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SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

Distanziamento fisico?

Luisa di Valvasone

PUBBLICATO IL 24 gennaio 2021

Quesito:

Alcuni lettori chiedono a questa istituzione se in luogo dell’espressione distanziamento sociale usata per indicare una delle misure di sicurezza raccomandate in tempo di pandemia, non sarebbe più opportuno usare distanziamento (inter)personale, o fisico.

Distanziamento fisico?

Nel pieno dei giorni di confinamento (o lockdown, si veda in proposito la scheda di Matilde Paoli) avevamo analizzato l’ingresso nella lingua comune di distanziamento sociale (cfr. l’articolo di approfondimento su “Italiano Digitale. La rivista della Crusca in rete” e la breve scheda nella sezione Parole nuove), calco dall’inglese social distancing, tecnicismo dell’epidemiologia. La locuzione si è diffusa capillarmente in italiano a partire dalle disposizioni del governo in merito alle misure per la prevenzione e il contenimento dell’epidemia di Covid-19 e subito è stata ripresa e trasmessa dalla stampa nazionale. Fin dalle prime occorrenze l’uso di distanziamento sociale è stato ampiamente criticato, e lo stesso è avvenuto, a livello internazionale, per analoghi calchi di altre lingue, in particolare a causa dell’aggettivo sociale, che secondo molti rimanderebbe a concetti propri della sociologia e soprattutto alla riduzione della socialità tra individui invece che all’aspetto della distanza fisica da tenere tra le persone necessaria per limitare il contagio.

L’ambiguità del termine è stata probabilmente accresciuta dall’uso impreciso che ne è stato fatto sia da parte delle istituzioni sia dei quotidiani. Infatti, distanziamento sociale originariamente, in ambito epidemiologico, si riferisce (seppur impiegato perlopiù in maniera ellittica, con riferimento alla locuzione estesa misure di distanziamento sociale) non solo e non tanto all’obbligo di mantenere una distanza fisica di sicurezza tra le persone, variabile tra uno e due metri, bensì all’insieme delle misure attuate dai governi per limitare il contagio, tra le quali rientrano ad esempio il divieto di assembramenti e la chiusura di attività lavorative e ludiche. Con questa accezione la locuzione è stata inserita tra i Neologismi 2020 di Treccani e adesso anche nel dizionario Devoto-Oli 2021:

distanziamento sociale, complesso di misure volte a prevenire o rallentare la diffusione di un contagio epidemico, fondato sulla limitazione dei contatti personali, la sospensione di attività lavorative e ludiche, il divieto di assembramenti; social distancing.

Come notato nella scheda delle parole nuove dedicata a distanziamento sociale, il significato che da subito è risultato il più comune e diffuso è però quello che identifica lo scopo e il risultato stesso dell’insieme delle misure, ovvero ‘il mettere distanza (fra le persone) all’interno della società al fine di ridurre il rischio di contagio’ e finanche la ‘distanza fisica stessa variabile tra uno e due metri’.

Il dibattito sull’inadeguatezza dell’aggettivo sociale − criticato già nei primi mesi della pandemia, a partire dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) fino al presidente dell’Accademia Claudio Marazzini e al presidente onorario Francesco Sabatini (per i contributi si rimanda alla precedente scheda su distanziamento sociale) − si è esteso oltre l’ambito puramente linguistico, coinvolgendo questioni di tipo politico e socio-culturale, come è naturale che sia, in particolare nei contesti, come questo, dove la lingua ha un evidente e immediato impatto sulla realtà. Non sono mancate neanche proposte di termini alternativi: distanziamento interpersonale, distanziamento fisico, distanza fisica, distanza di sicurezza, distanza personale, riduzione dei contatti. Tra gli altri, sembrerebbe aver trovato maggiori consensi la locuzione distanziamento fisico, formalmente vicina all’ormai comune distanziamento sociale e nella quale risalta la preferenza per l’aggettivo fisico; distanziamento fisico è stato infatti suggerito in primis dall’OMS, trovando poi discreti consensi anche in Europa e in Italia:

Mentre sempre più paesi si stanno fermando, circa metà del globo sta applicando il distanziamento sociale. L’OMS afferma che è ora di abbandonare questa espressione di uso comune e di sostituirla con «distanziamento fisico». Nonostante venga largamente impiegata, l’espressione «distanziamento sociale» può essere fuorviante. Per combattere il COVID-19, dovremmo incentivare il rafforzamento dei legami sociali, mantenendo contemporaneamente il distanziamento fisico. Questo cambiamento aiuterà a smettere di collegare la «socialità» a un concetto negativo (Tendenze scientifiche: superiamo il distanziamento sociale, è il momento del distanziamento fisico, CORDIS Commissione europea, 9/4/2020).

