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SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

Ricezionare, ricezionale e ricezionalità

Matilde Paoli

PUBBLICATO IL 03 marzo 2023

Tutti i dizionari italiani, a partire almeno dalla IV edizione del Vocabolario degli Accademici della Crusca (1729-1738), che lo definisce “Ricevimento”, registrano il termine ricezione come voce dotta derivata dal latino tardo receptiōne(m), ma influenzata, per alcuni significati moderni, dal fr. réception e dall’ingl. reception. La prima attestazione del termine (che il RIF cita all’interno della famiglia che ha per capostipite il verbo latino capĕre ‘prendere’), nella variante recezione, risale al XIII secolo in una Lauda (L) di Iacopone da Todi:

“[…] Non saccio ove me sia, / sì m’ha d’amor legato”. / “Non n’aver dubitanza / de la recezione; / fare più demoranza / non n’ài nulla casone; / clame tua entenzione / con planto amaricato” (cfr. Corpus OVI).

Il GDLI, che registra separatamente ricezione e recezione, riporta, per il primo termine, tre distinti significati, articolati in diverse accezioni, e ben otto significati, anch’essi con diverse accezioni, per il secondo. Due dei valori semantici che il GDLI dà per ricezione sono presenti, con piccole discordanze, in tutti i dizionari sincronici consultati (Devoto-Oli online, Hoepli, Garzanti, GRADIT, Sabatini-Coletti 2008, Zingarelli 2023): 1. “Il ricevere ciò che viene dato, consegnato, recapitato o trasmesso” (GDLI s.v. ricezione §.1 con la glossa “frequente nel linguaggio burocratico”); 2. “In un ricevitore, la funzione di captare e ricevere l’energia emessa da una sorgente (consistente per lo più in radiazioni o impulsi elettrici o elettromagnetici) e trasformarla in segnali acustici o video” (GDLI s.v. ricezione § 3). Tutti i dizionari, eccetto il Garzanti, riportano, come antico, arcaico o obsoleto, un altro significato dato da GDLI (s.v. ricezione § 2): “Accoglienza di una persona, di un ospite”; e registrano anche le due accezioni più attuali “Accoglienza o accettazione di una persona da parte di un ente o di un organismo assistenziale o di una struttura alberghiera” e “L’ufficio che svolge tale funzione” (§§ 2.1, 2.2).

La lessicografia contemporanea non registra invece due particolari accezioni che, in qualche modo, rappresentano uno sviluppo in senso “burocratico-istituzionale” di due dei significati ancora attuali. La prima di queste accezioni è riferibile al lessico settoriale del commercio marittimo (“accettazione, seguita all’esame di un’apposita commissione, dei materiali consegnati in un arsenale dai fornitori”, s.v. ricezione § 1.1) per cui il GDLI cita come prima attestazione la voce del Dizionario di marineria militare: italiano-francese e francese-italiano di Giuseppe Parrilli (Napoli, P. Androsio, 1866):

RICEZIONE. Récette (s. f.) - Atto di riceversi negli arsenali marittimi tutti i generi tanto grezzi, che manifatturati, che i provveditori somministrano. Le ricezioni non hanno luogo in marina, che previo l’esame dei materiali forniti, da parte di una commissione detta di RICEZIONE e composta da un ingegnere costruttore, da un uffiziale amministrativo e dai capi-maestri carpentieri, ebanisti, fabbri ferraj, ecc., secondochè i generi a riceversi apparterranno ad una Direzione piuttosto che di un’altra.

La voce è riportata anche nel Dizionario di Marina medievale e moderno della Reale Accademia d’Italia (Roma, 1937), che così la definisce: “Collaudo dei lavori, delle munizioni, delle mercanzie nei porti dello Stato, per riconoscere le loro qualità, per accettarle nei magazzini dello Stato, e per il servizio, se trovate buone”.

La seconda accezione non specificata nella lessicografia contemporanea è “Ricevimento ufficiale di una persona in un ordine religioso, di un ambasciatore presso un sovrano, di un vescovo nella sua diocesi; ammissione a un’accademia” (GDLI s.v. recezione § 4). Per l’àmbito religioso in particolare, il dizionario storico riporta un passo dallo Statuto dei Disciplinati di Pomarance (un testo del XIV secolo, pubblicato a cura di Pietro Vigo, Bologna, Romagnoli Dall’Acqua, 1889), in cui si parla della “recezzióne [sic] de’ novizi che volessero entrare nella detta nostra compagnia” (p. 17).

Per meglio capire di cosa si trattasse, almeno intorno alla fine del XVIII sec., e di quanto fosse complessa la procedura, può essere utile una testimonianza rintracciata nel corpus di Google libri:

Qualunque Persona […] che voglia ascriversi alla nostra Compagnia, dovrà porgere memoriale firmato al Priore, ed Assistenti pro tempore, spiegando in esso la sua volontà […].
Presentato che avrà il memoriale al Priore ed Assistenti, questi lo rimetteranno per informo ai Maestri de’ Novizj, li quali avendo preso scienza del Soggetto, e non incontrandovi cosa, che sia di ostacolo a quanto si è prescritto nel presente Capitolo, lo riferiranno in iscritto; Indi essendo preceduta otto giorni prima general chiamata de’ Fratelli, con specificarsi nell’avviso la Persona da riceversi, si proporrà in Congregazione e concorrendovi la maggioranza de voti segreti de’ Fratelli, resterà ammesso; ed in caso, che accadesse parità di voti, s’intenda sempre per incluso il Fratello. […] Ammesso, che sarà il Fratello, dovrà nel giorno, che si destinerà dal Priore, essere introdotto dai Maestri de’ Novizj, e si faranno le solite funzioni secondo il rituale della nostra Compagnia: Ma questo non dovrà effettuirsi [sic] se prima non costarà dall’atto formato dal Segretario, che il detto Fratello ammesso abbia portato in Congregazione la veste con tutti gli arredi necessari, ed abbia pagata l’entratura […]. Tuttociò, che si è detto doversi praticare nella recezione de’ Fratelli, dovrà benanche praticarsi nella recezione delle Sorelle. (Regole della Regale arciconfraternita de’ Bianchi sotto il titolo di nostra Signora del Carmine e de’ S. S. Alberto, e Teresa …, [s.l., s.n., s.d. ma Napoli, 1790], Cap. I. Della qualità, e requisti de’ Fratelli, e Sorelle, e le loro recezioni, pp. 8-11)

