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SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

Se c’è il perito, ci deve essere anche la perita (e sono entrambi vivi e vegeti…)!

Paolo D'Achille e Anna M. Thornton

PUBBLICATO IL 06 novembre 2023

Quesito:

Una lettrice ci chiede se è corretto che il “titolo abilitativo” di perito industriale sia declinato al femminile come perita industriale. Un altro lettore vorrebbe conoscere l’etimologia della parola.

Se c’è il perito, ci deve essere anche la perita (e sono entrambi vivi e vegeti…)!

Come tutti i nomi maschili di professione, carica, titolo, che terminano in -o, anche perito può avere il suo regolare femminile in -a. La risposta al quesito, quindi, si allinea a quelle che sono apparse nel tempo su questo sito, in particolare a quelle relative al femminile di nomi come maestro del coro, critico letterario, parroco, chimico, medico ecc.

Non c’è dubbio, però, che il maschile perito, per indicare sia chi ha conseguito tale titolo alla fine di un percorso scolastico, sia l’esperto incaricato di una perizia tecnica (prima o poi capita a tutti di incontrarne qualcuno inviato da una società di assicurazioni, in seguito a un “sinistro”, si tratti di un incidente automobilistico o di un danno condominiale), viene usato anche con riferimento a donne, e spesso dalle stesse donne.

Ecco così che, mentre il GRADIT riserva a perita lo stesso trattamento degli altri femminili di nomi di professione, cioè con entrata autonoma rispetto ai maschili, ai quali si rinvia per la definizione, il Devoto-Oli 2023, s.v. perito, pur indicando che il femminile è in -a, aggiunge che è “spesso usato al masch. anche con riferimento a donna”.

In effetti, se cerchiamo in rete,  le attestazioni di “perita chimica”, “perita industriale” o anche del  solo “perita” in contesti in cui compaiono anche parole come “assicurazione” o “sinistro” sono molto scarse, ma non inesistenti, come mostra il seguente  esempio al plurale (reperito grazie alla consultazione del corpus ItTenTen20 su sketchengine.eu):

[…] da Presidente sento di ringraziare tutte le Colleghe, iscritte perite industriali e colleghe di tutte le professioni tecniche, che nonostante la presenza ancora massiccia di stereotipi di genere in merito ad una professione che molti pensano ancora “roba da uomini”, non hanno paura [...]

Un esempio recente si trova anche in Google libri:

L’unica scuola superiore al suo paese era un istituto per periti chimici, inutile adesso che la chimica non c’è più e comunque non è perita chimica che voleva diventare. Adesso è a Roma per realizzare il suo sogno. (Alessandro Portelli, Prefazione, in Andrea Francesco Zedda, E poi arrivò l’industria. Memorie e narrazione di un adattamento industriale, Roma, Donzelli, 2021, p. VII)

Di certo la scarsità di attestazioni al femminile dipende soprattutto dal fatto che, sia nel percorso scolastico, sia nella professione, la componente maschile predomina largamente, e anche la designazione al maschile da parte di alcune (e forse molte) delle stesse perite avrà un suo peso, sia pur non decisivo.

Ma noi consigliamo senz’altro di usare il femminile. Tra l’altro, in questo caso, non c’è neppure il problema (o meglio lo pseudoproblema) dell’omonima con i nomi astratti che indicano la scienza, la materia, l’ambito di attività, che si pone solo per il femminile in casi come chimica e critica. Un’omonimia, che però vale anche per il maschile, si presenta invece in rapporto a perito/perita come participio passato del verbo perire ‘morire’, usato (se pur di rado) anche come aggettivo nel senso di ‘morto, deceduto, spec. di morte violenta’ (Zingarelli 2022).

Possiamo così rispondere alla domanda circa l’etimologia. Perito come participio passato di perire non ha un corrispondente diretto nel latino, in quanto il verbo perĕo - peris - perii/ivi - perīre ‘andar perduto, andar in rovina, morire’, formato da īre ‘andare’ col prefisso per-, intransitivo, dispone del participio futuro periturus ‘destinato a morire’, ma non del participio perfetto, che in latino ha valore solo passivo (tranne che in alcuni verbi deponenti intransitivi): si tratta dunque di una forma sviluppatasi in italiano, dal verbo perire, derivato per via diretta dal perīre latino, come il francese périr, l’occitano perir, il catalano pereixer, lo spagnolo e portoghese perecer, e il romeno peri (cfr. l’Etimologico). Invece il nostro perito è un latinismo, anticamente documentato soprattutto come aggettivo, derivato da perītus, participio perfetto di un non altrimenti attestato verbo *perīri ‘sperimentare’, che è alla base di experīri ‘fare esperienza, provare, ricercare’ (cfr. ancora l’Etimologico). Molto famosa è l’attestazione in Quintiliano (Institutio oratoria, XII, 1): “Sit ergo nobis orator, quem constituimus, is, qui a M. Catone finitur, vir bonus dicendi peritus” (trad. “L’oratore che mi sono proposto di formare deve essere quindi quello che Marco Porcio Catone ha definito come un uomo onesto esperto nell’arte del parlare”). L’aggettivo perito ha anche prodotto in italiano il verbo peritarsi nel senso di ‘mostrarsi capace, esperto (di qualcosa)’ per cui si rimanda alla risposta di Cristiana De Santis di prossima pubblicazione.

Dunque, perito è legato, sul piano etimologico, ad altre parole di origine dotta come perizia ed esperire, e anche a esperienza, esperimento, sperimentare, esperto/esperta, ecc. Ed è bene rilevare, per concludere, che il femminile perita esisteva già in latino.

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