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SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

Maranza, un vecchio giovanilismo

Luisa di Valvasone

PUBBLICATO IL 30 settembre 2023

In passato c’erano i paninari, gli hipster, i truzzi, gli emo; oggi, invece, è il tempo dei maranza. Nell’ultimo anno, infatti, questa parola − sostantivo maschile e femminile invariabile, talvolta usato con valore aggettivale − è arrivata alle orecchie di molti parlanti italiani attraverso i social network, in particolare Twitch e TikTok, e, in seconda battuta, la stampa. In sostanza, siamo davanti a esponenti di un nuovo tipo di subcultura giovanile, evoluzione di un certo gusto che in altre epoche o latitudini avremmo detto “tamarro, coatto”. Chi è un maranza? Su TikTok − dove l’hashtag #maranza ha superato il miliardo di occorrenze − spopolano video che rispondono a questa domanda: generalmente i maranza sono ragazzi (meno frequentemente ragazze) giovani e giovanissimi (i più piccoli sono a volte appellati come maranzini o baby maranza, mentre i più “disinvolti” capi maranza); in genere ostentano un atteggiamento “da strada”, strafottente, talvolta aggressivo e intimidatorio. Tuttavia, i veri elementi di riconoscibilità (e dunque di appartenenza) sono dati dai gusti musicali (trap e simili; la canzone Alicante di Gambino sembra essere diventata una sorta di musica-manifesto: “Bellissima canzone l’ho fatta ascoltare a mio nonno è diventato un maranza” si legge in un commento al video pubblicato su YouTube) e dallo stile, per delineare il quale riprendiamo una breve descrizione − dai toni ironici − da una delle quattro definizioni presenti su Slengo.it (“dizionario online dedicato ai neologismi e al gergo in lingua italiana, curato dal popolo di Internet”): “Lo riconosci dai ricciolini, dalla tuta Nike o Lacoste, dalle TN [scarpe da ginnastica Nike] e dal borsello Louis Vuitton rigorosamente tarocco”. Nei video pubblicati sui social network alcuni ballano la “sturdy”, un genere di danza importato dal mondo del rap statunitense. Anche il linguaggio ha un suo ruolo identitario: “Le loro conversazioni sono caratterizzate da toni molto (se non di più) volgari ed iniziano spesso con espressioni equivalenti al “fra” o “bro” (abbreviazioni dei rispettivi termini “fratello” e anglosassone “brother”) con tanto di termini stranieri, difatti ne è esempio “sacoche” (termine francese ai [sic] borsellini)” (Slengo.it). Scorrendo i video su TikTok possiamo aggiungere che, oltre all’apporto dell’inglese e del francese, fanno parte del lessico dei maranza termini arabi, come ad esempio wallah (letteralmente ‘giuro su Dio’, anche titolo di una canzone di Ghali). La presenza di arabismi è dovuta al fatto che, stando alle ricerche sui social network e sulla rete, una buona parte di coloro che si (auto)definiscono maranza è composta da giovani italiani di seconda generazione di origine nordafricana e da ragazzi nordafricani immigrati in Italia (e ciò spiega anche la presenza del francese nel lessico), fattore che, come descrive un articolo di “Wired” del 2022 [Daniele Polidoro, Chi sono i “maranza” virali su TikTok (e cosa c’entra la politica), 30/8/2022], ha comportato la proliferazione di pregiudizi e di contenuti mediatici di carattere razzista. Il riferimento a persone di origine nordafricana potrebbe rispecchiare la semantica originale del termine, niente affatto priva di connotazioni razziste.