Il pensiero sotteso è che l’espressione “distanziamento sociale” possa creare equivoci. Quello che va mantenuto, per contrastare il Covid-19, è il “distanziamento fisico […].
Il cambiamento di lessico non è cosa di poco conto perché aiuterà a non associare il termine “sociale” a un concetto negativo. Miriadi di studi scientifici vanno nella direzione dell’influenza positiva delle relazioni sociali per coadiuvare la cura e la guarigione dalle malattie.
[…] La richiesta di transizione all’uso del termine “distanziamento fisico” per fare riferimento alle istruzioni per la sicurezza è stata accolta e caldeggiata da più parti del mondo scientifico e culturale. Gli esperti sostengono che l’uso inappropriato dell’aggettivo “sociale” potrebbe danneggiare la salute mentale di molte persone (Marina Penassi, Distanziamento fisico, contatto sociale, “dors” Centro regionale di Documentazione per la Promozione della Salute - Regione Piemonte, 25/5/2020, aggiornato il 24/9/2020).

Alla luce, quindi, del significato [sic] che nell’espressione “distanziamento sociale” l’utilizzo dell’attributo: “sociale” possa essere fonte di equivoci, e visto ed appurato che il termine possiede di per sé una naturale connotazione positiva (quale sinonimo di relazione, interscambio, confronto, associazione, struttura, legame, comunione e contatto), il sindaco di Castiglion Fiorentino Mario Agnelli ha firmato una delibera che favorisce il “distanziamento fisico tra le persone” per contrastare la diffusione della pandemia da Covid-19 e non l’isolamento sociale. In questo modo è stato restituito alle parole la loro essenza [sic], utilizzandole in modo consono ed appropriato al contesto a cui si riferiscono (“Distanziamento fisico tra le persone non distanziamento sociale”. La delibera del sindaco Agnelli, “Arezzo Notizie”, 29/8/2020).

In particolare la locuzione distanziamento fisico è stata impiegata, al fianco di distanziamento sociale, anche all’interno degli ultimi decreti che regolano le misure per il contenimento e la riduzione del contagio, a partire dal DPCM dell’11 giugno 2020, e poi nei successivi DPCM del 7 agosto, del 13 ottobre, del 18 ottobre, del 24 ottobre e infine del 4 novembre 2020. Le occorrenze sono sporadiche e spesso i contesti in cui si trova la locuzione sono ripetuti identici nei diversi decreti. Vediamo alcuni esempi:

Al fine di mantenere il distanziamento sociale, è da escludersi qualsiasi altra forma di aggregazione alternativa. Le riunioni degli organi collegiali delle istituzioni scolastiche ed educative di ogni ordine e grado possono essere svolte in presenza o a distanza sulla base della possibilità di garantire il distanziamento fisico e, di conseguenza, la sicurezza del personale convocato (DPCM 18 ottobre 2020, art. 1, comma 6).

L’utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie si aggiunge alle altre misure di protezione finalizzate alla riduzione del contagio (come il distanziamento fisico e l’igiene costante e accurata delle mani) che restano invariate e prioritarie (DPCM 24 ottobre 2020, articolo 1, comma 8). [questo paragrafo è presente anche nei DPCM precedenti, a partire dal DPCM del 7 agosto 2020]

[…] le attività delle strutture ricettive sono esercitate a condizione che sia assicurato il mantenimento del distanziamento sociale, garantendo comunque la distanza interpersonale di sicurezza di un metro negli spazi comuni, nel rispetto dei protocolli e delle linee guida adottati dalle Regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome, idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio e comunque in coerenza con i criteri di cui all’allegato 10, tenuto conto delle diverse tipologie di strutture ricettive (DPCM 24 ottobre 2020, articolo 1, comma 9, lettera nn).

