Consulenze linguistiche | OPEN ACCESS SOTTOPOSTO A PEER REVIEW Convegno, congresso, conferenza, seminario, workshop, tavola rotonda e forum: abbiamo davvero tante occasioni di confronto!Raffaella SettiPUBBLICATO IL 14 dicembre 2022
Quesito: Sono davvero numerose le persone che ci hanno chiesto di chiarire le differenze di significato e di utilizzo delle molte parole di cui l’italiano dispone per indicare riunioni e incontri. Convegno, congresso, conferenza, seminario, workshop, tavola rotonda e forum: abbiamo davvero tante occasioni di confronto!Per provare a dipanare la matassa che tiene insieme, e talvolta confonde, i fili semantici di queste parole può essere utile vedere come sono state collocate e organizzate nel Thesaurus. Dizionario analogico della lingua italiana Treccani (Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2018), uno strumento che illustra proprio le relazioni che una parola intrattiene con le altre: che tipo di qualità possono esserle attribuite, a quali concetti viene associata e in quali contesti può ricorrere e con quali altre parole ha un rapporto di sinonimia. Nel Thesaurus la maggior parte dei termini che stiamo analizzando si trova sotto la voce assemblea (p. 86), che rappresenta quello che tecnicamente si definisce iperonimo, ovvero una parola dal significato più ampio che comprende almeno un tratto semantico proprio dei suoi iponimi, parole che condividono con l’iperonimo un tratto di base, ma che poi assumono ciascuna un’accezione più specifica. In questo caso assemblea vale come ‘riunione di persone che si incontrano per discutere o decidere su questioni di interesse comune’ e questa base semantica, lo vedremo, è condivisa pressoché da tutte le altre parole in questione; tra i sinonimi troviamo elencati adunanza, adunata, congresso, consiglio, convegno, raduno, riunione, mentre tra i termini dal significato meno ampio comizio, conferenza, manifestazione, seminario, simposio, tavolo. A partire da queste prime coordinate, nella disamina dei nostri termini inizierei dai due più frequenti nell’uso e più facilmente impiegati come sinonimi l’uno dell’altro: convegno e congresso. In effetti, alla base di entrambi abbiamo il concetto di ‘incontro’, del convenire di due o più persone: convegno (che tra Duecento e Trecento è attestato anche nella variante convegna) è probabilmente un deverbale derivato dalla prima persona singolare del presente del verbo convenire (con passaggio da convengo a convegno, analogo, ad esempio, a contengo > contegno) ‘riunirsi in una stesso luogo’ (c’è però anche chi postula una derivazione dal lat. parlato *convenium, dal verbo convenire, da cui deriva anche conventum, che è alla base di convento); congresso deriva dal latino congrēssu(m), participio passato del verbo congrĕdi ‘avanzare insieme, incontrarsi’. Convegno: Zingarelli 2022 Congresso: Zingarelli 2022 Lo spazio di significato condiviso dalle due parole nell’uso attuale si limita all’accezione di ‘riunione di esperti per trattare ed esaminare argomenti di comune interesse’, quindi quei convegni/congressi scientifici che riuniscono studiosi e hanno come scopo principale quello di presentare e far circolare fra gli addetti di un determinato settore – scienza, arte, medicina, letteratura, ecc. – nuove scoperte, avanzamenti nelle ricerche, metodi e teorie appena messe a punto o in corso di sperimentazione. Dunque per riferirsi a incontri di studio convegno e congresso, nell’italiano corrente, funzionano effettivamente come sinonimi e si ritrovano infatti in alternanza anche nelle espressioni congresso di studi e convegno di studi (in rete, nelle pagine in italiano di Google con una frequenza maggiore convegno di studi, 471.000 occorrenze a fronte delle 289.000 di congresso di studi). La necessità di spazi e tempi stabiliti per l’incontro rappresenta un altro tratto semantico comune, mentre le differenze si giocano in alcuni ambiti specifici in cui convegno risulterebbe troppo generico: in particolare congresso si è “specializzato”, a partire dall’Ottocento, per riferirsi anche a incontri politici e diplomatici di rilevanza internazionale (si pensi solo al Congresso di Vienna, o ai congressi periodici di partiti, di associazioni sindacali o di altro genere). Solo il Vocabolario Treccani inserisce questa accezione come prima insieme a tutte quelle che, in contesti