rime di Michelangelo); Rita Librandi (nome accademico Tenace; motto dai versi di Leopardi); Paola Manni (nome accademico Chiara; motto dal Paradiso dantesco); Nicoletta Maraschio (nome accademico Leggera; motto dai versi di Mario Luzi); Silvia Morgana (nome accademico Ariosa; motto dal Paradiso dantesco). L’ultima pala arrivata in Accademia e presentata nella tornata del 18 giugno 2025 è quella di Annalisa Nesi (nome accademico Appartata).


La pala di Rosanna Bettarini, la Nova


La pala di Ornella Castellani Pollidori, la Rovella


La pala di Rita Librandi, la Tenace


La pala di Paola Manni, la Chiara


La pala di Nicoletta Maraschio, la Leggera


La pala di Silvia Morgana, l'Ariosa


La pala di Annalisa Nesi, l'Appartata


* Questo testo, rispetto all’intervento tenuto il 7 marzo scorso, è stato aggiornato per quanto riguarda i dati sulle accademiche (a quella data trentaquattro), perché nel frattempo ne sono state nominate altre sei.

Note
  • 1

    Per informazioni più dettagliate sugli accademici si può consultare il Catalogo degli Accademici in Rete, a cura di chi scrive e di Fiammetta Fiorelli.

  • 2

    Vd. Elisabetta Benucci, Raffaella Setti (a cura di), Italia linguistica: gli ultimi 150 anni. Nuovi soggetti, nuove voci, un nuovo immaginario, Presentazione di Nicoletta Maraschio, Firenze, Accademia della Crusca - Le Lettere, 2011, in particolare il saggio «Il più bel fior ne coglie». Donne accademiche e socie della Crusca (pp. 21-34), che fa parte della sezione: Cecilia Robustelli, Elisabetta Benucci, Le donne e la costruzione della lingua nazionale, pp. 1-64.

  • 3

    Annalisa Nesi, Donne in Accademia, accademiadellacrusca.it. Cfr. anche Giovanna Frosini, Donne di Crusca, “Italiano Digitale”, 11, 2019/4 (ottobre-dicembre), p. 100.

  • 4

    Di Cecilia Robustelli, ora Accademica corrispondente, ricordiamo: Linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo. Progetto genere e linguaggio. Parole e immagini della comunicazione, in collaborazione con l’Accademia della Crusca, con il finanziamento della Regione Toscana L.R. 16/09 Cittadinanza di Genere, 2012; Ead., Donne, grammatica e media. Suggerimenti per l’uso dell’italiano, Prefazione di Nicoletta Maraschio Presidente onoraria dell’Accademia della Crusca, Ariccia (RM), Eurograf Sud, 2014; Ead., Sindaco e sindaca. Il linguaggio di genere, Roma, Gruppo editoriale L’Espresso e Accademia della Crusca, 2016, Postfazione del Presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini.

  • 5

    Annalisa Nesi, Donne in Accademia, cit.

  • 6

    Nell’Ottocento gli Accademici della Crusca si dividevano fra Accademici residenti e Soci corrispondenti; successivamente fra Accademici ordinari e Soci corrispondenti italiani e stranieri. Oggi il corpo accademico si compone di tre classi di Accademici: gli ordinari, i corrispondenti italiani e i corrispondenti esteri.

  • 7

    A tal proposito cfr. Roman Govorukho (a cura di), L’Accademia della Crusca e gli studi sulla lingua e la letteratura italiana in Russia, Firenze, Accademia della Crusca, 2018. Il volume è dedicato proprio ad Alisova che per oltre cinquanta anni è stata il punto di contatto fra la Russia e l’Accademia della Crusca.

  • 8

    Sulla personalità umana e intellettuale di Alisova si vedano i due scritti: Francesca Fici, Ricordo di Tatiana (pensieri alla rinfusa) e Alina Zvonareva, Lorenzo Renzi, Tatiana Alisova 1924-2014, in L’Accademia della Crusca e gli studi sulla lingua e la letteratura italiana in Russia, cit., rispettivamente pp. 99-108 e 109-122.

  • 9

    Sul rapporto tra Alisova, Nencioni e la Crusca, cfr. Elisabetta Benucci, Rita Romanelli, Dall’Archivio della Crusca: le carte di Nencioni presidente, “Italiano digitale”, VI, 2018/3, pp. 99-127, in particolare le pp. 104-105 (a cura di Romanelli). Gli scambi epistolari fra Nencioni e Alisova conservati in Archivio fanno trasparire la stima reciproca che ha favorito la collaborazione della Crusca con l’Università di Mosca e i suoi istituti.