L’opinione pubblica si è divisa, nell’ultimo anno, tra chi ritiene i maranza un fenomeno sociale pericoloso e criminale (su TikTok si distingue tra “maranza buoni” e “maranza cattivi”), e chi invece ne evidenzia le contraddizioni e ne mette in risalto gli aspetti più ridicoli e caricaturali. Ad alimentare la visione negativa dei maranza hanno contribuito alcuni fatti saliti alla ribalta delle cronache locali e nazionali nell’estate del 2022, quando – prima a Peschiera del Garda, poi a Riccione – sono stati organizzati, grazie al passaparola su TikTok, raduni di giovani, principalmente originari da paesi dell’Africa settentrionale, che hanno portato scompiglio e segnalazioni di disturbi della quiete e di atti vandalici:

Durante tutti i mesi estivi i maranza sono diventati sempre più noti e le loro azioni hanno coinvolto diverse aree del Paese. Famoso il caso di Riccione: la città della costa adriatica è stata invasa da questi gruppi di ragazzi che per settimane hanno portato scompiglio importunando cittadini, turisti e prendendo di mira specialmente giovani minorenni. Sono stati tanti anche i personaggi dello spettacolo che, di passaggio da Riccione, hanno criticato il livello di sicurezza [della] località romagnola. Il fenomeno tuttavia non si è fermato. Nonostante gli appelli di cittadini e turisti spaventati, l’opinione dei social si divide in merito ai maranza: da una parte il giudizio negativo di chi vede le azioni di questi gruppi come atti vandalici, dall’altra la presa in giro di chi ironizza sul loro aspetto e loro modi di fare. (Chi sono i maranza, un fenomeno nato su Tik Tok che si diffonde in tutta Italia, SkyTG24, 26/10/2022)

Sull’associazione, da parte soprattutto della stampa, della parola maranza alla microcriminalità giovanile (frequente l’accostamento tra i termini maranza e baby gang) si è espresso così Marco Biffi, in un articolo dedicato al sostantivo e pubblicato sul “Corriere Fiorentino”:

Vedo un rischio in questo modo di usare le parole; e chi le usa per professione dovrebbe saperlo. Il fatto che in gruppi di violenti ci siano anche alcuni maranza non significa, ovviamente, che maranza significhi violento. Così si rischia di marchiare inutilmente, con facili e superficiali sovrapposizioni, migliaia di ragazzi che non farebbero e non fanno del male a nessuno, e che semplicemente aderiscono giovanilmente, come avviene in ogni generazione, alla moda di un momento. (Marco Biffi, Giovani, lingua e mode: se maranza non sempre fa rima con violenza, “Corriere Fiorentino”, 21/1/2023)

In ogni caso, ai fatti di cronaca citati sopra si può attribuire la causa principale della diffusione del termine maranza, che, grazie al risalto dato dai quotidiani e dalla stampa nazionale, si è presto diffuso oltre i confini dei social network e dei linguaggi giovanili. A confermare il dato è anche il grafico restituito da Google Trends che mostra un picco di ricerche ad agosto 2022:

 

Attualmente la diffusione del termine sembra piuttosto consistente. Da una ricerca su Google Italia del 10/7/2023 si ottengono 683.000 risultati, ai quali tuttavia vanno sottratti i molti riferiti sia alla presenza di Maranza come cognome, sia a quella della frazione omonima del comune di Rio di Pusteria (Bolzano). La ricerca di alcune stringhe può fornirci dati più attendibili: “i maranza” 18.400 risultati; “il maranza” 15.300; “le maranza” 795; “la maranza” 1.700; “maranza + giovani” 55.800; “maranza + ragazzi” 117.000; “maranza + trap” 36.200; “maranza + musica” 457.000; “maranza + moda” 45.100; “maranza + baby gang” 170.000. I dati mostrati attestano l’uso del termine riferito prevalentemente al maschile. Inoltre, le ricerche su Google confermano che maranza è un sostantivo in -a di tipo invariabile, che rientra nella classe produttiva di nomi come panda, boia, lama (solo 75 sono i risultati per “i maranzi”. Il femminile plurale “le maranze”, che pure dovrebbe essere la forma normale (data la rarità in italiano di nomi in -a femminili invariabili), conta poco più di un centinaio di occorrenze tra le pagine del motore di ricerca (il 4/10/2023), perlopiù usi occasionali e isolati (ad esempio, nomi propri di profili su TikTok). Normale, invece, è l’invariabilità di maranza come apposizione del plurale di ragazzo o ragazza: per la stringa “ragazze maranze” si ottiene un solo risultato (“tre ragazze maranze”, titolo di una bacheca su Pinterest), a fronte di 1.090 risultati per “ragazze maranza”; di “ragazzi maranzi” abbiamo 0 risultati, mentre di “ragazzi maranza” 538.

