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SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

Non subito, ma quanto prima!

Cristiana De Santis

PUBBLICATO IL 15 luglio 2024

Quesito:

Alcuni lettori ci scrivono per avere chiarimenti sul valore dell’espressione quanto prima, sul suo valore e sul rapporto con altre espresssioni avverbiali quali immediatamente, tempestivamente e similari. Altri chiedono se è possibile usare in alternativa le espressioni alquanto prima o quando prima.

Non subito, ma quanto prima!

Bello leggere, in un quesito inviatoci, la premessa “sono un ammiratore della chiarezza del prof. Sabatini”. Premesso che sarà difficile eguagliarla, proviamo a rispondere per chiarire il significato dell’espressione quanto prima, che vuol dire ‘al più presto, prima possibile’.

La locuzione, che ha valore avverbiale, è formata dall’avverbio di tempo prima, che presuppone anteriorità rispetto a momento atteso, e dall’avverbio di quantità quanto, che qui funziona come intensificatore: indica cioè la misura più alta del termine che segue, come accade per le forme superlative (es. quanto più possibile). Quanto prima, in effetti, equivale a “quanto più presto”. In una ideale scala di “imminenza”, quanto prima si colloca dunque tra subito e presto.

Di solito promettiamo o pretendiamo che qualcosa sia fatto “quanto prima” quando, in assenza di un termine prefissato e nell’impossibilità di procedere immediatamente al soddisfacimento della richiesta, ne riconosciamo o ne rivendichiamo comunque l’urgenza. Per rispondere al signor Ivo R., potremmo schematizzare in questo modo la scala temporale in cui si colloca la locuzione:

LONTANO Ü prossimamente Û presto Û quanto prima Û subito/immediatamente Þ VICINO

L’espressione quanto prima può trovarsi anche in correlazione con tanto prima: quanto prima concludi gli studi, tanto prima potrai trovare lavoro (DISC).

Quanto, alquanto, quando?

La prossimità di significato tra quanto prima e al più presto potrebbe essere all’origine dell’espressione di cui ci chiede conto il signor Antonio L.: alquanto prima. Si tratta di una formula ammissibile se usata con il significato di ‘abbastanza prima’, come nel latino aliquanto antea, ma che evidentemente risulta inesatta quando è usata al posto di quanto prima, come nell’esempio che segue, tratto dalla rete: “La invitiamo a contattarci utilizzando il modulo a fondo pagina: risponderemo alquanto prima”.

C’è poi chi si chiede e ci chiede se sia giusto dire “fatemi sapere quanto prima”, o non si debba invece dire “fatemi sapere quando prima”, visto che stiamo parlando di tempo. Posto che quanto è un quantificatore che si adatta anche alla misura del tempo, l’ipotesi fatta dal signor Carlo L. dalla provincia di Varese trae le sue premesse da un atteggiamento logicizzante che mal si applica ai fatti di lingua. Tra gli scriventi dubbiosi a tal riguardo troviamo anche Nada P. dalla provincia di Potenza, e Loredana R. dalla provincia di Chieti: in questi casi, il dubbio potrebbe derivare dal fatto che negli italiani regionali meridionali è frequente la sonorizzazione del nesso nt, per cui quanto diventa facilmente quando nella pronuncia.

Possiamo tuttavia tranquillizzare chi ci scrive, richiamando le antiche origine della locuzione, attestata da secoli in italiano. Tra i copiosi esempi offerti dal GDLI, ve ne porgiamo uno (s. v. arciconsolo) tratto dagli scritti del naturalista secentesco Francesco Redi, tra i principali collaboratori della terza edizione del Vocabolario degli Accademici della Crusca (1691), di cui fu Accademico e Arciconsolo.

L’Arciconsolo dell’Accademia della Crusca, sedente sopra la solita indorata gerla, e tenente in mano l’orrevole suo spianatoio, comanda a te Innominato Dottore Averani che quanto prima tu abbi trovato il latino alle voci e modi di dire, che qui appresso ti si mandano.

Un brano che, oltre a ricordare la simbologia del pane tipica dei rituali dell’Accademia e l’attività di spoglio lessicografico cui erano tenuti i suoi membri, richiama anche la probabile origine del nome del personaggio manzoniano (l’Innominato), ispirato al modo in cui venivano provvisoriamente indicati gli accademici che non avessero ancora ricevuto un nome “d’arte”.

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