Si tratta evidentemente di una serie di procedure rituali, ma anche burocratiche (e fiscali): sicuramente qualcosa di più complesso di ciò che si intende per semplice accoglimento.

Questo tipo di complessa ricezione ha generato il verbo recezionare, le cui prime occorrenze, nella forma del participio passato, si sono rintracciate in due testi di àmbito giudiziario della prima metà del XIX secolo, in cui si fa riferimento a membri di una setta “carbonica” e di una massonica:

Sentiamo l’impunito Marzelli narrare una delle riunioni tenute a Villa Paolina (27 Luglio 1834): I ricevuti alla setta carbonica furono il Padovani, il Giordani, il Morghen, recezionati tutti e tre da Achille Nanni; come Gran Maestro indossò una fascia tricolore, ignoro se propria, Rubini coprì la carica di Oratore, Vincenzo Nunez quella di Segretario… (“Rassegna storica del Risorgimento”, XXIV, 1937, p. 1745 [non sono riuscita a risalire ad autore e titolo dell’articolo])

390. L’essersi recezionato alla Setta Massonica della di lui Osteria il cocchiere Giovanni Renzi; come si è già riferito nel §. 205 al 211, pag. 148. e seg. (Indice del ristretto della Romana di lesa maestà per la C. e F. contro Tommaso di Andrea Vivarelli ... Ristretto del processo informativo emesso dal Tribunale criminale supremo della Consulta dello Stato pontificio, Stamp. della Rev. Cam. Apost., 1837, p. 502)

Ancora di associati alla carboneria si parla in un documento del 1851 citato in uno studio sul Risorgimento del 1960; in questo caso ricezionati, in funzione aggettivale, è usato dagli stessi aderenti all’associazione:

Durante una perquisizione effettuata nel 1851 in casa di Biagio Civico, Cancelliere comunale di Castel-Castagna, veniva rinvenuto, tra l’altro, un elenco di undici nomi rappresentante lo «Stato dei fratelli ricezionati e pronti a marciare per Napoli ad ogni chiamata per far parte della gloria del vincere o morire pella liberazione della [sic] Tirannia». (Guido De Lucia, Uomini e avvenimenti nell’Abruzzo Teramano dopo il 1849, in La crisi finale del Regno delle Due Sicilie, Atti del XXXVI Congresso di storia del Risorgimento italiano (Salerno, 19-23 ottobre 1957), Regio Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1960, pp. 178-199: p. 179)

Anche la ricezione delle merci, che, come abbiamo visto nella marineria, può prevedere una procedura burocratica complessa, dà vita allo stesso verbo; dieci anni dopo, lo troviamo, sempre nella forma del participio passato, ancora in uno scritto a carattere giuridico:

1221. Lo qual Verbale di pignorazione deve contenere:
[…]
k). La descrizione distinta degli oggetti pignorati; e se sono commerciabili il peso o la misura loro: in modo che non si possano surrogare, scambiare, o sminuire li stessi. […]
l). Il trasporto degli effetti pignorati nella Cancelleria dell’officina di Conciliazione, el deposito di essi ricezionato dal Cancelliere –; oppure l’aggiunzione fatta al primo pignoramento. (Dionisio Cirillo, Delle varie conciliazioni delle giustizie, degli atti, e dei funzionari comunali, in materie civili, penali, amministrative, ecclesiastiche, e militari, vol. II Azioni ed eccezioni, beni, competenza, giudizj civili ed esecuzioni, Napoli, Dallo stabilimento del Guttemberg, 1847, pp. 264 e 265)

All’inizio del XX secolo troviamo di nuovo il participio passato in un testo di àmbito medico-ospedaliero (si parla delle procedure, anche, burocratiche, di accettazione dei pazienti):

I pazienti ricezionati sono sottoposti non solo ad un esame generale preciso, ma al saggio funzionale anzidetto. (“La Riforma medica”, vol. XXXV, 1919, p. 233; [non sono riuscita risalire ad autore e titolo dell’articolo])

Negli anni Cinquanta si ha la prima testimonianza di attenzione al verbo da parte di Franco Fochi, che lo inserisce in una lista di 35 “verbi in -ionare [...] visti davvero, là, oppure qua, oppure là e qua e da molta gente disposta a giurare” (Lingua in rivoluzione, Milano, Feltrinelli, 1966, p.122 e sg.), senza però dare informazioni circa uso e significato. Per completezza notiamo che in un articolo pubblicato in precedenza dallo stesso autore (I verbi in -ionare, “Lingua Nostra”, XIV, 1953, pp. 84-89, con commento di Bruno Migliorini alle pp. 89-91) non era presente ricezionare.