È certo che la parola maranza stia vivendo un momento di ampia diffusione e vitalità, ma si tratta davvero di un neologismo? Nell’archivio del quotidiano “la Repubblica” si trovano 18 risultati pertinenti (su un totale di 75), 22 (su 88) in quello del “Corriere della Sera”. In entrambe le ricerche (svolte il 10/7/2023) la prima attestazione di maranza risale al 1989, in associazione a un allora giovanissimo rapper Jovanotti:

Per definire coloro che arrivano in ritardo sulle mode e le seguono per conformismo e mancanza di personalità, i neologismi si sprecano: «coatto», «pacco», «tarro», «tamarro», o, se nel soggetto brilla almeno un briciolo di simpatia, «maranza». (Mario Luzzatto Fegiz, Discoteca che vai, «truzzi», acid e Jovanotti che trovi, “Corriere della Sera”, 16/2/1989, p. 3)

La piccola setta di giovani che adora Jovanotti, (tanti in realtà lo detestano) trova in lui la fine della paura: non c’è bisogno di leggere, di pensare al futuro, di darsi da fare, non c’è bisogno di saper cantare, ballare, per uscire dall’infanzia. Casino, sballo, figo, maranza, cuccare... Basta saltare sconnessamente, limitare il proprio linguaggio a casino, sballo, figo, maranza, cuccare, per dimenticare le troppe cose che non si sanno, perché la vita sia una festa, perché ci sia movimento. (Natalia Aspesi, Piacere Lorenzo di professione Jovanotti, “la Repubblica”, 22/2/1989, p. 27)

Maranza si trova infatti nei testi di due canzoni di Jovanotti del 1988, Bella storia (nell’album Jovanotti Special, Universal Music Italy) e Il capo della banda (nell’album La mia moto, Ibiza Records); di quest’ultima riportiamo la strofa che ci interessa:

Mi chiamo Jovanotti e sono in questo ambiente
di matti di maranza e di malati di mente
fissati con le moto e coi vestiti americani
facciamo tutto ora o al massimo domani.

Dalla fine degli anni Ottanta le attestazioni proseguono, anche se sporadiche, fino ai giorni nostri. Nell’archivio della “Repubblica”, ad esempio, sono così disposte negli anni: dopo la prima nel 1989, ne troviamo 2 nel 2002 (in entrambe il termine compare nel composto “tecno maranza”, con funzione aggettivale, in riferimento alla musica), 2 nel 2004, 1 nel 2005, 2 nel 2009, 1 nel 2012 (ancora “tecno maranza”), 1 nel 2020 (come titolo di una canzone di Edda & Marok remixata da Flavio Ferri), per poi salire a 5 nel 2022 e 4 nel 2023 (fino a luglio).

La parola maranza non è passata inosservata nemmeno a chi, a partire dagli anni Novanta, si è interessato di lessico giovanile. Nel 1992 le indagini linguistiche su un campione di studenti di Milano e di Trento, pubblicate nel volume Il linguaggio giovanile degli anni Novanta, fanno emergere, prevalentemente a Milano, una bassa diffusione del termine maranza tra i giovani e ne evidenziano la forte connotazione gergale di provenienza “paninara”. Anche Lorenzo Coveri registra il termine nel 1993, nell’articolo Novità del/sul linguaggio giovanile, mentre nel 2011 Giacomo Bendotti inserisce maranza nel glossario di giovanilismi a chiusura del suo libro Scialla! con questa definizione:

MARANZA tipo vistoso e volgare nei modi, prevalentemente di sesso maschile. Equivale a: coatto, truzzo, tamarro. In uso a Milano e Torino. Varianti: capo maranza, per indicare in un gruppo di maranza quello che si distingue in peggio, e maranzino, ragazzino di dodici-quindici anni che si atteggia a bulletto e sbruffone. A Pavia invece maranza è la marijuana. (Giacomo Bendotti, Scialla! (Stai sereno), Milano, Mondadori, 2011)

Negli anni Novanta e Duemila, maranza è stato registrato anche dalla lessicografia di settore, in due dizionari di lessico giovanile: Peso vero sclero (1997), che rimanda alla voce truzzo, e Scrostati gaggio! (2004), che registra anche il valore aggettivale e il secondo significato di ‘marijuana’ nel pavese, e fornisce la seguente definizione: «Maranza (var. marànz), sm. e f. invar. Giovane che veste in maniera vistosa e che ha modi volgari, truzzo, tamarro». Con lo stesso significato lo ritroviamo su Slangopedia e LinguaGiovani, l’elenco in rete di vocaboli giovanili dell’Università di Padova (con segnalazione del 2000 da Busto Arsizio).

Riportiamo qui alcuni esempi, tratti dai quotidiani e dalla rete, dell’uso di maranza negli ultimi decenni:

PERPAX: devo fare un cd ad una ragazza molto discotecara... siccome non è il mio genere potreste elencarmi 12/13 brani di musica “trance/hardcore/techno” ve ne sarei molto grato...
lnessuno: […] ma ti serve musica maranza o techno normale? (da una discussione su un forum online, 1/9/2003) 

È la Torino “maranza”, quella che mal sopporta limitazioni, blocchi del traffico e che non è disposta a rinunciare alla propria auto. (Fabio Marzano, Telecamere, il lamento dei furbi, “la Repubblica”, sez. Torino, 15/02/2004, p. 2)

A Firenze le tipe se la menano a dumila
i pantaloni a zampa la firma su i’ golfino
per una sei un maranza per l’altra sei un pottino (una strofa della canzone A Firenze le tipe del rapper fiorentino Acrimonio, 2009)

«La prima frase che ho scritto sulla lavagna dello studio di registrazione è stata: “musica per le feste”. In Italia ce n’è poca e quella poca va cercata indietro nel tempo. Ascoltando i Black Eyed Peas ho pensato alle canzoni da luna park, da sentire alla giostra calcinculo, roba da maranza che ti entra dentro e diventa la musica di oggi». (Andrea Laffranchi, Jovanotti, un disco per ballare dedicato alla mamma scomparsa, “Corriere della Sera”, 25/1/2011, p. 55)

O ancora Manuela Doriani, veterana con i suoi 43 anni, esperienze a radio Deejay e M2o, «che per me è la più importante in assoluto con la sua capacità di riempire anche locali enormi grazie a un’ottima scelta di dance maranza, cioè tamarra». (Luigi Bolognini, L’altra metà della consolle. Brave, belle e pure trendy, “la Repubblica”, sez. Milano, 21/01/2012, p. 13)

Ma di mio padre che va in giro in macchina col finestrino abbassato e gli Eiffel 65 a palla come se fosse il re dei maranza ne vogliamo parlare? Mi sotterro. (Twitter, 19/9/2018)

Alle 18, tra la terrazza e l’ingresso del centro commerciale Gran Reno ci saranno almeno trecento ragazzini, tra i tredici e i diciotto anni. Sono quasi tutti vestiti di nero: scarpe da tennis, pantaloni della tuta, cintura griffata di Louis Vuitton. È la divisa dei “maranza”, come si auto-definiscono nei video su Tiktok: hasthag GranReno. «Significa che ci vestiamo bene ma siamo poveri. I maranza sono quei ragazzi che sembrano eleganti, ma la sera dormono di m...da» , spiega uno di loro, Reloy che viene da Vignola. (Caterina Giusberti, Operatori sociali per aiutare i ragazzi che si sfidano coi video su TikTok, Repubblica.it, sez. Bologna, 9/10/2022)

