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SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

Suisufficiente

Valeria Della Valle

PUBBLICATO IL 12 febbraio 2024

Quesito:

Un lettore chiede se Il termine suisufficiente, presente in uno scritto del giurista Sergio Panunzio ma assente nei vocabolari da lui consultati, esista davvero nella lingua italiana.

Suisufficiente

L’aggettivo suisufficiente è un composto formato dall’unione del latino sui ‘a sé’, (o ‘di sé’) e di sufficiente, e significa ‘sufficiente a sé stesso’, ‘capace di bastare a sé stesso’ (corrisponde quindi, più o meno, ad autosufficiente, che ha invece il prefissoide greco auto- come primo elemento). Non abbiamo trovato traccia della parola né nei vocabolari della lingua italiana né negli archivi elettronici dei quotidiani italiani né interrogando i motori di ricerca.

Potrebbe trattarsi di un tecnicismo giuridico, considerato che Sergio Panunzio (1886-1944), riconosciuto da alcuni studiosi come il maggior teorico del fascismo, fu autore di numerosi saggi di diritto. Il lessico giuridico, caratterizzato da una leggera patina arcaica, ricorre spesso a parole latine o a composizioni latino-italiane, ma l’ipotesi che si tratti di un tecnicismo giuridico non trova riscontro nella consultazione delle banche dati di testi del diritto. Bisognerà ipotizzare, allora, una creazione personale di Panunzio, che avrebbe coniato un aggettivo regolarmente formato, unendo un prefisso latino a un aggettivo italiano. La spinta a questa scelta potrebbe essergli venuta dal linguaggio filosofico (Panunzio era laureato anche in filosofia), nel quale i composti con l’elemento latino sui in prima posizione non erano insoliti. Ne faceva largo uso, per esempio, il filosofo Antonio Labriola (col quale Panunzio, più giovane, aveva collaborato e condiviso le idee del sindacalismo rivoluzionario). Il filosofo coniò, infatti, numerosi termini composti con sui: suicoazione ‘coercizione esercitata sulla propria coscienza e volontà’, suideterminazione ‘piena determinazione rivolta alla propria persona e alla propria volontà’, suidistinzione ‘chiarezza nel giudicare sé stessi’, suillusione ‘percezione alterata e deformata di sé stessi’, suiproprietà ‘dominio di sé’ (sono tutti registrati nel GDLI). A confermare la scelta di Panunzio di un composto dotto in uso nel linguaggio filosofico, c’è la testimonianza di un passo di Benedetto Croce, che nel 1945, nel secondo volume dei Discorsi di varia filosofia, si servì della parola suisufficienza col significato di ‘capacità di bastare a sé stessi’, in un articolo già edito due anni prima sulla rivista “La Critica”, in cui figura questo passo: “Si dica il medesimo del filosofare o del fare pratico che si sforzino all’assoluta suisufficienza o autarcheia” (anch’esso riportato nel GDLI). Oltre all’aggettivo suisufficiente, probabile creazione personale di Panunzio, nella prima metà del Novecento circolava, negli scritti di Croce, anche il sostantivo suisufficienza. Questo secondo, grazie all’importanza del filosofo abruzzese, è stato accolto almeno in un dizionario, il primo, invece no. Ma si deve considerare anch’esso una parola italiana.

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