  • 10

    Gli atti di quella giornata, dal titolo En hommage à Jacqueline Brunet, sono editi in “Cahiers de la SIES”, 3/2003, (sous la direction de Pascale Budillon Puma et avec la collaboration de Laurent Baggioni) e consultabili in Rete.

  • 11

    Di Altieri Biagi, di Giacomelli e di Parodi, anche la Biblioteca conserva cospicui fondi librari.

  • 12

    Per un profilo storico e letterario di Caterina Franceschi e sui suoi rapporti con l’Accademia della Crusca, mi si permetta di rinviare ad alcuni miei studi, in primo luogo al cap. Caterina Franceschi Ferrucci, in Elisabetta Benucci, Letterati alla Crusca nell’Ottocento, Firenze, Accademia della Crusca, 2016, pp. 209-230 (con bibliografia). Circa i suoi studi e i suoi scritti danteschi, vd. Ead., Leggere Dante: donne dell’Ottocento, Arcidosso (Gr), Effigi, 2023 («Archivio per la memoria e la scrittura delle donne “Alessandra Contini Bonacossi”», collana Ellisse, 4), pp. 109-128. Cfr. infine, Ead., Da Leopardi a Gioberti: le relazioni letterarie di C.F.F., in “Rassegna della letteratura italiana”, IX, 2008, 1, pp. 126-143.

  • 13

    Così Gioberti in una lettera inviata a Caterina l’8 gennaio 1848 (cfr. Giuseppe Guidetti [a cura di], Epistolario di Caterina Franceschi Ferrucci edito ora la prima volta con lettere di scrittori illustri a lei, Reggio d’Emilia, Tipografia Editrice Ubaldo Guidetti, 1910, p. 374).

  • 14

    Le parole sono dell’arciconsolo Raffaele Lambruschini nella lettera inviata a Caterina il 27 settembre 1871 (ivi p. 190).

  • 15

    Ibid.

  • 16

    Riproposta integralmente in Benucci, Letterati alla Crusca nell’Ottocento, cit., pp. 221-230.

  • 17

    Le notizie dalla bella e informata scheda su Ersilia, a cura di Anna Di Falco, sul sito della Fondazione Roffredo Caetani di Sermoneta (cons. 25/6/2025).

  • 18

    Edita per la prima volta in Elisabetta Benucci, Letterati alla Crusca nell’Ottocento, cit., pp. 293-294.

  • 19

    Ulteriori notizie su Ersilia e ai suoi rapporti con la Crusca nel volume Italia linguistica: gli ultimi 150 anni. Nuovi soggetti, nuove voci, un nuovo immaginario, cit,, pp. 24-25.

  • 20

    Sull’argomento rinvio al mio studio, Franca Brambilla Ageno e l’Accademia della Crusca. Storia di una intensa e proficua collaborazione, “Women Language Literature in Italy / Donne Lingua Letteratura in Italia”, II, 2020, pp. 63-82 (con documenti inediti e con bibliografia aggiornata). Un’anticipazione di questo saggio in Franca Brambilla Ageno e l’Accademia della Crusca, in “Italiano Digitale”, 2019, XI, 4 (ottobre-dicembre), pp. 101-113. Di seguito si indicano gli scritti venuti alla luce dalla consultazione del fondo Ageno: Caterina Canneti, Ritagli di lingua: uno sguardo sulle carte linguistiche di Franca Brambilla Ageno all’Accademia della Crusca, ivi, pp. 114-121; Nicoletta Maraschio, Dall’Archivio della Crusca: appunti sul fondo Ageno, in Cosimo Burgassi, Paola Siano, Franco Zabagli (a cura di), «Qui si conviene usare un poco d’arte». Studi e testimonianze degli amici per Domenico De Martino, Dueville, Ronzani editore, 2025, pp. 191-205; Simone Pregnolato, Un inedito studio paremiologico di Franca Ageno fra le carte della Crusca, in Joshua Brown e Marinella Caruso (a cura di), «La bontà infinita ha sì gran braccia». Saggi in onore di John J. Kinder, Firenze, Franco Cesati editore, 2025, pp. 115-135.