Dalle attestazioni appena mostrate in ordine cronologico possiamo dire che il significato di maranza nei suoi primi esempi è abbastanza simile all’odierno, seppur con alcune differenze (naturali, se consideriamo il trascorrere del tempo e il legame tra il fenomeno e la società stessa, che nel frattempo è cambiata): se prima il referente di maranza era il tamarro, il coatto, legato al mondo della dance e dei locali notturni, oggi il “tipo-maranza” è, come abbiamo visto, qualcosa di leggermente diverso. È a partire dal 2019 che il sostantivo sembra aver iniziato a cambiare denotazione, ancora attraverso i social network (Twitch, in questo caso), come spiega Vincenzo Marino nella sua newsletter “Zio” dedicata al mondo dei giovani:

È infatti su Twitch, tra il 2019 e il 2021, che il termine comincerà a esser utilizzato diversamente e a connotare altro: forse sulla scorta di un creator in particolare, o forse in modo del tutto casuale, “maranza” verrà adottato da alcuni degli streamer più influenti della scena italiana (Homyatol, Il Gabbrone, Fabio Zeta) per contraddistinguere quei ragazzi da cui generalmente vengono importunati durante le dirette per strada (le IRL). […] La propagazione di queste clip avrebbe poi contribuito a far circolare il termine fuori da Twitch, saldando un immaginario tutto nuovo per chi — come i più giovani — ignorava completamente l’originale significato anni Ottanta di “maranza”, e costruendo da zero una figura nei fatti diversa da quella che le generazioni precedenti avevano disegnato con questo nome. Di dance e tamarria, a quel punto, non c’è quasi più traccia. (Vincenzo Marino, Diciamo che “maranza” è la parola del 2022, “Zio”, 23/12/2022)

Da notare che maranza non è invece registrato nel più moderno dizionario di giovanilismi Bella ci! (2019), segno, forse, che nella lingua dei giovani (o almeno dei giovani romani) il termine era in disuso prima del rilancio degli ultimi anni. Lo ritroviamo rapidamente citato, con riferimento alla sua presenza su Slangopedia, nel contributo di Giuseppe Sergio all’interno del volume L’italiano e i giovani a cura di Annalisa Nesi (2022). Attualmente i soli repertori lessicografici che registrano maranza sono i due portali in rete Slengo.it – in cui, delle quattro definizioni accennate in apertura, due sono localizzate in Lombardia e una in Liguria − e Urban Dictionary, che riporta due definizioni, una del 2008 e una del 2022, entrambe con riferimenti a Milano ma imprecise nelle descrizioni. Non se ne ha traccia nei maggiori dizionari d’italiano (le versioni online del Devoto-Oli e dello Zingarelli sono state consultate il 25/7/2023).

Come si è letto nelle attestazioni finora riportate, l’origine del sostantivo sembra essere settentrionale. La maggior parte delle attestazioni giornalistiche più lontane nel tempo è di fatto legata alle città di Milano e Torino. Il volume di Ettore Rossoni L’origine dei cognomi Italiani, indica Maranza come cognome raro “tipicamente lombardo del basso bresciano”. Non abbiamo trovato traccia della parola maranza nei dizionari dialettali settentrionali, mentre alcune ipotesi circa l’etimologia sono state fornite da Emanuele Banfi (1992) – il quale però segnala l’espressione andare in maranza ‘bigiare la scuola’ a Trento, legandola a un toponimo locale –  e Lorenzo Coveri (1993), che suggeriscono un’origine dai dialetti meridionali, dove maranza significa ‘melanzana’ con allusione al colore (ma, ad esempio, in Sicilia vale ‘arancia’), con una possibile sovrapposizione di forme come marakesch o marocco nel significato dispregiativo – di uso giovanile, almeno degli anni Ottanta e Novanta, e registrati già nel dizionario Pesta duro e vai trànquilo del 1980 (nelle forme marakès e màrocs) – di ‘italiano del Sud, meridionale’. Nell’uso attuale sembra non esservi più un rapporto con il meridione, ma piuttosto con l’Africa settentrionale. Il riferimento a persone di origine nordafricana, in particolare marocchina, almeno nell’uso milanese, si ritrova anche nelle cronache di un episodio razzista del 2009 in un quartiere di Milano:

Un rogo di motorini, otto scooter ridotti a carcasse carbonizzate per ribadire che al Corvetto i padroni sono loro. Gli italiani. Come avevano già scritto in piazzale Gabrio Rosa: “Corvetto comanda” e non i nuovi arrivati, i magrebini, i “maranza” spacciatori, contro i quali hanno aperto anche un gruppo a tinte neonaziste su Facebook. […] Impegnati, come scrivono sul gruppo Facebook “Per quelli che dicono no ai maranza”, contro l’invasione degli stranieri. (Sandro De Riccardis, Corvetto, gang a caccia di marocchini, “la Repubblica”, sez. Milano, 19/4/2009, p. 7)

Marocchini o «maranza», come li chiamano i giovani del Corvetto. C’è un gruppo su Facebook. […] Eccovi alcuni messaggi pescati a caso: «Noi italiani dobbiamo essere più uniti e farci rispettare»; «Facciamo qualcosa ci comanderanno tutti»; «Al maranza calci e pugni nella schiena tanto a noi non ci fai pena». (Andrea Galli, Razzisti al Corvetto. «Reclutavano su Facebook», “Corriere della Sera”, Cronaca di Milano, 19/4/2009, p. 3)

Anche oggi possiamo trovare alcuni video sui social network in cui i maranza sono identificati esclusivamente come persone di origine straniera (qui un esempio da YouTube che ironizza su questa identificazione: ITALIANI vs MARANZA - 7 VS 7 FOOTBALL CHALLENGE!!). Quel che è certo è che i giovani maranza di oggi, quelli che troviamo nei video di TikTok (dai toni spesso ironici e parodistici, altre volte critici e, purtroppo, razzisti) sono “di tutte le origini”, piaccia o meno, e ciò che li identifica sono di fatto lo stile, l’abbigliamento, i gusti musicali, un certo uso del linguaggio. Proprio come i “tamarri e simili” delle generazioni passate. Oggi c’è il maranza, per la prossima generazione chissà? D’altronde, come recita una canzone degli Articolo 31 del 1996: “Il tamarro è sempre in voga perché non è di moda mai”.

 



Nota bibliografica:

  • Renzo Ambrogio, Giovanni Casalegno, Scrostati gaggio! Dizionario storico dei linguaggi giovanili, Torino, UTET, 2004.
  • Emanuele Banfi, Conoscenza e uso di lessico giovanile a Milano e a Trento, in Banfi-Sobrero (a cura di), Il linguaggio giovanile degli anni Novanta. Regole, invenzioni, gioco, Roma-Bari, Laterza, 1992.
  • Lorenzo Coveri, Novità del/sul linguaggio giovanile, in Edgar Radtke (a cura di), La lingua dei giovani, Tübingen, Narr, 1993.
  • Marino Livolsi, Ivano Bison, Una lettura dei dati. Alcune ipotesi interpretative, in Banfi-Sobrero (a cura di), Il linguaggio giovanile degli anni Novanta. Regole, invenzioni, gioco, Roma-Bari, Laterza, 1992.
  • Lorenzo Maria Lucenti, Jacopo Montanari (a cura di), Bella ci! Piccolo glossario di una lingua sbalconata, Alghero, Edicions de l’Alguer, 2019.
  • Gian Ruggero Manzoni, Emilio Dalmonte, Pesta duro e vai trànquilo. Dizionario del linguaggio giovanile, Milano, Feltrinelli, 1980.
  • Gian Ruggero Manzoni, Peso vero sclero. Dizionario del linguaggio giovanile di fine millennio, Milano, Il Saggiatore, 1997.
  • Annalisa Nesi (a cura di), L’italiano e i giovani. Come scusa? Non ti followo, Firenze, Accademia della Crusca - goWare, 2022.
  • Ettore Rossoni, L’origine dei cognomi italiani. Storia ed etimologia, Melegnano, s.n., 2014.

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