Negli anni Settanta il verbo appare in una locuzione indicata esplicitamente come neologismo ripreso dal francese, in un testo sulle capacità cognitive dell’individuo:

Per definire il proprio «dualismo sistematicamente reciproco», Bachelard sostituisce al dato supposto da Husserl come esistente per il soggetto, una facoltà di disponibilità selettiva definita con il neologismo «facoltà di ricezionare» (faculté de receptionner), che costituisce l’oggetto come materiale. (Pietro Redondi, Note orientative sugli indirizzi dell'epistemologia e della storia della scienza in Francia, “Scientia: Rivista internazionale di sintesi scientifica”, LXIX, 110 (1975), pp. 137-169: p.158)

In effetti nel TLFi troviamo il verbo réceptionner, datato 1909, per “Recevoir, vérifier l’état de marchandises, vérifier le fonctionnement d’un appareil avant sa mise en service” [‘ricevere, verificare lo stato della merce, verificare il funzionamento di un dispositivo prima della messa in funzione’]; ha anche il valore di “Recevoir, accueillir quelque chose” in riferimento all’energia (1956) e quello più recente (1982) relativo alla palla a volo “Recevoir le ballon lancé par un partenaire ou un adversaire [...]” [‘ricevere il pallone lanciato da un compagno di squadra o da un avversario’].

Nel passo citato però ci sembra che réceptionner abbia il significato di ‘percepire con la mente, con i sensi’, che il dizionario francese non registra e che potrebbe essere legato all’antico valore di “Percezione sensoriale” di ricezione testimoniato in GDLI (§ 1.4).

Analogo valore è assunto dal verbo in un testo di critica cinematografica degli anni Ottanta:

Ma in condizioni di non-libertà, l’arte può sostenere l’immagine della libertà soltanto nella negazione della non-libertà». La riproduzione artistica del carico del rimosso disvela il negativo ricezionato. (Vincenzo Camerino, Cinema e politica: il “film” di Marco Bellocchio, Cavallino di Lecce, Capone, 1982, ‎p. 45)

Quelle sopra elencate costituiscono la totalità delle testimonianze reperite in Google libri (ricerche dell’infinito, del gerundio e del participio passato, variamente declinato, della terza persona dell’indicativo presente e imperfetto); nessun esempio ci risulta nel corpus dei testi pubblicati in questo secolo.

Ancor meno risultati otteniamo dalla ricerca negli archivi dei quotidiani. L’archivio della “Stampa” restituisce solo un’occorrenza di ricezionare al participio passato in un comunicato del 1930 inerente alla Marina militare; il significato è legato al valore di ricezione testimoniato in quello specifico settore (le modalità di ricerca sono le stesse usate per il corpus di Google libri):

A S. E. il Capo del Governo è pervenuto Il seguente radiotelegramma dall’esploratore romeno «Regina Maria»:
Visitando oggi i due caccia «Ferdinandez» [Regele Ferdinand] e «Regina Maria» costruiti nei cantieri Italiani e da poco tempo ricezionati dalla R. Marina romena, con grandissimo piacere ho potuto constatare la loro impeccabile ed eccellente esecuzione. […] Ringraziando V. E. per l’amabilità e l’ospitalità offerta ai nostri ufficiali che hanno fatto il collaudo di queste navi, la prego di ricevere I miei più distinti saluti. - F.to: Iuliu Maniu. Presidente Consiglio dei Ministri. ([Agenzia] Stefani, L’esaltazione del genio navale italiano in un telegramma di Maniu a Mussolini, “La Stampa”, 19/9/1930)

Anche l’archivio della “Repubblica” restituisce un’unica occorrenza, stavolta dell’infinito, a metà degli anni Ottanta:

[trascrizione di una ipotetica “voce della Enciclopedia Sudamericana che verrà pubblicata a Santiago del Cile nel 2074” su “Borges, Josè Francisco Isidoro Luis: Autore e autodidatta”] Groussac e Reyes gli insegnarono a semplificare il vocabolario, a quel tempo appesantito da sorprendenti brutture: complessato, aggressività, alienazione, ricerca, presa di coscienza, conduzione, congiunturale, generazionale, di gruppo, negoziato, promozionarsi, ricezionare, sentirsi motivato, sentirsi realizzato, situazionismo, verticalità, il vissuto... Le accademie che avrebbero potuto sconsigliare l’uso di simili stravaganze, non ne ebbero il coraggio. (Jorge Luis Borges, Antichi e posteri, “la Repubblica”, 27/11/1985)

Si tratta di un testo che costituisce, analogamente a quello di Franco Fochi, una riflessione linguistica su termini in ingresso in quegli anni. Borges, autore dell’articolo, era argentino: in quella lingua il verbo recepcionar è in uso ma vale, secondo la RAE, “Dicho de un aparato de radio o de televisión: Recibir las ondas de transmisión” [‘detto di un apparecchio radio e televisivo: ricevere il segnale di trasmissione’]. Il significato del verbo è chiaramente legato al valore di recepción (“Conversión de señales eléctricas o electromagnéticas en sonidos o imágenes” [‘conversione di segnali elettrici o elettromagnetici in suoni o immagini’]) legato alle telecomunicazioni, analogo a quello dell’italiano ricezione (cfr. GDLI s.v. ricezione § 3). Dato il contesto, il valore del verbo nel passo sarà piuttosto analogo a quello che assume in ambito critico cinematografico.

Non ci risultano attestazioni nell’archivio moderno del quotidiano, né nell’archivio del “Corriere della sera”.

Se ci rivolgiamo al web (560 risultati di cui solo 28 i visibili e ancor meno quelli verificabili) si trovano testimonianze di un uso burocratico-aziendale di ricezionare forse analogo a quello visto in campo militare. Si tratta comunque di usi piuttosto recenti.