[…] ferma restando la sospensione delle attività di piscine e palestre, l’attività sportiva di base e l’attività motoria in genere svolte all’aperto presso centri e circoli sportivi, pubblici e privati, sono consentite nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento, in conformità con le linee guida emanate dall’Ufficio per lo sport, sentita la Federazione medico sportiva italiana (FMSI), con la prescrizione che è interdetto l’uso di spogliatoi interni a detti circoli (DPCM 4 novembre 2020, articolo 1, comma 9, lettera f);

Sebbene a un primo sguardo l’alternanza di usi tra locuzioni diverse sembrerebbe incidere sulla trasparenza dei significati, analizzando più attentamente i contesti si può quantomeno intuire la volontà del legislatore di distinguere tra l’uso di distanziamento sociale in senso generale, riferito cioè all’insieme delle misure di contenimento del virus (e in alcuni contesti si ritrova infatti la formula norme di distanziamento sociale), e l’impiego di distanziamento fisico nel significato di ‘distanza fisica di sicurezza da mantenere tra le persone’; in questo significato distanziamento fisico si alterna alla locuzione distanza (di sicurezza) interpersonale, formula ricorrente nei DPCM già a partire dal marzo 2020. In sostanza, non sembra esserci una sostituzione di distanziamento sociale con distanziamento fisico, ma piuttosto una differenziazione dei diversi significati.

Desta invece qualche perplessità l’uso isolato di distanze sociali nel DPCM del 4 novembre 2020, in contrapposizione alle “altre misure di contenimento” e dunque riferite alla distanza fisica di almeno un metro:

lo svolgimento delle manifestazioni pubbliche è consentito soltanto in forma statica, a condizione che, nel corso di esse, siano osservate le distanze sociali prescritte e le altre misure di contenimento, nel rispetto delle prescrizioni imposte dal questore ai sensi dell’articolo 18 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 (DPCM 4 novembre 2020, articolo 1, comma 9, lettera i);

Non mancano tuttavia esempi in cui distanziamento sociale è riferito alla distanza fisica di sicurezza, come evidenziato nell’articolo su distanziamento sociale. Ad esempio, nell’ultimo decreto si parla della possibilità di “ridurre il distanziamento sociale […] al di sotto della distanza prevista”: in questo caso appare evidente che il significato attribuito alla locuzione non possa essere quello di ‘insieme di misure per ridurre il contagio’, bensì ci si riferisce propriamente alla distanza fisica di almeno un metro da tenere con le altre persone:

Le persone con disabilità motorie o con disturbi dello spettro autistico, disabilità intellettiva o sensoriale o problematiche psichiatriche e comportamentali o non autosufficienti con necessità di supporto, possono ridurre il distanziamento sociale con i propri accompagnatori o operatori di assistenza, operanti a qualsiasi titolo, al di sotto della distanza prevista, e, in ogni caso, alle medesime persone è sempre consentito, con le suddette modalità, lo svolgimento di attività motoria anche all’aperto (DPCM 4 novembre 2020, articolo 10, comma 2).

Nella stampa italiana la locuzione distanziamento fisico sta prendendo piede lentamente. Il 2/11/2020 nell’archivio del “Corriere” per distanziamento fisico emergono 15 risultati (il primo del 24 aprile 2020); distanziamento sociale conta invece 194 risultati. Nell’archivio della “Repubblica” si hanno 294 risultati per distanziamento fisico, la prima risalente al 24 marzo 2020; si tratta per il momento di numeri non elevati, e naturalmente inferiori rispetto a distanziamento sociale (2.380 risultati sulla “Repubblica”), ma se contiamo che negli ultimi due mesi (intervallo dall’1 settembre all’1 novembre) le occorrenze per distanziamento fisico sono 64 (298 quelle per distanziamento sociale) possiamo intravedere un, seppur lento, incremento.