diversi, contemplano comunque una ‘riunione’ di persone. Tra le definizioni appena viste di congresso è registrata, e quindi da considerare ben radicata in italiano, l’accezione di ‘parlamento degli Stati Uniti’ (dall’inglese Congress, spec. United States Congress), non trasferibile ovviamente nel contesto politico-istituzionale del nostro Paese. Nel complesso quindi il ventaglio di significati di congresso risulta più ampio rispetto a quello di convegno e i due termini sono interscambiabili solo per riferirsi a incontri di studio strutturati in tempi e spazi stabiliti. Come altro sinonimo, meno frequente nell’uso, merita un cenno anche simposio, un cultismo derivato dal greco συμπόσιον (composto da σύν ‘con’ e πόσις ‘bevanda’, quindi ‘bere insieme’; anticamente era la seconda parte del banchetto dedicata all’intrattenimento), per estensione divenuto sinonimo di ‘riunione conviviale’ e passato poi, sull’esempio dell’inglese symposium e perlopiù in ambito medico-scientifico, a denominare un ‘convegno di breve durata’ generalmente poco formale e dedicato a un tema molto specifico. La disamina fin qui svolta ci porta agevolmente a conferenza, che si presta bene a un confronto con gli altri termini, poiché, come vedremo, condivide alcune sfumature di significato sia con congresso sia con convegno. Anche l’etimologia di conferenza ha in sé l’idea di ‘riunire, far convergere’ che le deriva dal verbo latino confĕrre (composto da cum + fĕrre, ‘portare insieme riunire’, da cui la voce conferĕntĭa(m), affermatasi nel latino medievale), ma in italiano la parola si afferma più tardi (il GDLI indica le prime attestazioni tra Cinque-Seicento). In questo caso è illuminante il confronto tra due dizionari, Vocabolario Treccani e GRADIT. Vocabolario Treccani Il Vocabolario Treccani ordina la voce dando la precedenza al significato di ‘riunione’ su un argomento definito, anche se poi gli esempi si riferiscono prevalentemente all’unità lessicale superiore (o polirematica) conferenza-stampa, che solo in questa combinazione di parole fa assumere a conferenza il significato specifico di ‘intervista concessa alla stampa da parte degli/delle esperti/e’; il GRADIT – seguendo il criterio della frequenza d’uso nella lingua contemporanea – mette in evidenza come prima accezione quella più ampia di ‘discorso’, nella modalità strutturata di intervento singolo su un argomento specifico da parte di una persona qualificata. Storicamente il significato primario di conferenza è quello di ‘riunione’, più vicino quindi a quello di ‘convegno/congresso’ appena analizzati, tra l’altro in analogia con l’inglese conference, che ha mantenuto secondo i principali dizionari inglesi dell’uso consultabili in rete (Cambridge Dictionary, Collins Dictionary), come accezione principale quella di ‘meeting’ (anglismo sempre più diffuso non solo nel linguaggio sportivo, ma anche come sinonimo concorrente dei termini che stiamo esaminando), quindi ‘incontro, riunione’. Da ‘riunione, incontro’, conferenza è passato a indicare anche il ‘singolo intervento’ all’interno di un congresso/convegno, cosicché potremmo avere un ‘convegno/congresso’ costituito da una serie di singole conferenze ‘discorsi/interventi’. Conferenza è divenuto poi un termine specifico nel linguaggio politico per indicare un organo nazionale o internazionale con facoltà di regolare le relazioni commerciali, economiche, politiche tra i membri coinvolti: la prima citazione in questo senso si rintraccia nel GDLI e riguarda la Conferenza di Loudun, che portò all’omonimo trattato di pace del 1616, di cui parla Giovan Battista Marino in una sua lettera diplomatica del gennaio 1617, ma decisamente più note e determinanti anche per l’affermazione del termine in questa accezione sono le conferenze da cui sono usciti gli assetti internazionali a conclusione dei due conflitti mondiali (la Conferenza di Parigi del 1919, la Conferenza di Yalta del 1945 e la Conferenza di Parigi del 1946). Dalla metà del Novecento il termine conferenza ha iniziato a denominare istituti organizzativi permanenti, con attività periodica regolare, a cominciare dalle conferenze intergovernative (CIG) europee, strumento classico del diritto internazionale (“riunioni per negoziare tra governi e addivenire alla firma di una revisione di un trattato o anche di uno nuovo”, DIZionario dell'Integrazione