Le prime occorrenze risalgono al 2011; una la troviamo in un testo istituzionale della Confederazione Elvetica:

All’inizio del 2005, la commissione ha costituito, in collaborazione con la «Plateforme pour une table ronde des sans-papiers», un gruppo di lavoro incaricato di ricezionare gli incarti anonimizzati dei «sans-papiers» o dei loro rappresentanti e di vagliare le opportunità per ciascun incarto di ottenere la regolarizzazione in virtù delle disposizioni vigenti in materia di casi di rigore. (I «sans-papiers» in Svizzera - Raccomandazioni della Commissione federale della migrazione CFM, Commissione federale della migrazione della Confederazione Svizzera 2011, pp. 17-23: p.17; documento trilingue)

Nello stesso anno, nel forum di MTB MAG, in una discussione dal titolo Pollice verso per assistenza Decathlon, il verbo compare in due commenti della stessa persona (del 3/7 e del 4/7/2011):

Secondo problema: la cartuccia aria della forcella perde pressione e a bici ferma da tre giorni mi esplode un paraolio. […] Consegnata la bici venerdì 24, partita il 25, scopro che viene ricezionata a Bologna non lunedì, ma giovedì 30. Dove sia stata tutti questi giorni la mia bici non l’ho nemmeno voluto sapere.

I negozi sono grandi e trattano una marea di bici, mi chiedo che senso abbia accentrare così tanto al punto che a Bologna non avevano nemmeno una ruota anteriore di ricambio. Me l’hanno ordinata in Francia, col risultato che appariva ricezionata dopo 10 giorni ma non si sa dove, in negozio non c’era.

Le recensioni sono un altro luogo in cui si può trovare il verbo; per esempio in questa pubblicata su Amazon.it, riguardante una crema per il viso, del 27/11/2018 (in cui il termine potrebbe essere sostituito da ricevere):

Acquisto verificato
1. Prodotto arrivato con un giorno di anticipo, […] 4. Do una stella poiché la confezione in vendita indica 80 ml, ma ne ho ricezionati 50 ml. Per quanto sia comunque conveniente il prezzo, il formato dichiarato è falso.

E in quella di un trasportino del 25/7/2018:

1,0 su 5 stelle Pessimo
Acquisto verificato
Plastica, rifiniture mediocri. La taglia media non va bene neanche per un toy. […] Il pacco e’ [sic] stato ricezionato da un DHL service point ed ora vengo minacciata quotidianamente da Amazon che verrò’ [sic] nuovamente addebitata perché il pacco era vuoto.. […]

Altro luogo “tipico” delle occorrenze sono i profili professionali; diamo un esempio in cui si propongono e uno in cui si ricercano specifiche professionalità:

Esperienza
Sport advisor
Sesto Fiorentino
In Decathlon, essere sport advisor significa appartenere ad un reparto, nel mio caso il ciclismo, ed accogliere il cliente indirizzandolo verso una vendita personalizzata, rapida ed efficace.
La parola chiave è “multicompetenza” quindi il mio ruolo consiste anche nello stare in cassa, fare l’hostess di reception, ricezionare il camion e gestire nello specifico alcune parti di lineare […]. (Sara Napolitano - sport advisor presso Decathlon Italia, Linkedin.com, luglio 2012)

Lavoro in Alcott: i profili ricercati
Per i negozi sparsi sul territorio italiano si ricercano addetti vendita e Store Manager che entrino nel team di Alcott, brand del Gruppo Capri srl che conta 211 store in 6 Paesi del Mondo e 1600 dipendenti. […] L’addetto vendita dovrà vendere e assistere i clienti, ricezionare la merce e riassortirla. (Greta Esposito, Lavoro in Alcott: si cercano addetti vendita e Store Manager, CircuitoLavoro.it, 7/6/2022)

L’uso ha anche suscitato qualche perplessità in rete:

Ieri ho letto su un cartello “fai da te”: non possiamo più RICEZIONARE bici da riparare. Sul mio Devoto Oli del 1973 non esiste. (Post nella pagina FB del Nuovo Devoto-Oli, 9/8/2020)

Ma possiamo trovare ricezionare anche in testi prodotti in àmbito universitario:

3.2.1 Azioni proposte, definizione e implementazione dei Key Performance Indicator (KPI) per “DDT issue”
Per poter evitare l’apertura a sistema di WF anomalia per DDT mancante/incompleto o errato, è stato proposto al carrier di stampare il “TRC tender” […] e allegarlo insieme a tutte la documentazione tecnica da presentare al momento della ricezione. In questo modo, durante la fase di “documentation check”, è possibile risalire alle informazioni mancanti necessarie per ricezionare il materiale […]. (Gaia Celentano, Miglioramento del processo di Receiving in Baker Hughes, Relazione per il conseguimento della Laurea magistrale in Ingegneria gestionale, Dipartimento di Ingegneria dell’energia dei sistemi del territorio e delle costruzioni, Università di Pisa, 29/9/2021, p. 7)

La rete testimonia anche l’uso attuale del verbo in riferimento alle telecomunicazioni:

Salve, potreste dirmi se i canali ricezionati sono in ordine cronologico prestabilito (rai1, rai2, rai3...) o sono mescolati con quelli stranieri? Con l’ausilio della sola cam + tessera (no decoder esterno). Grazie. (Commento di cometa a Roberto Pezzali, Europei in 4K solo con la card Tivù Sat Gold. I primi abbonati al buio, Dday.it, 09/06/2016)

Nella media, sembrerebbe ricezionare bene. Comodo led di accensione. Rapporto qualità prezzo ok. consegna on time, prime come sempre eccellente. (recensione di ANTONIO a Phonocar 08012 Antenna Amplificata da vetro parabrezza con led nero, Amazon.it, Recensioni clienti, 18/7/2018)

Probabilmente si tratta in questo caso di una formazione indipendente, legata all’alta frequenza d’uso di ricezione per ‘ricevimento di un segnale elettromagnetico’.