Rilevanti, in entrambi gli archivi, anche le occorrenze per le locuzioni distanza interpersonale (6 risultati sul “Corriere” e 136 sulla “Repubblica”) e distanziamento interpersonale (6 risultati sul “Corriere” e 107 sulla “Repubblica”) per le quali è plausibile l’influenza dei decreti ministeriali. Più difficile è invece stabilire l’effettiva circolazione di distanza fisica (101 risultati sul “Corriere” e 199 sulla “Repubblica”) e distanza sociale (81 risultati sul “Corriere” e 284 sulla “Repubblica”) per l’ovvia compresenza con gli altri significati di cui sono portatrici le locuzioni (e per i quali si rimanda alla precedente scheda su distanziamento sociale).

Venendo ai contesti, nei quotidiani si riscontra la prevalenza per l’impiego di distanziamento fisico con riferimento alla distanza fisica di sicurezza, piuttosto che, in alternanza a distanziamento sociale, all’insieme delle misure adottate per limitare il contagio:

Scendendo nell’adiacente stazione della metropolitana e salendo sui vagoni la situazione non è infernale ma è evidente come, pur nell’accortezza generale, il distanziamento fisico sia solo un ricordo legato alla prima ondata dell’epidemia (Andrea Lattanzi, I pendolari di Milano e il distanziamento che non c'è: “Treni e metro troppo pieni, torniamo in smart working”, “RepTv”, 14/10/2020).

La sicurezza a bordo dei treni è garantita grazie a misure di sanificazione costante e al distanziamento fisico, oltre all’obbligo di indossare la mascherina per tutto il viaggio (In viaggio tra i colori infiammati d’autunno: l’emergenza non ferma il Treno del Foliage, “RepTv”, 17/10/2020).

C’è bisogno di stimoli alla riflessione, ad alzare e muovere lo sguardo in modo da contrastare il rischio di ritirarci, impauriti e talvolta rabbiosi, nel nostro particolare, di trasformare davvero il necessario distanziamento fisico in un non necessario, ed anzi pericoloso, distanziamento sociale, come è stato impropriamente, ma ahimè con preveggenza chiamato (Chiara Saraceno, La cultura può salvarci, “la Repubblica”, 27/10/2020).

“I ragazzi e i bambini in età scolare sono al momento uno degli elementi di innesco dei cluster familiari - dichiara il direttore generale dell’Asl Bari Antonio Sanguedolce - per questo si invitano le famiglie a rispettare le note regole di distanziamento fisico, in particolare tra le persone più anziane e i bambini e i ragazzi in età scolare. Gli anziani sono maggiormente esposti al rischio di un decorso meno favorevole della malattia in quanto soggetti fragili” (La Asl Bari: “Dopo la riapertura decisa dal Tar il numero dei positivi in ambito scolastico passato da 132 a 243”, “la Repubblica”, 13/111/2020).

In rete, tra le pagine in italiano di Google (ricerca del 2/11/2020), i risultati per distanziamento fisico ammontano a 898.000 (4.540.000 risultati per distanziamento sociale); su Google libri invece si contano 902 risultati (1.910 per distanziamento sociale). Per tali dati dobbiamo comunque tenere in considerazione una certa quantità di “rumore” ovvero di risultati non aderenti alla nostra ricerca. Tuttavia, indagando all’interno dei contesti, è possibile verificare una discreta diffusione di distanziamento fisico anche in rete, a nostro parere lievemente maggiore rispetto a qualche mese fa; in ogni caso si riscontra la vitalità del dibattito riguardo alla scelta di impiego tra distanziamento sociale e fisico, arrivando anche a sconfinare oltre i limiti del discorso puramente linguistico per entrare, come è naturale, nel piano della socialità, della psicologia e della politica:

Cosa dovrebbero pagare queste persone? Dovevano uscire con l’autocertificazione per manifestare? Il “distanziamento sociale” è ciò che il Governo persegue. Peccato che per arginare il Covid basterebbe il “distanziamento fisico”. Molte sono le cose all’ordine del giorno che non tornano. Non crediamo che si tratti solo di una questione semantica (Verdiana Garau, Distanziamento fisico e distanziamento sociale, “Huffpost”, 1/11/2020).