Europea 1950-2017), che riuniscono i rappresentanti degli Stati membri, fino a essere sempre più utilizzato per riferirsi a organismi con funzione di mediazione, consultazione e raccordo tra istituzioni; o, altro esempio significativo, la Conferenza delle Corti costituzionali europee nata nel 1970 su iniziativa dei Presidenti delle Corti costituzionali di Austria, Germania e Italia. In Italia poi, nel 1983, è istituita la Conferenza Stato-Regioni, una commissione permanente che funziona da sede di confronto e coordinamento tra le prerogative dello Stato e quelle degli enti regionali. In questa specifica accezione conferenza veicola alcuni tratti semantici che la distinguono dai due parziali sinonimi convegno e congresso assumendo un significato più ristretto, specifico e quindi non sostituibile con sinonimi più generici: la durata nel tempo, quindi non più eventi occasionali, ma istituti permanenti, la discussione ristretta ai partecipanti senza confronto pubblico (ma eventualmente con autorevolezza deliberativa) la periodicità regolare degli incontri e la specifica delimitazione delle funzioni e dell’ambito di intervento. Possiamo a questo punto provare a sintetizzare i tratti semantici in base a cui i tre termini si differenziano: il numero dei relatori, in ordine decrescente congresso, convegno, conferenza (se la si intenda come ‘singolo intervento’, come avviene spesso, o forse piuttosto avveniva, prima che l’influsso dell’inglese rilanciasse conferenza come sinonimo di convegno); la durata, per cui un congresso e un convegno sono solitamente articolati su più giorni (per un singolo giorno meglio ricorrere a giornata di studi, che peraltro si usa anche al plurale: giornate di studio, a volte però non consecutive, ma “scadenzate”, diversamente da convegni e congressi), mentre la durata di una conferenza, a seconda dell’accezione, può essere limitata a un singolo intervento (20/30 minuti), può essere analoga a quella di un breve convegno o può essere anche molto estesa nel tempo nel caso delle conferenze permanenti. Sia i congressi che i convegni prevedono in genere la discussione, lo scambio di conoscenze e di opinioni, cosa che non è normalmente contemplata nelle conferenze. Dal punto di vista della produttività lessicale conferenza si distingue dalle altre due parole per la sua presenza in unità lessicali superiori (o polirematiche) che, abbiamo visto, si sono consolidate nel corso degli ultimi decenni: bastano gli esempi più noti, conferenza stampa a conferenza Stato-Regioni, a far notare come queste “composizioni” lessicali siano inscindibili, assumano il loro specifico significato solo in questa forma e, soprattutto, non siano sostituibili dalla singola parola conferenza. Conferenza, insieme a seminario (che ha fornito il “seme”, mi si perdoni il gioco di parole, anche per il neologismo webinar, così diffuso in questi ultimi anni), è inserita dal Thesaurus tra i sinonimi dal significato meno ampio di assemblea e dei suoi sinonimi più stretti, tra cui si trovano congresso e convegno. Vediamo quindi quali elementi del significato di seminario non siano sovrapponibili a quelli degli altri termini e quindi cosa renda questa parola specifica. L’origine è da ricercare nel latino semen, -inis ‘seme’ da cui seminarĭu(m) ‘semenzaio, vivaio’, quindi coltura estesa di semi per far germogliare piante. Cronologicamente, questo è il primo significato anche in italiano (con attestazioni dai primi del Trecento), ormai però caduto in disuso e sostituito appunto da semenzaio o vivaio; più tardo – si afferma nel XVI secolo con le disposizioni del Concilio di Trento –, ma più resistente e ancora corrente il significato di ‘istituto per la preparazione spirituale e culturale degli aspiranti al sacerdozio’, che, per estensione, è arrivato a coprire anche il valore di ‘luogo in cui si formano i giovani destinati a compiere una precisa missione o a specializzarsi in una disciplina o arte’. C’è poi un’altra accezione, di ambito prettamente universitario, che si è affermata in italiano per influenza del tedesco Seminar così registrata per la prima volta dal Tommaseo (Tommaseo-Bellini): “In Germ., nel senso gen., Seminarii, anco laicali, quasi semenzai d’ingegni che professeranno tale o tal disciplina”. Si tratta proprio di quelle lezioni (o cicli di lezioni) e/o esercitazioni di approfondimento su