  • 21

    Cfr. inoltre Caterina Canneti, Il Fondo Brambilla Ageno all’Accademia della Crusca, in “Studi di Erudizione e di Filologia Italiana”, VI, 2017, pp. 283-337.

  • 22

    Ci riferiamo alle note edizioni curate da Ageno: Iacopone da Todi, Laudi, Trattato e Detti, Firenze, Le Monnier, 1953; Luigi Pulci, Morgante, Milano-Napoli, R. Ricciardi, 1955; Le rime di Panuccio del Bagno, Firenze, presso l’Accademia della Crusca, 1977 (“Quaderni degli Studi di Filologia Italiana”); Franco Sacchetti, Il libro delle rime, Firenze-Perth, L.S. Olschki - University of Western Australia Press, 1990. Preziosa, infine, è la Bibliografia di Franca Brambilla Ageno curata da Carlo Delcorno, edita in Franca Brambilla Ageno, Studi danteschi, con una premessa di Carlo Delcorno, Padova, Antenore, 1990, pp. 263-285, che arriva fino al 1985.

  • 23

    Elencati in Elisabetta Benucci, Franca Brambilla Ageno e l’Accademia della Crusca. Storia di una intensa e proficua collaborazione, cit., pp. 71-72.

  • 24

    Francesco Sabatini, L’opera di Severina Parodi, in “La Crusca per voi”, 26, aprile 2003, p. 1. Il fascicolo fu pubblicato appena un mese dopo la scomparsa della studiosa. Dal 2000 Sabatini era presidente dell’Accademia e direttore del periodico.

  • 25

    Molte notizie su Severina Parodi sono tratte, oltre che dalle sue carte depositate presso l’Archivio di Crusca, dal puntuale e preciso ricordo di Bice Mortara Garavelli, Severina Parodi storica dell’Accademia della Crusca. Testo presentato alla giornata di studi Navigare tra le parole: dalle carte all’informatica e Inaugurazione dell’Archivio storico «Severina Parodi», Accademia della Crusca, 15 dicembre 2005. Il testo è consultabile sul sito dell’Accademia. Vd. anche Italia linguistica: gli ultimi 150 anni. Nuovi soggetti, nuove voci, un nuovo immaginario, cit,, pp. 28-29.

  • 26

    La ricerca è stata continuata e conclusa da Raffaella Setti, che già ne aveva curato la lemmatizzazione e l’immissione dei dati per La Fabbrica dell’italian, con la pubblicazione del volume Le parole del mestiere. Testi di artigiani fiorentini della seconda metà del Seicento tra le carte di Leopoldo de’ Medici, Firenze, Accademia della Crusca, 2010.

  • 27

    Annalisa Nesi, in Donne in Accademia, cit., ricorda che “fino a quel momento e a partire da Bastiano de’ Rossi, Accademico segretario che firmò la dedicatoria del Vocabolario del 1612, questa carica esecutiva di alto profilo era stata sempre ricoperta da uomini”.

  • 28

    Per il fondo Severina Parodi se ne veda la descrizione in Archivio Digitale.

  • 29

    Notizie, riferimenti, bibliografia su Gabriella Giacomelli sono tratti da: Luciano Agostiniani, Ricordo di Gabriella Giacomelli, in “Bollettino dell'Atlante Linguistico Italiano”, III serie, XXVI, 2002, pp. XIX-XXII; Annalisa Nesi, Ricordo di Gabriella Giacomelli, in “RID. Rivista Italiana di Dialettologia”, XXVI, 2002, pp. 7-17; Teresa Poggi Salani, Ricordo di Gabriella Giacomelli, in “Lingua nostra” LXV, 2004, nn. 1-2, pp. 1-2. Una bibliografia di Giacomelli è disponibile qui.

  • 30

    L’idea, a cui la redazione è rimasta fedele nel tempo, era quella di documentare tutta quell’area del repertorio in cui si verifica al giorno d’oggi una mancata, o parziale, sovrapposizione, fra “lessico fiorentino” e “lessico italiano”. Il lavoro di compilazione del VCF (spoglio critico di testimonianze d’epoca e contemporanee, attenzione all’uso vivo, articolate indagini sul campo) si sviluppa portando progressivamente alla ribalta la realtà linguistica in cui si muove il parlante. Il VCF si colloca, sul piano metodologico, nel quadro delle più aggiornate esperienze di lessicografia dialettale.

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