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SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

Costing o costificare? Questo è il dilemma!

Sergio Lubello

PUBBLICATO IL 19 luglio 2024

Quesito:

Alcuni lettori chiedono ragguagli sull’anglicismo costing e sulla correttezza dei corrispondenti italiani costificare e costificazione.

Costing o costificare? Questo è il dilemma!

L’inglese costing ‘contabilità industriale; determinazione dei costi di produzione; tecnica di rilevazione dei costi’ (cfr. OED Oxford English Dictionary, s.v. costing n., documentato dal 1863), derivato di (to) cost ‘costare’, compare come prestito integrale nell’italiano dal 1970, stando al GRADIT, che marca il forestierismo (ES) come termine specialistico dell’economia nel significato di ‘rilevamento e controllo dei costi di un’azienda’. Il termine è registrato anche nello Zingarelli 2024 con la stessa data di prima attestazione ed è presente nel Supplemento 2004 del GDLI, ma senza indicazione di fonti; con l’ausilio di Google libri il termine è retrodatabile almeno al decennio precedente: se ne trovano vari esempi, specie dei sintagmi costing standard e direct costing (spesso virgolettati), in un periodico specialistico pubblicato dal 1950 dall’editore milanese Hoepli, la “Produttività: rivista mensile a cura del Comitato interministeriale per la ricostruzione” (a partire dal volume 13, del 1962).

Costing rientra in un nutrito drappello di anglicisimi propri del linguaggio italiano dell’economia, nella fattispecie del cosiddetto aziendalese, in cui la componente di parole di origine anglo-americana è significativa (cfr. Sergio Lubello, Il linguaggio burocratico, Roma, Carocci, 2014, pp. 98-99). Degli anglicismi dell’economia molti sono ben noti e ormai di uso comune (da business a spread, da manager a welfare): per restare nella famiglia di to cost (da cui costing), si pensi alla diffusa locuzione cost-benefit ‘tecnica di valutazione della convenienza sociale oltre che economica di un programma di investimenti, specialmente nel settore pubblico’ (con ArchiDATA retrodatato al 1975 rispetto al 1995 indicato nel GRADIT); altri anglicismi, invece, sono tecnicismi di ristretto uso settoriale, quindi non circolanti al di fuori dell’ambito economico: in questo gruppo rientrano tanto costing, quanto i traducenti italiani, cioè le neoformazioni costificare e il derivato costificazione.

Nella fattispecie costificare è un derivato verbale da una base nominale (costo) con il suffisso produttivo per la formazione di verbi, -ific- + morfo flessivo di prima coniugazione (come dolcificare, intensificare, pianificare, tonificare, umidificare, cementificare ecc.). Si può segnalare, con Maria Grossmann (in Grossmann-Rainer 2004, p. 451), che il suffisso -ific- “è produttivo, nei registri colti e in particolare in quelli tecnico-scientifici, nella formazione di verbi soprattutto transitivi, ma anche di verbi solo intransitivi oppure transitivi e intransitivi, pronominali e non pronominali, a partire da basi in genere non derivate. I derivati in -ific- rappresentano circa l’8% dei verbi denominali suffissati; anche le neoformazioni con questo suffisso sono poco numerose, costituiscono solo l’8% circa dei verbi denominali suffissati attestati dopo gli anni ’50”.

Facendo una ricerca su Google e su Google libri (in data 18/2/2024), costificare e il suo derivato risultano parole molto rare e documentabili sporadicamente dai primi anni 2000: non si superano le 2500 occorrenze complessive, tutte nel perimetro settoriale dell’aziendalese; ne riporto due esempi:

La costificazione non è semplicemente il calcolo dei costi diretti e indiretti necessari alla produzione manifatturiera, bensì uno strumento strategico per impostare la giusta strategia di business di un’azienda. Grazie alla raccolta e all’elaborazione dei dati in real time, un MES di ultima generazione aumenta l’affidabilità e la precisione della costificazione, con risvolti positivi enormi. (Costificazione, cos’è, a cosa serve e come il MES può aiutare a gestirla, internet4things.it, 28/4/2021);

Vuoi monitorare e costificare le attività della tua azienda? Questo è lo strumento che fa per te! (easycost.theoremareti.com).

Anche perlustrando vari archivi digitali (di italiano televisivo e radiofonico, della stampa periodica ecc.) non si recupera molto: per tutti basti la ricerca nell’archivio storico della “Repubblica” online, che fornisce 15 risultati per costing (dal 1989), ma nessuno per costificare e costificazione (ricerca del 19/2/2024).

Qualche lettore preferirebbe usare le parole italiane costificare e costificazione al posto dell’anglicismo, ma con qualche timore e perplessità in quanto non le trova registrate nei principali dizionari italiani dell’uso. Va chiarito che non tutti i neologismi compaiono nei repertori lessicografici, specialmente se sono di uso ristretto, tecnico-specialistico e di bassa frequenza; inoltre non è detto che una neoformazione arrivi a trovare cittadinanza in un dizionario dell’uso: ciò dipenderà dalla sua diffusione e frequenza, oltre che dal suo acclimatamento e radicamento nel lessico dell’italiano.

Al momento l’anglicismo costing è certamente più presente e diffuso anche tra le fonti di economia (e di teoria) aziendale: se un giorno sarà soppiantato da costificare/costificazione non è ora possibile prevederlo; e quindi, per dirla con Manzoni: all’uso l’ardua sentenza!


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