un argomento specialistico, tenute da professori o da ricercatori, con la partecipazione attiva di gruppi ristretti di studenti, molto diffuse nelle nostre Università almeno fino agli anni Novanta del secolo scorso (sostituite in parte dagli attuali laboratori). In questo senso, dalla metà del Novecento, si è diffuso anche l’anglismo workshop, propriamente ‘laboratorio’, nato e diffuso in ambito teatrale e artistico, poi esteso anche a momenti di approfondimento interni a corsi di carattere generale e di convegni. Tornando a seminario, possiamo notare inoltre che, benché condivida con gli altri termini in esame il concetto di ‘gruppo riunito intorno a un argomento di interesse comune’, è senz’altro meno adatto, e decisamente meno usato, per riferirsi a convegni e congressi secondo le accezioni condivise viste prima. Ciò nonostante, l’espressione seminario di studi si è fissata e diffusa per indicare incontri su argomenti specifici strutturati come convegni/congressi ed è del tutto accettabile se il contesto ne rende trasparente il significato. Ci sono poi altre forme riconducibili al campo semantico, ancora più esteso, della discussione di cui tavola rotonda e forum sono tra le più diffuse. Entrambe le parole hanno precedenti illustri e sono ben radicate nella tradizione europea: l’espressione tavola rotonda nasce dal francese antico roonde table, che indicava il leggendario circolo di cavalieri della corte di re Artù; le adunanze avvenivano intorno a una tavola di forma rotonda, simbolo cavalleresco della perfetta uguaglianza dei partecipanti. Attraverso l’inglese (round table) l’espressione ha assunto il significato moderno di ‘incontro di un numero limitato di esperti su un determinato argomento’, conservando però l’idea di parità di competenza e di diritti riconosciuta ai relatori. Rispetto a convegno/congresso la tavola rotonda si distingue per tempi più contenuti, sia complessivamente sia per ogni singolo intervento, e per una gestione diversa della discussione, per cui il confronto è solitamente ristretto ai relatori (e non al pubblico come avviene nei convegni/congressi), spesso coordinati da un moderatore “neutrale”. Molto più recente l’affermazione, nel linguaggio politico e giornalistico, di tavolo nell’accezione figurata di ‘luogo, occasione di incontro tra gruppi politici, parti sociali, rappresentanti di organismi istituzionali per trattare e cercare un accordo su questioni di urgente risoluzione’ (Vocabolario Treccani online); il termine si incontra normalmente in espressioni quali tavolo di trattativa, di mediazione, delle regole, da cui risulta evidente che incontri di questo tipo siano di ambito tecnico, politico-strategico più che di confronto culturale e di ricerca. Forum è un latinismo, originariamente ‘piazza, fòro’, che nell’antica Roma indicava il luogo pubblico per eccellenza dove si svolgevano le attività principali della comunità, tra cui i processi, celebrati pubblicamente: da qui resta il fòro che ancora oggi indica con una certa solennità il ‘tribunale’ o ‘l’insieme di coloro che esercitano la professione legale’. Riconducibile a questa originaria accezione è il titolo, Forum appunto, di una fortunata e longeva trasmissione televisiva (ancora in onda dal 1985) in cui due contendenti affidano la risoluzione di un contrasto giuridico a un arbitro che formula la sua “sentenza”. Nell’accezione attuale di ‘riunione pubblica per discutere argomenti d’interesse culturale, sociale, politico’ ci arriva anch’esso tramite l’inglese e si afferma in italiano dalla seconda metà del Novecento per diventare, con l’avvento di Internet, la denominazione delle piazze virtuali, di quei luoghi di incontro e discussione su temi condivisi tanto in voga fino a quando sono stati in buona parte soppiantati dai social media. Per questa “vocazione” mediatica (già radicata in TV, prima della rete), forum, rispetto a tavola rotonda, ha assunto una connotazione che lo rende preferibile a indicare discussioni su temi di attualità, in una forma divulgativa e accessibile anche a non specialisti. Provando a tirare le fila di questa lunga carrellata, per dare qualche risposta mirata ai nostri molti interlocutori, ecco qualche minima indicazione pratica:
A questo punto non ci resta che scegliere in che forma vogliamo confrontarci!
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