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SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

Mi sento fortunato di o fortunato a? E se fossi fortunato in?

Caterina Canneti

PUBBLICATO IL 02 marzo 2022

Quesito:

Sono questi i dubbi posti da tre lettori riguardo alla scelta della preposizione a seguito dell’aggettivo fortunato: “sono stato fortunato al test o nel test”? E soprattutto, “mi sento fortunato a conoscerla o di conoscerla”? “Sei fortunato di essere qui o a essere qui”?

Mi sento fortunato di o fortunato a? E se fossi fortunato in?

Nella sua risposta del 14 dicembre 2007 sull'uso delle preposizioni, Manuela Cainelli aveva osservato che “ci sono casi in cui le preposizioni risultano essere intercambiabili in quanto, pur con lievi sfumature nei tratti semantici, esse possono esprimere una medesima funzione”.

Si parla, dunque, proprio di questo: l’uso di una preposizione piuttosto che un’altra in seguito all’aggettivo fortunato spesso sta alla scelta del parlante. Questa situazione si verifica, in particolare, nei casi relativi all’utilizzo delle preposizioni semplici seguite da verbo all’infinito, le quali introducono appunto una proposizione implicita di valore causale che si regge proprio sull’aggettivo fortunato (fortunato di essere, fortunato ad avere…), oltre che negli usi riferiti al complemento di limitazione e nelle formule di cortesia.

Non è raro, infatti, che ci si possa sentire fortunati per un incontro, per un amore, per un’amicizia, per una vincita; oppure fortunati al test, alla gara; o addirittura fortunati in qualcosa in particolare. Ma anche fortunati di essere qui o di aver avuto qualcosa, oppure fortunati ad aver avuto l’opportunità, a essere stati presenti; o anche per averti incontrato, per aver conosciuto, per aver potuto

Proveremo a far luce su questi aspetti per illustrare gli usi delle preposizioni che seguono l’aggettivo fortunato e per individuare quali significati si associano a esse in differenti contesti.

Fortunato di, in, per, a + nome: complemento di limitazione

Riguardo ai casi relativi all’uso della preposizione seguita da nome ci si riferisce al complemento di limitazione. A questo proposito, si ricorda l’espressione sfortunato al gioco, fortunato in amore, attestata anche nel Nuovo Devoto-Oli 2021 alla voce sfortunato. La Grammatica italiana Treccani indica proprio l’utilizzo equivalente delle preposizioni di, in, per, a nel complemento di limitazione, e questa può essere già una risposta per i lettori che si sono chiesti se è più corretto sentirsi fortunato al test o nel test.

Nel VOLIT, s.v. amore, si legge tra i proverbi che chi è sfortunato al gioco, è fortunato in amore; tale utilizzo è ampiamente attestato anche nella BIZ, in testi sette e ottocenteschi:

sempre fortunato in amore (Carlo Goldoni, Il bugiardo, 1750, at. 1, sc. 8);

era maritata a un uomo piacente e già fortunato in amore (Niccolò Tommaseo, Fede e bellezza, 1840, libro I);

Fortunato in amor non giochi a carte, insegna il proverbio… (Luigi Capuana, Giacinta, 1889, 3.8).

L’espressione si trova anche nella letteratura contemporanea, come si vede da queste testimonianze rintracciate in Google libri:

e con provocazione incomparabile si dichiara, senz’altro, «fortunato in amore». (Mario Bortolotto, Wagner l’oscuro, Milano, Adelphi, 2003);

così compito al tavolo di gioco dove sempre vinceva dando ragione al detto che chi è fortunato in amore non deve giocare… (Piero Chiara, Il rispetto della legge e altri racconti, Milano, SE, 2007); 

È tutto il contrario, invece: sfortunato in soldi, sfortunato in amore, fortunato in soldi, fortunato in amore, ma in che mondo vivi, Joseph K.? (Giuseppe D’Ambrosio Angelillo, Spinoza se ne va in Terra Santa, Milano, Acquaviva, 2009).