Dall’analisi delle attestazioni possiamo dedurre che il significato oggi prevalente del verbo sia ‘svolgere pratiche burocratiche che attestino l’avvenuto ricevimento di qualcosa (merci, veicoli che trasportano merci, documenti)’ legato alle procedure di gestione dei magazzini; meno frequenti i casi in cui ha un valore generico equivalente a ricevere (come nel caso del post sulla crema per il viso), quindi senza alcuna implicazione burocratica. Questa tendenza alla sovrapposizione tra i due verbi sembra interessare, in modo più ampio, anche lo spagnolo, come testimonia questo intervento nel FundeuRAE buscador urgente de dudas:

El verbo recepcionar, usado sobre todo en los ámbitos administrativo y mercantil, conlleva alguna formalidad para mostrar que se da entrada a algo que se recibe.
No es raro, sin embargo, que el verbo recepcionar se use de modo inapropiado como mero sinónimo de recibir o, en ocasiones, de atender […]. Tal como señala el Diccionario de americanismos, de las Academias de la Lengua, recepcionar significa ‘dar entrada a algo, verificando que la cantidad, calidad y demás características se corresponden con lo que se pidió originalmente’.

[‘il verbo recepcionar, usato soprattutto negli àmbiti amministrativo e mercantile, si riferisce ad alcune formalità che dimostrano che si dà ingresso a ciò che si riceve. Non è raro tuttavia che il verbo si usi in modo inappropriato come semplice sinonimo di ricevere o, a volte di rispondere (al telefono) […] Così come segnala il […] recepcionar significa ‘dar entrata a qualcosa, verificando che la quantità, la qualità e anche le caratteristiche corrispondano a ciò che si era richiesto’] (recepcionar y recibir no son sinónimos, 1/5/2013)

Come già detto, anche in francese il verbo réceptionner è usato con analogo significato dal 1909, mentre l’inglese, da cui abbiamo accolto reception (citato, subito prima di ricezionare, in un passo in italiano sopra riportato), usa (to) receive o altri sinonimi.

Non è facile stabilire in modo certo se l’attuale uso “burocratico-aziendale” di ricezionare sia del tutto indipendente dagli analoghi verbi presenti nelle due lingue sorelle (abbiamo visto che sicuramente c’è stata un’influenza del francese negli anni Settanta in àmbito umanistico). Si consideri che, da una ricerca su Google, in francese per l’infinito “réceptionner” si ottengono 3.450.000 risultati, mentre in spagnolo (anche latino-americano) per “recepcionar” se ne ottengono 1.800.000, contro i 35 di “ricezionare” in italiano. È molto probabile comunque che l’uso di questo burocratismo sia frutto di un processo “autoctono”, per cui da ricezione si è prodotto il verbo denominale (cioè creato sulla base di un nome) ricezionare, processo particolarmente produttivo proprio nel linguaggio burocratico. Nella nostra lingua il verbo ha avuto una lunga tradizione “sotterranea” iniziata nel XIX secolo, in cui era impiegato soprattutto in riferimento a persone che entrano a far parte di un’associazione; dal XX secolo è testimoniato anche relativamente a merci nell’ambito della marina militare e mercantile. È possibile che il rilancio, che abbiamo visto verificarsi intorno al 2011, e l’uscita dal ristretto circuito dei magazzini della Marina siano dovuti all’estendersi del commercio internazionale, incrementato grazie alle compravendite online, in cui le merci si spostano in grandi quantitativi anche usufruendo del trasporto navale. Un’ulteriore spinta può essere costituita dalla compresenza di due forme affini in spagnolo e francese.

Molto marginale risulta l’impiego del verbo nel significato riferito alla ricezione sensoriale; leggermente più frequente appare l’uso nell’ambito delle telecomunicazioni.

 

Un altro figlio della ricezione: ricezionale

L’italiano ha due aggettivi connessi etimologicamente al verbo ricevere e al sostantivo ricezione: ricettivo (o recettivo), dal latino receptus, participio passato di recipĕre, legato in particolare ai significati di ‘accoglienza’ e ‘percezione’ di ricezione, e ricettizio (o recettizio), dal latino tardo recepticius, derivato di receptus, che invece è usato nei settori giuridico e religioso. Direttamente da ricezione deriva, tramite il suffisso -ale, molto produttivo in italiano, un terzo aggettivo ricezionale ‘relativo alla ricezione, che riguarda la ricezione’, che i dizionari consultati, sia storici (si è interrogata la Stazione Lessicografica VoDIM), sia contemporanei, non registrano.

Nel corpus di Google libri troviamo oltre 1.000 occorrenze di ricezionale; la prima testimonianza, legata al significato relativo al linguaggio delle telecomunicazioni di ricezione, risale al 1926 in un testo di Guglielmo Marconi:

La stazione ricevente dovendo avere il suo massimo potere ricezionale nella direzione della stazione corrispondente, queste torri sono disposte in modo che il circolo massimo passante per la stazione trasmettente [sic] e la rispettiva stazione ricevente, sia ad angolo retto con la fila delle torri. (Guglielmo Marconi, Le radiocomunicazioni a fascio, “Nuova antologia di lettere, scienze ed arti”, vol. 250, serie VII, f. 1312, 16/11/1926; citato anche in F[rancesco] Savorgnan di Brazzà, Guglielmo Marconi e i radiofasci, “Il secolo XX”, XXI, 1, gennaio 1927, pp. 15-21: p. 21; il passo costituisce l’unica occorrenza nella banca dati VoDIM)

La seconda occorrenza nel corpus è ancora ascrivibile al campo delle telecomunicazioni, ma il termine ha funzione di sostantivo:

Ogni qualvolta una parte caratteristica di questo diagramma passa per la direzione del nord, un segnale omnidirezionale viene inviato all’aeroplano collegato con la stazione. Misurando l’intervallo di tempo che intercorre fra la ricezione del segnale nord e la ricezionale della parte caratteristica del diagramma ruotante è possibile determinare la linea di posizione dell’aeroplano passante per la stazione. (“Rivista aeronautica”, Vol. 35, 1959, p. 2176)

Negli anni Settanta il termine appare in testi di critica cinematografica e letteraria legato al valore di ricezione che troviamo sia nel GDLI (§ 1.2: “Acquisizione o diffusione di un elemento culturale, di un’ideologia politica”, con la prima attestazione nella Storia d’Italia dal 1871 al 1915 di Benedetto Croce, Bari, Laterza, 1959 [1a ed., 1928], p. 164), sia nei dizionari sincronici contemporanei, anche con la specificazione ‘fortuna di un’opera artistica o letteraria’:

l’uomo, oggi, ha sostanzialmente modificato il suo stato ricezionale: esige discorsi chiari, informazioni «obiettive» (Leonardo Autera, Cinema e industria: Ricerche e testimonianze sul film industriale, Milano, Franco Angeli, 1971, p. 37 [ma non ho potuto verificare])

La funzione sociale dell’opera letteraria nella sfera etica è da individuarsi come estetico-ricezionale nelle modalità di domanda e risposta, problema e soluzione […]. (Gert Mattenklott, Lessing: Letteratura come prassi?, in Lessing e il suo tempo, a cura di Marino Freschi, Cremona, Libreria del Convegno, 1972, pp. 131-154: p. 134)

Negli anni ’80 il termine risulta notevolmente più diffuso, anche se si resta nell’ordine delle centinaia di occorrenze (643 per il decennio, con possibilità di errore; si tenga conto che tutti i risultati reperiti nei decenni precedenti sono quelli riportati). Un’immagine plastica della crescita è fornita dal diagramma di Ngram Viewer (che non dà notizia di recezionale né di ri/recezionare o ri/recezionato) in cui è chiaro l’impennarsi del termine a partire dal 1980.


In quegli anni il termine comincia a imporsi nell’ambito della critica letteraria e della filologia: di “ricerca ricezionale” e “estetico-ricezionale” parla Marco De Marinis in Semiotica del teatro: l’analisi testuale dello spettacolo (Bompiani, 1982, pp. 187 e‎ 282), e di “approccio ricezionale” Maria Luisa Meneghetti nel suo Il pubblico dei trovatori: ricezione e riuso dei testi lirici cortesi fino al XIV secolo (Modena, Mucchi, 1984, p. 30; il termine appare altre due volte nel testo in associazione a ambito, p. 29, e atteggiamenti, p. 37). E, ancora, parlano di “prospettiva ricezionale” (p. 8) e “modalità ricezionali” (p. 80) Gian Paolo Caprettini e Ruggero Eugeni nel loro Il Linguaggio degli inizi: letteratura, cinema, folklore (Torino, Il Segnalibro, 1988). Il 1988 è anche l’anno in cui si pubblica Estetica della ricezione di Hans Robert Jauss (a cura di Antonello Giugliano, introduzione di Anna Mattei, Napoli, Guida, 1988). Si riporta un esempio risalente a metà degli anni ’90:

Ed è forse utile, in chiusura del nostro discorso, riconoscere ciò che è rimasto e ciò che è mutato, nel panorama ermeneutico attuale, della secolare storia ricezionale del testo. Mi soffermerò quindi a riscontrare le maggiori somiglianze e differenze dell’ordinamento delle rime dantesche adottato dalle edizioni correnti rispetto agli ordinamenti precedenti. (Michelangelo Picone, Dante rimatore, “Letture classensi”, vol. 24, 1995, pp. 171-187: p. 185)

Nel nostro secolo la maggior parte delle circa 700 attestazioni sono legate al valore di ‘fortuna di un’opera letteraria’ di ricezione. Ecco un esempio:

A tale proposito occorre sottolineare che […] in questa epoca si assiste alla diffusione di una versione del testo che può essere considerata più un rimaneggiamento di una precedente versione volgare che una redazione vera e propria, e che viene trasmessa, secondo le recenti ricerche condotte da Gualdo, da 5 manoscritti; in questi esemplari il trattato sembra ridursi ad un semplice florilegio, e si adegua ad un nuovo contesto ricezionale. (Sara Bischetti e Marco Cursi, Per una codicologia dei volgarizzamenti.- Il caso di Albertano da Brescia, in Toscana bilingue (1260 ca.-1430 ca.). Per una storia sociale del tradurre, a cura di Sara Bischetti, Michele Lodone, Cristiano Lorenzi, Antonio Montefusco, vol. III, Berlino-Boston, De Gruyter, 2021, pp. 221-246: p. 234; nel volume il termine è usato due volte)

Oltre alla filologia e alla critica letteraria, c’è un altro campo in cui l’aggettivo ha trovato recentemente (così almeno appare dalle testimonianze in Google libri) impiego: quello della religione; ciò è legato all’accezione concernente appunto questo settore assunta da recezione (variante più antica di ricezione): “Il ricevere ciò che viene dato, con riferimento al dono della grazia divina” (cfr. GDLI § 1.1; l’accezione non è presente nella lessicografia sincronica). Questa la prima attestazione reperita:

Nel primo capitolo del presente studio vengono analizzati i concetti di ricezione e carisma sotto il profilo del contesto dell’ecclesiologia conciliare, allo scopo di esaminare il rapporto tra l’azione dello Spirito Santo e la dinamica ricezionale, con riferimento al possibile significato dei carismi per la ricezione ecclesiale. (Christoph Hegge, Il Vaticano II e i movimenti ecclesiali. Una recezione carismatica, traduzione di Domenico Nasini, Roma, Città nuova editrice, 2001, p. 18)

