Consulenza linguistica | OPEN ACCESS SOTTOPOSTO A PEER REVIEW Una risposta di piccola moleAnna M. ThorntonPUBBLICATO IL 20 giugno 2025
Quesito: Due lettrici chiedono lumi sul plurale di “grande mole di dati”: una si chiede se sia possibile usare quest’espressione al plurale, mentre l’altra, dando per scontata tale possibilità, chiede però quale sia il plurale del nome mole. Una risposta di piccola moleMole, dal latino mōles, genitivo mōlis, sostantivo femminile, ha diverse accezioni, distinte a volte fin troppo minuziosamente dai dizionari. I sensi più comuni sono di tipo concreto: il senso più generale ‘massa di grosse dimensioni, quantità di materia di dimensioni e volume molto rilevanti’ (Nuovo De Mauro online) ha dato luogo per estensione ad almeno due sensi più specifici, ‘costruzione di notevoli dimensioni’ (GDLI; i dizionari citano comunemente la Mole Antonelliana di Torino e la Mole Adriana di Roma) e ‘corporatura robusta, massiccia di una persona’ (Nuovo De Mauro, che definisce quest’accezione “anche scherz[osa]”). In questi sensi concreti, si trova mole usato al plurale almeno a partire dal XV secolo, come mostrano gli esempi seguenti, scelti tra quelli citati dal GDLI: Non ancora le fonti dell’acque versavano, né le gravi mole de’ monti stavano (Lorenzo de’ Medici) Si trattarà [sic] di teatri, d’anfiteatri e d’altre antiche e superbe moli (Palladio) Delle porte a guarda / stan l’alte, vaste, muscolose moli / di Polipete e Leonteo (Cesarotti) Si ha poi un senso meno concreto, ‘quantità considerevole di sostanze, materiali, elementi raccolti insieme’ (sintesi di definizioni presenti sia nel GDLI sia nel Nuovo De Mauro online); alcuni dizionari precisano che mole nel senso di ‘grande quantità’ può essere usato anche “con riferimento a realtà astratte” (Nuovo De Mauro online; cfr. anche Devoto-Oli: “Grande quantità di cose, anche astratte”). È questo il senso su cui verte il quesito postoci: possiamo usare mole al plurale nel senso di ‘grande quantità’, in particolare nel contesto “grande mole di dati”? La risposta è “sì”. Una ricerca sul corpus di libri in lingua italiana digitalizzati da Google mostra che grande mole di dati e grandi moli di dati sono espressioni ben documentate, anche se di attestazione relativamente recente, non prima dell’ultimo ventennio dell’Ottocento al singolare e negli anni Sessanta del Novecento al plurale (si veda qui). Solo di qualche decennio anteriore è l’attestazione delle espressioni sinonime grande / grandi quantità di dati (si veda qui). Ma tra le due serie di espressioni sinonime si ha una differenza: mentre grande mole di dati al singolare è per ora più frequente del corrispondente plurale, nel caso di grande / grandi quantità di dati nel 2000 si è avuto il sorpasso dell’espressione plurale, oggi più frequente di quella singolare. Appare abbastanza chiaro che il bisogno di esprimere al plurale la nozione in questione è in crescita. Una lettrice ipotizza che grandi moli di dati “sia una traduzione di Big Data”. Che l’espressione italiana sia usabile in riferimento a questa nozione è indubbio, ma mi pare di poter escludere che ne dipenda direttamente, in quanto la prima testimonianza in italiano di “grandi moli di dati” è molto precedente a quella di Big data in inglese. La prima attestazione reperibile nel corpus di libri in lingua italiana digitalizzati da Google risale al 1966: Per risolvere il problema si riunirono due tipi di apparecchiature completamente diverse: le macchine a schede particolarmente adatte a trattare grandi moli di dati, ed i calcolatori elettronici dotati di grande capacità logico-aritmetica. (“L’elettrotecnica”, vol. 53, 1966, p. 899) Nei libri in inglese americano digitalizzati da Google big data compare solo a partire dagli anni Dieci del XXI secolo (cfr. qui), mentre l’espressione italiana grandi moli di dati è in uso – in un contesto semanticamente vicino, ma indipendente – da quasi mezzo secolo prima. Stabilito che l’espressione al plurale è in uso, passiamo al quesito di quale debba essere il plurale di mole. Non c’è dubbio che in italiano standard contemporaneo esso sia moli; un plurale mole è però attestato in fasi più antiche, come si vede anche nell’esempio di Lorenzo de’ Medici citato sopra, dove mole è trattato come un nome invariabile, con forma plurale uguale a quella singolare. L’esistenza di una tendenza a trattare come invariabili i nomi, soprattutto femminili, in ‑e, è ben nota: si sono avuti anche a Firenze plurali in ‑e per nomi femminili derivanti da nomi della terza declinazione latina. Un loro incremento si è verificato alla fine del Trecento e nel Quattrocento, quando i plurali in ‑e, abbastanza diffusi nei femminili (il tipo le parte), compaiono talvolta anche nei maschili (tre rigattiere; parente maschi e femmine). [...] Pertanto [...] si deve [...] ammettere che tra i nomi in ‑e almeno i femminili hanno avuto una qualche tendenza a configurarsi come invariabili. (D’Achille-Thornton 2003, p. 223) La bassa frequenza del nome mole, ancor più al plurale rispetto al singolare nel contesto oggetto dei quesiti cui qui diamo risposta, e la ripresa della tendenza all’invariabilità dei nomi in ‑e nei decenni più recenti avranno contribuito all’insorgere nella nostra lettrice del dubbio su quale sia la forma plurale di mole. Abbiamo però verificato che, allo stato attuale, l’espressione grandi moli di dati e dunque il plurale moli sono solidamente in uso nell’italiano standard. Nota bibliografica:
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