Si tratta, dunque, di un utilizzo cristallizzato, ovvero di un uso che ricorre nella lingua sempre negli stessi termini e che ha anche precedenti in letteratura, come appena visto, ma anche in altri settori, come quello giornalistico:

Ma mentre il novellino, più fortunato in amore, vanta la sua rigida opposizione al regime di Milosevic… (Franco Quadri, Storie di profughi in crisi di identità, Repubblica.it, 9/6/1999);

Infatti, chi è fortunato in amore e sfortunato nel gioco, farà bene a non tentare la sorte per parecchi giorni di seguito (Augusto Cavadi, Le avventure telefoniche negli uffici palermitani, Repubblica.it, 4/4/2007);

e Icardi, figuriamoci, è fermo per il solito infortunio da cui non guarisce mai ma se non altro, sfortunato al gioco, è fortunato in amore… (Andrea Sorrentino, L’Inter non riesce più a vincere, il Chievo a San Siro si prende l’1-1, Repubblica.it, 14/1/2014).

In generale, dunque, se si escludono gli utilizzi cristallizzati (come per il caso appena visto), l’uso delle preposizioni semplici nel complemento di limitazione risulta intercambiabile.

Fortunato di, a (e anche per) + infinito: reggenza verbale di fortunato

Il caso delle preposizioni che seguono l’aggettivo fortunato nei significati che prevedono una reggenza verbale di modo infinito si rivela piuttosto complesso, proprio per la già attestata possibilità di utilizzare le preposizioni in modo equivalente (da qui, infatti, le incertezze che possono nascere nei parlanti). Come osservano i lettori, infatti, non è raro che si sentano frasi del tipo: “Sono molto fortunato di avere come madre una donna fantastica” o “Sei fortunato di essere qui”, nelle quali la preposizione di potrebbe anche essere sostituita con a: “Sono molto fortunato ad avere come madre una donna fantastica” e “Sei fortunato a essere qui”.

Si offre a questo proposito una rassegna di esempi riguardanti l’uso delle preposizioni semplici nella reggenza di fortunato in vari settori della lingua.

- Letteratura

Nella lingua letteraria la preposizione di costituisce l’uso prevalente nella reggenza di fortunato con verbo all’infinito. Ad esempio, nel GDLI, s.v. fortunato come aggettivo, si trova il seguente passo del romanzo Eros di Giovanni Verga (Milano, Brigola, 1875):

Quel ragazzo è stato fortunato di avere un parente che si occupasse dei suoi affari.

Ma si trovano anche altri esempi, quali:

il menante che scrive le presenti cose è stato fortunato di averne una per onesto prezzo (Traiano Boccalini, Ragguagli di Parnaso, 1615, ragguaglio primo, BiBit);

ella è ben fortunato di aver un allievo che le fa onore! (Ippolito Nievo, Le confessioni di un italiano, 1867, cap. VII, id.);

Alla riconoscenza che, con tutti gli amici dell’umanità era fortunato di doverle, Ella ha aggiunto un titolo particolare col dono dello scritto, di cui Le è piaciuto onorarmi (lettera di Alessandro Manzoni a Giuseppe Barellai, 4/12/1869, id.);

In quanto a me, mi stimerei ben fortunato di dare tutto il mio sangue per vederlo risalire sul trono (Carlo Collodi, Racconti delle Fate, 1875, LIS);

La Duchessa trovò ch’era un abbominio, e che Drollino avrebbe dovuto stimarsi ben fortunato di cedere (Memini, Mia, 1890, id.).

Alcune ricerche su Google libri dimostrano che anche nella letteratura e nella saggistica contemporanea si hanno esempi di fortunato di:

don Giuseppe poteva dirsi fortunato di avere un superiore che era un padre e un fratello (Adriana Zarri, Vita e morte senza miracoli di Celestino VI, Parma, Diabasis, 2008);

Fortunato di non avere feccia sanguinaria e spietata come questa appena fuori del tuo mondo (Simon Scarrow, La spada di Roma, Roma, Newton Compton, 2011);

Mi sento anche fortunato di aver lavorato ancora con Michelle Howry (Henry Emmons, David Alter, Una mente sempre giovane, Milano, Feltrinelli, 2018).