Nel volume si trovano 18 occorrenze dell’aggettivo (12 al singolare e 6 al plurale) , 4 della quali alla sola p. 71 in cui si parla di “corpo ricezionale” e di “processi ricezionali” (3 occorrenze). Di “dinamica ricezionale” parla Mauro Cozzoli nella sua recensione al testo di Hegge pubblicata sulla rivista “Lateranum” l’anno successivo (vol. LXVIII, 2002/1, pp. 170-174). Sulle possibili accezioni di recezione (o ricezione) e, di conseguenza, dell’aggettivo ricezionale in questo campo si rimanda alla voce recezione di Marcello Semeraro in Lexicon - Dizionario teologico enciclopedico, Casale Monferrato, Piemme, 1993, p. 873.

Per quanto riguarda la rete, il motore di ricerca di Google restituisce 1.098 occorrenze di ricezionale (892 al singolare e 206 al plurale), parte delle quali in testi di àmbito filologico reperibili in siti di università o in articoli di riviste scientifiche, con il significato relativo al percorso di assimilazione, studio, fortuna di un’opera presso il pubblico. Si porta ad esempio un passo tratto da una tesi di dottorato in Filologia e Critica discussa presso l’Università di Siena il 23/3/2020:

La componente ricezionale, inoltre, è ormai entrata di diritto negli studi di teoria dei generi letterari: questi ultimi sono infatti considerati come strumenti di mediazione tra l’autore e il suo pubblico, vale a dire come l’orizzonte di attesa grazie al quale l’artista rende riconoscibile la propria opera e attraverso cui il destinatario è chiamato ad interpretarla. (Silvia Rozza, Il sistema dei generi nella poesia lirica romanza medievale, p. 5 e sg.)

Attestazioni si trovano anche nel campo della storia della musica:

al periodo che va dagli anni ’30 dell’Ottocento […] agli albori della prima guerra mondiale, sono stati presi in esame documenti di vario tipo che consentissero di risalire ad un quadro ricezionale quanto più completo: dalla stampa periodica di interesse strettamente musicale-teatrale nonché letterario e culturale generale, alla letteratura monografica […]. (Silvia Bruni, La ricezione di Chopin in Italia fino alla prima guerra mondiale, “Musica Iagellonica”, XI, 2020, pp. 97-128: p. 98)

L’aggettivo risulta poi discretamente usato in relazione al significato di ricezione come ‘accoglienza o accettazione di una persona da parte di una struttura alberghiera o altro ente o struttura assistenziale’ o ‘ufficio che svolge tale funzione’:

Le Rta inoltre permettono di poter essere sfruttate come seconde case, la legge impone solamente la gestione unitaria con un riferimento ricezionale comune […]. (L’UDC sulle residenze turistiche alberghiere a Piombino, Comunicato UDC Piombino su RTA a Salivoli, CorriereEtrusco.it, 22/12/2006)

un considerevole numero di persone che […] accedono alle cure mediche erogate dai sistemi previdenziali di questi ultimi Paesi e sensibile impatto sulla capacità ricezionale delle strutture interessate (Fabrizio Delle Vedove, La mobilità transfrontaliera dei pazienti nell’Unione Europea, tesi di dottorato di ricerca in Diritto dell’Unione Europea, Università degli Studi di Udine, a. a. 2011/2012, p. 15 e sg.)

Così si parla di un caseggiato adibito a “sede ricezionale” di un parco archeologico (Enzo Minio, Ribera: Cercasi benefattore per bagno nella necropoli dell’Anguilla, RiPOST.it, 10/9/2014), oppure di una “struttura ricezionale, pensata per i viaggiatori d’affari mordi e fuggi” (Nuovo centro commerciale a Forlì, Roadhouse e hotel davanti all’A14, ilRestodelCarlino.it, 3/2/2019).

Accade, a volte, che il termine sia affiancato da specificazioni in modo “ridondante” quasi che la sua trasparenza non sia data per scontata, come in questo testo di carattere burocratico:

In questo caso è proprio la capacità ricezionale di un appartamento ad essere abitato da un tot di persone e quindi, a seconda dei metri quadri indicato, viene inserito in una tabella che indica come inadeguato e sovraffollato e quindi il percorso poi dal punto di vista diciamo che ne segue per quanto riguarda l’attività della polizia municipale o di un altro organo di polizia. (Comune di Prato, Consiglio comunale del 27 luglio 2017, p. 41 e sg.)

E in questo senso ricezionale può essere anche un veicolo, in particolare un camper:

Il mio camper ha la stessa disposizione solo che è un mansardato ed essendo in 4 ci troviamo benissimo. Per quanto riguarda l’ALDE diciamo che, sempre a mio modo di vedere, è il non plus ultra del riscaldamento per un veicolo ricezionale, praticamente la serpentina a pavimento che con un liquido trasmette il calore all’interno nel mezzo evitiando condense e parti fredde. (Risposta al messaggio di Ziabb, forumcamperonline.it, 13/5/2012)

Se fin qui abbiamo visto casi in cui l’aggettivo riguarda le possibilità recettive di una struttura o di un veicolo nei confronti delle persone, in questa recensione su Tripadvisor si riferisce invece alle capacità di persone addette all’accoglienza:

L’incompetenza ricezionale […]
Questa recensione è solo e soprattutto per evidenziare l’inadeguatezza dell’organizzazione e del personale preposto ad accogliere gli ospiti (potenziali vettori di successo o fallimento) e farli sentire in vacanza. (Luigi S. recensione su Tripadvisor del 22/6/2016)

Ricezionale si utilizza ancora oggi, benché raramente, in relazione al significato di ricezione legato al campo delle telecomunicazioni; per esempio tra le caratteristiche generali di un Televisore 9 pollici digitale terrestre T2 Tv portatile ricaricabile auto 12v compaiono anche “VHF e UHF ricezionali canali TV e Radio”.