A questo proposito c’è chi ha sottolineato che in realtà non si tratta di un “distanziamento sociale”, ma di un semplice “distanziamento fisico”, una distanza di sicurezza da rispettare per interagire con gli altri. Non possiamo negare però, che se anche il distanziamento fosse solo “fisico”, avrebbe delle implicazioni sociali non indifferenti e per di più culturalmente differenziate. Toccarsi, baciarsi, abbracciarsi e stringersi la mano ad ogni incontro per molte culture non sono una semplice questione di vicinanza fisica. Parafrasando Marcel Mauss, possono essere definite un “fatto sociale totale” dal quale ha origine la fitta trama di scambi che è alla base della società. Pertanto se è certamente vero che il “distanziamento fisico” non implica di per sé il “distanziamento sociale”, non si può negare che la vicinanza fisica è in molti casi una componente delle relazioni sociali, che in ogni caso saranno ridefinite dalla sua assenza. (AA.VV., #Noirestiamoacasa: Il mondo visto da fuori ai tempi del Covid-19, Mimesis Edizioni, Milano-Udine, 2020).

Il secondo brano riportato solleva una questione forse poco sottolineata in questi mesi ma certamente non marginale ai fini della nostra analisi. Le critiche mosse a distanziamento sociale e all’uso dell’aggettivo in questione si sono fino a oggi comprensibilmente concentrate sul rapporto tra sociale e socialità; tuttavia sociale andava forse interpretato in questo caso come aggettivo di relazione a partire da società. Il distanziamento sociale, di fatto, riguarda la società e all’interno di essa si realizza attraverso il distanziamento fisico tra le persone, ma non solo: comprende anche una generale riduzione delle occasioni di contatto e incontro tramite ad esempio la chiusura delle attività lavorative, culturali e ricreative. Come inoltre suggerisce il brano, mettere distanza tra le persone all’interno di una comunità ha inevitabilmente ripercussioni nella sfera sociale degli individui. Ciò suggerirebbe che le locuzioni distanziamento sociale e distanziamento fisico non siano equivalenti e che, come avviene qua e là nei DPCM, il primo dovrebbe intendersi esclusivamente, se usato propriamente, come termine più generale riferito all’insieme delle misure necessarie per ridurre il contagio. In questo caso allora, potrebbe essere una più valida alternativa distanziamento interpersonale, che elimina l’aggettivo sociale ma non si concentra esclusivamente sulla distanza fisica di sicurezza. Se guardiamo la questione da questa prospettiva, viene meno l’utilità della locuzione distanziamento fisico in due accezioni: da una parte l’uso di fisico risulta riduttivo se la locuzione è usata come sinonimo di distanziamento sociale; dall’altra la locuzione appare poco funzionale quando è riferita alla sola ‘distanza fisica di almeno un metro tra le persone’, giacché in tal caso risulterebbero più trasparenti e dirette formule già note come distanza fisica o distanza (di sicurezza) interpersonale. Dunque, vi è da distinguere non tanto gli aggettivi quanto i due sostantivi distanza e distanziamento, come già avevamo fatto nella scheda su distanziamento sociale:

Distanza e distanziamento hanno accezioni e usi diversi nella nostra lingua. La parola distanza fa riferimento a un fattore fisico esterno, ovvero “lo spazio che separa fra loro due luoghi, due oggetti, due persone” (Devoto-Oli 2020) ed è attestata in italiano a partire dal XIV secolo; distanziamento, datato 1892, è invece il risultato di un’azione, il distanziare, e indica “separazione, allontanamento” (Devoto-Oli 2020).

In questa distinzione troverebbe allora la sua ragion d’essere il distanziamento fisico, significando dunque il risultato delle misure di distanziamento sociale nel momento in cui queste, attraverso l’indicazione della distanza fisica di sicurezza di almeno un metro, hanno come scopo ed effetto ‘l’allontanare fisicamente, il mettere distanza fisica tra le persone’, il distanziamento fisico e, in questo caso, non sociale.

Cita come:
Luisa di Valvasone, Distanziamento fisico?, “Italiano digitale”, XVI, 2021/1 (gennaio-marzo), pp. .

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