Quanto alla preposizione a, si trova un solo esempio letterario nella BiBit, dai Libri della famiglia di Leon Battista Alberti (quarto libro, pubblicato nel 1440), il primo in ordine cronologico:

Ma in me el non essere più che allora mi fussi abiente e fortunato a potere supplire alle molte che forse bisognavano spese e liberalità.

Altri risultati letterari si rintracciano in Google libri; uno è del 1854:

Ma siamo in miserie grandi; e io poco fortunato a brigare (Epistolario di Pietro Giordani edito per Antonio Gussalli […], vol. III, Milano, Borroni e Scotti, 1854)

Mentre la maggior parte proviene da testi degli ultimi anni:

Sei fortunato a esserci ancora, e non hai il coraggio di chiedere aiuto (Wu Ming, Grand river, Milano, Rizzoli, 2008);

posso dire di essere stato davvero fortunato a crescere in una famiglia che mi ha trasmesso la maggior parte dei valori sui quali si fonda tuttora la mia esistenza. (Sergio Bambarén, Lettera a mio figlio sulla felicità, Milano, Sperling & Kupfer, 2020);

Woz è stato fortunato a mettersi in società con un evangelista (Kevin Lynch, Steve Jobs. Una biografia illustrata, Milano, Mondadori, 2019).

Fortunato a, inoltre, compare nel numero 1562 del famoso fumetto “Topolino”:

sono stato fortunato a trovare ancora un biglietto! (3/11/1985).

Dalla BIZ emerge anche l’utilizzo della preposizione per in alcuni testi letterari tra Settecento e Ottocento:

Per altro sono assai fortunato, per aver ritrovato in voi un uomo di vera puntualità (Carlo Goldoni, Il cavaliere di buon gusto, 1750, at. 1, sc. 7);

V’è chi è abbastanza fortunato per avere un carretto con due meschini cavalli (“Il Conciliatore”, 1819, n. 19).

Ma anche nella saggistica contemporanea, come dimostrano alcune ricerche su Google libri:

il quale si ritiene fortunato per essere scampato allo sterminio perpetrato a danno degli ebrei (Luigi Dei, Voci dal mondo per Primo Levi. In memoria, per la memoria, Firenze, FUP, 2007);

Si dice contento e fortunato per avere sempre incontrato brava gente (Evelyne Van Heck, Passaggi di terre e identità. L’identità nella migrazione: uruguaiani in Italia, Roma, Aracne editrice, 2009);

e mi ritengo molto fortunato per aver potuto lavorare in un conservatorio con ragazzi motivati (Firenze e la musica italiana del secondo Novecento. Le tendenze della musica d’arte fiorentina, a c. di R. Cresti e E. Negri, Firenze, LoGisma, 2004).

- Stampa

Testimonianze di fortunato di si rintracciano tra le pagine della “Repubblica”, nell’archivio online a partire dal 1984:

e mi reputo anche fortunato di aver goduto nella mia ancora breve carriera dei consigli di Boniperti e dell’avvocato Agnelli (Gianni Minà, ‘Eppure io sono mio’, “la Repubblica”, 19/8/1984);

sono fortunato di aver potuto fare tutto quello che volevo con la musica (Ernesto Assante, Sua altezza la musica del diavolo, ib., 21/6/1994).

Provo a stare dentro i suoi nove anni e sentire tutti che dicono come sei fortunato di essere arrivato fin qui (Concita De Gregorio, Nel mondo degli adulti dove i bambini si perdono, Repubblica.it., 12/2/2014);

Ian McKellen sui social: “Mi sento fortunato di aver avuto il vaccino” (ib., 17/12/2020).

Abbiamo alcuni esempi anche di fortunato a:

Diciamolo ancora, io sono stato fortunato a guidare questa nazionale (Gianni Mura, La Corea scopre l’azzurro: l’Olimpica contro il Guatemala, corpus Repubblica, 1988);

Sono stato fortunato a nascere negli anni del rock e non del valzer (Antonio Scuteri, Infanzia, infanzia difficile, ib., 1995);

Sono stato fortunato a cominciare a lavorare quando questi artisti erano ancora in vita (Paolo Vagheggi, Intervista a Anthony Caro, che espone a Venezia, ib., 1999).