Infine, ricezionale può avere anche il valore di ‘relativo alla ricezione di merci’ o, come nel caso che si riporta qui sotto, ‘alla ricezione di documenti per una particolare procedura’:

  • Scelta modalità ricezionali: ogni cittadino stabilisce la modalità (App, Pagina web, e-mail, bolletta rifiuti) di ricevimento e/o visualizzazione di varie informazioni personali, come la quantità/qualità dei rifiuti prodotti ed eventuali consigli per migliorare, gli ecopunti guadagnati, le premiazioni, ed informazioni di divulgazione pubblica, quali i congressi, gli eventi, gli incontri con gli eco-informatori.
  • Passaggio di informazioni ai cittadini: il comune invia al cittadino sia informazioni personali che informazioni di divulgazione pubblica; le prime vengono ricevute dai cittadini soltanto tramite le modalità di [sic] ricezionali scelte, le seconde vengono divugate [sic] tramite sia le modalità scelte sia modalità pubbliche come i social; (Alice Alosi, La comunicazione come valore aggiunto per il miglioramento nella gestione dei rifiuti: il caso del nuovo servizio KAYT – Know as you throw – nel progetto europeo Waste4think, Tesi di Laurea, Università Carlo Cattaneo - LIUC Scuola di Ingegneria industriale, a. 2017-2018, p. 64; nel testo l’aggettivo compare 5 volte sempre nel sintagma “modalità ricezionale/i”)


E da ricezionale, ricezionalità

Come da ricettivo, tramite il suffisso -ità, si è prodotto il sostantivo astratto ricettività, così da ricezionale si è formato ricezionalità, anch’esso, come l’aggettivo da cui deriva, sconosciuto alla lessicografia consultata.

Nel corpus di Google libri i risultati pertinenti, tutti nel XXI secolo, sono soltanto 3, di cui due della stessa autrice e inerenti allo stesso soggetto:

Un secondo allacciamento che vorrei fare del simbolo al Saggio del Cuoco riguarda la destinazione e ricezionalità sociale e culturale di esso, in ragione della struttura bipolare della nazione Napoletana (Giovanni Battista Bronzini, L’albero della libertà e l’albero della fecondità, in Antonio Cestaro (a cura di), La rivoluzione napoletana del 1799 nelle province in relazione alle vicende storiche dell’Italia giacobina e napoleonica (1799-1815): atti del convegno di Maratea, 15-17 novembre 1999, Osanna 2002, pp. 21-34: p. 32, pubblicato anche in “Lares”, vol. LXVIII, 2002, pp. 427-438: p. 435)

Il Ms. rivela una preoccupazione crescente di carattere compositivo del suo autore, che appare sempre più attento alla costruzione del testo e alla sua ricezionalità. Da Sull’Oceano, che rappresenta una svolta nella scrittura ... (Valentina Bezzi, De Amicis nella “carrozza di tutti”. Note per un viaggio in tranvai, in “Bollettino del C.I.R.V.I. - Centro interuniversitario di ricerche sul Viaggio in Italia, XXIV, 47, gennaio-giugno 2003, pp. 41-97: p. 62)

Una lettera, in parte inedita, inviata a De Amicis dal fisiologo olandese Jacob Moleschot (Boi-Le-Duc 1822 -Roma 1893) nel novembre 1874 offre utili spunti di riflessione sulla ricezionalità della sua scrittura: […]
Così il succedersi dei racconti di viaggio rivela una preoccupazione crescente di carattere compositivo del suo autore, che appare sempre più attento alla costruzione del testo e alla sua ricezionalità. (Valentina Bezzi, Nell’officina di un reporter di fine Ottocento: gli appunti di viaggio di Edmondo De Amicis, Padova, Il poligrafo, 2007, pp. 101 e 105)

In questi passi il significato del termine è probabilmente ‘possibilità, capacità di un’opera culturale di essere recepita dal pubblico nel corso degli anni, di avere fortuna presso il pubblico e la critica’ (con riferimento al valore “crociano” di ricezione). L’àmbito è evidentemente quello della cultura e della critica letteraria in particolare.

Nel web possiamo reperire un unico risultato in cui il termine è interpretabile come ricettività di una località, ovvero la sua ‘capacità di accogliere e ospitare persone venute da fuori’.

Così nel sito Portaled’Italia.it è presentato il comune di Lizzano in Belvedere (Bologna):

Capacità ricettiva
[…] La sua posizione geografica, unita alla bellezza ed all’integrità dell’ambiente naturale che lo caratterizzano, ne hanno fatto con il tempo un rinomato centro turistico estivo ed invernale, in grado di offrire una pluralità di opportunità […]. Su questi monti che vanno dai 600 a 1945 m. del Corno alle Scale, troviamo tutti i comfort più moderni, e un’ottima ricezionalità ed ospitalità in confortevoli hotel. 

Al momento attuale il sostantivo ricezionalità appare come un occasionalismo, ma non è da escludersi che nel campo della critica letteraria e della filologia sia possibile una sua affermazione visto l’uso dell’aggettivo ricezionale in via di consolidamento.

(Ricerche su corpora, dizionari e web effettuate il 28/11/2022; ultimo controllo di Devoto-Oli online 13/2/2023)

Cita come:
Matilde Paoli, Ricezionare, ricezionale e ricezionalità, “Italiano digitale”, XXIV, 2023/1 (gennaio-marzo), pp. .

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