Altri di fortunato per:

fortunato per aver trovato persone capaci di scuotermi, di aiutarmi a non mollare (Pietro Visconti, Parma, la storia di un tossicodipendente che era sieropositivo e che adesso è guarito, corpus Repubblica, 1988);

l’onorevole Forlani è stato fortunato per avere ricordato che chi scioglie il Parlamento è il presidente della Repubblica (Barbara Palombelli, La crisi del sistema, ib., 1991);

Sono stato fortunato per avere visto la Patagonia di Giovanni De Agostini (Mario Fossati, L’ultimo libro, un’intervista, la replica di Messner, ib., 1995).

Si noti che molte di queste attestazioni provengono da interviste, quindi da testi trascritti dal parlato.

- Rete

Fortunato di ha una certa ricorrenza anche in rete. Le pagine indicizzate da Google forniscono diverse attestazioni: in particolare, la ricerca della stringa “sono fortunato di essere” tra le pagine in italiano produce 2.020 risultati (al 10/5/2021), mentre per “sono fortunato di avere” si hanno 1.330 risultati.

Si vedano, inoltre, attestazioni nelle riviste digitali, nei forum e nei blog, come dimostrano questi esempi raccolti nel corpus CoLIWeb:

dipende se sei fortunato di trovare il modello ben fatto o meno (commento in problema focheggiatore newton 200/1000 sul forum Coelestis – il forum italiano di Astronomia, trekportal.it, 8/5/2013);

Mi ritengo fortunato di essere vissuto in un periodo in cui si potevano vedere imprese astronautiche veramente di rilievo (post Missioni spettacolari: quale futuro?, forumastronautico.it, giugno 2006).

Nell’àmbito di internet, però, è l’uso di fortunato a ad avere la meglio: Google, infatti, restituisce 1.800 risultati per la stringa “sono fortunato a essere” e ben 9.980 per “sono fortunato ad essere” con d eufonica; per la stringa “sono fortunato ad avere” si hanno 8.910 risultati, oltre a 53 risultati per “sono fortunato a avere”.

Nel corpus CoLIWeb si individuano altri esempi di fortunato a raccolti dalla rete, sempre tratti da forum e da riviste digitali:

Ancora una volta, posso dire di essere stato molto fortunato a trovarmi nel posto giusto al momento giusto (La Transavanguardia? Solo un’etichetta. Da New York Francesco Clemente attacca ABO, artribune.com, 2/10/2016);

da quello che ho capito sono fortunato a incominciare con esso (commento in zeiss west germany dialyt 8x56 b T* sul forum Coelestis – il forum italiano di Astronomia, trekportal.it, 9/12/2020);

oggi invece si è fortunati a vedere inizio e conclusione (post Caro spazio, ma “come” ci costi?, su forumastronautico.it, giugno 2008);

Numeri a parte, se penso al panorama web di dieci anni fa, mi sento fortunato a lavorare oggi (Antonio Prudenzano, Più riviste letterarie che lettori? Un’inchiesta, illibraio.it, 27/7/2016).

Si rintraccia, poi, qualche altro esempio riguardo a fortunato per, sempre tra le attestazioni del corpus CoLIWeb:

fortunata per essere riuscita ad entrare […] ed aver preso parte attiva […] ad un evento oserei dire davvero unico per il nostro settore (dai commenti all’articolo Edifici a Energia Quasi Zero, 2mila tecnici per la tappa di Roma, edilportale.com, 10/6/2011);

Quindi puoi reputarti assai fortunata per aver potuto vedere il tuo filodendro fiorito (post Filodendro, in giardinaggio.it).

Sempre nello stesso corpus, si segnalano addirittura esempi in cui fortunato regge una proposizione infinitiva introdotta da preposizione articolata costituita da in + articolo determinativo:

Josef sosteneva di esser fortunato nel fare il lavoro migliore del mondo (Antea Raucci, Il triste annuncio di Mark Zuckerberg: è morto Josef Desimone, lo chef di Facebook, Dissapore.com, 23/7/2013);

Sono stato davvero fortunato nel ricevere un così grande supporto da molti esponenti, anche importanti, del mondo della moda (Sara Pizzi, Matthew Adams Dolan: Primavera Estate 2018 oltre l’American Style, Vogue.it, 9/10/2017).

Si dimostra molto chiara, dunque, l’estrema variabilità nell’uso della preposizione nelle reggenze di fortunato attestate in rete.

- Parlato

Per quanto riguarda l’italiano parlato, non si hanno a disposizione molti esempi. Nel corpus LIP, si ha un solo risultato, relativo a fortunato a, localizzato a Roma, in un testo di tipo C (scambio comunicativo bidirezionale con presa di parola non libera faccia a faccia):

quando lui dice a Benito Cereno che lui è fortunato ad avere uno schiavo che lo che lo aiuta in questo modo

Un altro risultato si rintraccia nel corpus CIP, in un passo estratto da una conversazione informale sulle serie TV (risalente al 5/8/2019):

io sinceramente mi sento un pizzico fortunata a non seguire una serie così seguita

Mentre nel corpus PEC si segnala un verso tratto da una canzone di Tiziano Ferro (Il bimbo dentro, 2001):

Sarei fortunato ad averti qui.

C’è poi una battuta tratta dal film Oggi sposi (2009):

Mio padre è molto fortunato a sposarti.

Un’altra dalla fiction Tutti pazzi per amore (2010):

Lei è perfetta, sono stato fortunato ad averla incontrata.

E un estratto da una lezione universitaria del 2010:

Già uno è fortunato a vivere a Roma, per esempio, perché a Roma, in un modo più o meno istituzionale, si possono generare quelle condizioni per essere coinvolti a vario livello, con interlocutori credibili in progetti come questo.

In questi casi l’uso parlato si orienta sulla preposizione a. Ma sempre nel corpus PEC si rintraccia anche un’intervista del 2007 nella quale, invece, compare fortunato di:

Mi ritengo fortunato di aver lavorato con lui perché l’ho apprezzato molto e perché c’è stata una stima reciproca

O addirittura fortunato in (in forma di preposizione articolata) nel corso di un’arringa giudiziaria del 2008:

ci sono passaggi nell’ esame di Toccafondi dove riteneva di essere stato fortunato nell’espletare la propria funzione medica.

Anche in questo caso, trattandosi di contesti informali, ricorre principalmente l’utilizzo della preposizione a, seppure non manchino esempi nei quali compaiono di o in.

La reggenza di fortunato nelle formule di cortesia

Oltre ai casi finora illustrati, è importante notare che ci sono alcune situazioni nella reggenza di fortunato nelle quali viene meno la condizione di intercambiabilità delle preposizioni, in particolare nell’utilizzo della preposizione di: alla voce fortunato come aggettivo, infatti, i dizionari riportano il più delle volte esempi in cui di ricorre prevalentemente nelle formule di cortesia (dunque, in contesti in cui il registro linguistico è più alto). Si veda, infatti, Garzanti 2007: “fortunato di conoscerla”; il Sabatini-Coletti 2008: “fortunato!, fortunatissimo! (sott. o esplicito: di conoscerla, di fare la sua conoscenza), formule un po’ desuete di presentazione”; o il Grande Dizionario italiano di Aldo Gabrielli del 2011: “Formula di cortesia usata nelle presentazioni: f. di conoscerla!”. Anche nel GRADIT ci si riferisce all’uso di fortunato nelle formule di cortesia, come si vede nel seguente esempio: “in formule di cortesia: fortunato di conoscerla!, di fare la sua conoscenza!”. Si segnala anche un esempio con la preposizione a: “mi considero fortunato ad aver trovato questo lavoro”, anche se, tutto sommato, per le formule di cortesia l’uso prevalente (a quanto pare, quindi, molto meno soggetto alla scelta dei parlanti) sembra essere quello legato alla preposizione di.

Uno sguardo d’insieme sulle reggenze verbali di fortunato

Gli utilizzi appena illustrati riguardo alla reggenza verbale di fortunato offrono una panoramica quanto più variegata possibile riguardo alla scelta delle preposizioni semplici. Chi scrive, infatti, si sente fortunato di aver goduto, di aver potuto fare o di aver avuto, di dare o di aver lavorato; ma si sente anche fortunato a potere, a esserci ancora, a crescere, a trovare, a incominciare o a vedere, oltre che per aver potuto, per avere, per essere riuscito, per aver ritrovato. E in alcuni casi, addirittura, fortunato nel fare o nel ricevere, in una costruzione con preposizione articolata (costruita con la preposizione semplice in), ricorrente in contesti linguistici meno sorvegliati.

In tutte le situazioni illustrate, dunque, è semplice dimostrare che le preposizioni semplici di, a, per possono essere spesso equivalenti, anche se si notano certamente preferenze di utilizzo in certi contesti. La lingua letteraria, infatti, propende maggiormente per l’utilizzo della preposizione di e anche nelle formule di cortesia l’uso della preposizione di è quello segnalato dalla maggior parte della lessicografia. Nei contesti informali o nel parlato, invece, si è più inclini all’uso di a o per.

Nelle grammatiche si parla soprattutto di di e a: Maria Teresa Guasti, nella sezione dedicata al sintagma aggettivale in Renzi-Salvi-Cardinaletti 1995, ricorda che “i complementi possono essere rappresentati, oltre che da sintagmi preposizionali, anche da una frase infinitiva introdotta dalle preposizioni di o a” (vol. II, p. 328). Ma la nostra analisi ha voluto estendere l’osservazione anche agli utilizzi della preposizione per, più spesso rintracciata, in effetti, nei contesti informali.

Dunque, è certo che i parlanti possono usare tutte e tre le preposizioni (di, a, per e altre preposizioni, in certi contesti) in maniera sostanzialmente equivalente. La struttura linguistica che si nota, infatti, costituita dall’aggettivo fortunato, dalla preposizione scelta e dal verbo all’infinito, ha sempre valore causale: posso ritenermi fortunato per il fatto che ho vissuto a New York (di aver vissuto, ad aver vissuto o anche per aver vissuto), oppure perché ho avuto l’opportunità di conoscere una persona che mi è particolarmente cara (di aver conosciuto, ad aver conosciuto, per aver conosciuto).

Si potrebbe quindi giungere alla seguente conclusione: la reggenza verbale all’infinito dell’aggettivo fortunato è più spesso retta dalla preposizione semplice di nei repertori linguistici e lessicografici più recenti, nella lingua letteraria e in contesti più specifici (e formali), quali le formule di cortesia. Ma non è raro che fortunato di compaia anche in contesti di lingua scritta meno sorvegliata (nei giornali, nei forum o nei blog) accanto a fortunato a, che ha invece meno attestazioni nella lingua letteraria e molte di più nei contesti informali (i risultati emersi dalla verifica delle occorrenze su Google sono certamente inequivocabili), oltre che nel parlato, talvolta accanto a fortunato per (mentre fortunato nel + infinito è marginale).

La questione, dunque, potrebbe essere rimessa in larga parte alla sensibilità dei parlanti, confermando quanto specificato già all’inizio di questa risposta sull’intercambiabilità dell’uso delle preposizioni.

Nota bibliografica:

  • Aldo Gabrielli, Grande Dizionario Hoepli italiano, a cura di Massimo Pivetti e Grazia Gabrielli, Milano, 2020.
  • Maria Teresa Guasti, La struttura interna del sintagma aggettivale, in Grande grammatica italiana di consultazione, a cura di Lorenzo Renzi e Giampaolo Salvi, vol. II – I sintagmi verbale, aggettivale, avverbiale. La subordinazione, Bologna, Il Mulino, 1991, pp. 321
  • Limitazione, Complemento di, in La grammatica italiana (2012), Istituto della Enciclopedia italiana.
  • Luigi Rezzi, Il sintagma proposizionale, in Grande grammatica italiana di consultazione, a cura di Lorenzo Renzi, vol. I – La frase. I sintagmi nominale e preposizionale, Bologna, Il Mulino, 1988, pp. 507-534.

Cita come:
Caterina Canneti, Mi sento fortunato di o fortunato a? E se fossi fortunato in?, “Italiano digitale”, XX, 2022/1 (gennaio-marzo), pp. .

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