Consulenze linguistiche

A vento o controvento? Le portiere che furono

  • Matteo Mazzone
SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

DOI 10.35948/2532-9006/2022.18755

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Quesito:

Alcuni dei nostri lettori ci chiedono informazioni riguardo al corretto utilizzo dell’avverbio controvento e della locuzione aggettivale invariabile a vento in riferimento al verso di apertura delle portiere delle autovetture.

A vento o controvento? Le portiere che furono

L’affascinante mondo delle auto d’epoca può offrire spunti di riflessione linguistica riguardo alla denominazione di alcune componenti strutturali oggi non più in uso. Partecipando a manifestazioni sportive o a raduni domenicali, nelle quali il minimo comune denominatore è la passione per i veicoli vintage, non è raro vederne alcuni dotati di portiere che presentano il verso di apertura contrario a quello delle attuali automobili. Nella mèsse dei modelli che presentano questa particolare soluzione meccanica possono comparire delle Fiat “500 Topolino” e qualche Fiat “600 Multipla”, o ancora alcune Lancia “Appia” e magari anche un’elegante Lancia “Aprilia”. Tutte auto, queste, dotate di portiere a vento oppure di portiere controvento?

La scelta terminologica pare essere un dubbio che attanaglia non solo gli appassionati di auto d’epoca, ma anche gli “addetti ai lavori”. Da una prima e rapida incursione nel mondo della rete non è possibile ricavare nessuna risposta certa: l’utilizzo delle espressioni portiera a vento e portiera controvento risulta assolutamente arbitrario e casuale. Ad esempio, alcuni dei più importanti siti specialistici che si occupano della vendita di auto d’epoca adottano, nei loro annunci, l’avverbio controvento, come dimostra il sito di Autobelle, e la stessa dicitura portiera controvento è il titolo di un articolo di Fabio Gemelli inserito all’interno del sito di motor1 e nel quale sono analizzate le origini, la fortuna e il declino di questa tipologia di portiere. Di contro, le portiere a vento diventano un argomento di discussione nel Forum del sito Fiat 500 Club Italia.

L’uso indifferenziato delle espressioni portiera a vento e portiera controvento si ritrova anche in testate giornalistiche e in riviste specialistiche tra le più conosciute dagli appassionati dei motori a quattro ruote. In un articolo pubblicato il 20 maggio 2020 sul sito di “Ruoteclassiche”, in cui sono analizzate le qualità meccaniche e tecniche di un’icona della casa automobilistica torinese come la Fiat “1500”, leggiamo:

La Fiat 1500 si delineava come una delle vetture più avanzate nei primi anni ’30. La 1500 era proposta in due configurazioni “di fabbrica”, berlina 4 porte senza montante, con le porte posteriori controvento e Cabriolet 2 porte, anche in questo caso con porte controvento. (Giancarlo Gnepo Kla, Fiat 1500, Streamline all’italiana, 20 maggio 2020)

Da notare che nel brano appena citato è utilizzata l’espressione porte controvento, del tutto sinonimica a portiere controvento. Ancora in uno scritto edito su “Ruoteclassiche”, stavolta dedicato alla vendita di auto d’epoca presso la Casa d’aste Pandolfini di Firenze, oltre alla splendida Alfa Romeo “6C 2300 Turismo” appartenuta a Gabriele D’Annunzio, tra i veicoli che i compratori si sono aggiudicati compare anche

[…] una Fiat 500 D del 1965 perfettamente restaurata, una delle ultime con portiere controvento e carrozzeria trasformabile, con la capote che libera completamente il tetto. (Redazione Ruoteclassiche, Asta Pandolfini, l’Alfa Romeo “Soffio di Satana” conquista Firenze, 28 settembre 2017)

La terminologia che chiarisce la modalità di apertura delle portiere incernierate sul retro dell’auto cambia, invece, in un’altra rivista specialistica come “Quattroruote”: qui all’impiego di portiere controvento si affianca quello di portiere a vento. Tale tipologia di apertura è stata recentemente riproposta per alcune automobili di lusso (come la Rolls-Royce “Phantom”), per altri veicoli accessibili al mercato medio (come la nuova Fiat “500 Trepiuno”) e, infine, per taluni prototipi o concept car (come la Kia “Naimo”). I due esempi seguenti, tratti dalla stessa testata giornalistica, mostrano l’interscambiabilità nell’uso delle due espressioni:

In passato diversi costruttori hanno scelto di utilizzare delle portiere posteriori controvento per migliorare l’accessibilità all’abitacolo delle proprie vetture. Oltre ai vari modelli della prima metà del secolo scorso, recentemente sono tornate in voga le portiere “ad armadio” per i pick-up e per modelli di nicchia, come la Mazda RX-8 e la Hyundai Veloster. (Mirco Magni, Fiat 500. Nuove indiscrezioni sulla “Trepiuno”, 30 settembre 2020)

Un aspetto […] che ha reso noti questi sportelli soprattutto come “suicide doors”, ovvero “porte suicidio”. Sono però conosciuti anche come “coach doors” (“porte carrozza”) e portiere a vento (aprendole in marcia andrebbero nella stessa direzione del flusso d’aria). Se poi si facesse riferimento a un sistema di accesso all’abitacolo che prevede, davanti, portiere tradizionali e, al posteriore, sportelli incernierati sul retro, si potrebbe parlare di una configurazione ad ante d’armadio. (Alessandro Mirra, Suicide doors. Quelle curiose portiere dal fascino vintage, 22 ottobre 2020)

Come si vede, il mondo della rete non aiuta a dirimere la questione terminologica. È opportuno, invece, fare chiarezza sui significati assunti dall’avverbio controvento, qui usato in funzione di aggettivo invariabile, e dalla locuzione aggettivale invariabile a vento tramite la consultazione dei principali dizionari sincronici, storici ed etimologici della lingua italiana. Il più rappresentativo e ricco dizionario dell’italiano odierno, il GRADIT, registra il lemma controvento con il senso di qualcosa che si muove ‘in direzione contraria al vento’. Una definizione molto simile si riscontra nello Zingarelli 2021, che riporta per controvento quella di ‘in direzione contraria a quella verso cui spira il vento’. Tra i dizionari storici, solo il GDLI registra a lemma l’avverbio controvento specificandone il significato in riferimento a qualcosa che si muove ‘in direzione contraria a quella in cui soffia il vento’. Come esempio di prima attestazione, sempre il GDLI cita quattro versi – che contengono la variante contravvento – prelevati dalla poesia La notte di Caprera e inserita in Elettra (1904), la seconda delle cinque raccolte che costituiscono il ciclo delle Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi di Gabriele D’Annunzio (cfr. GDLI, s.v. controvento1).

Abbastanza intuitiva l’etimologia dell’avverbio, che si presenta formato dal prefisso contro- e dal sostantivo vento. Tra i dizionari etimologici, anche il DEI – alla stregua del GDLI – fa risalire la prima attestazione della voce a D’Annunzio, mentre il DELI, che retrodata contravvento ‘in posizione o direzione contraria a quella verso cui spira il vento’ prima del 1852, in Gioberti. Per controvento, invece, fornisce come data di prima attestazione quella nello scrittore Umberto Fracchia, prima del 1930.

Quanto alla locuzione aggettivale a vento, il GRADIT la definisce come qualcosa ‘che sfrutta la forza del vento’ (cfr. GRADIT, s.v. vento). Tra i dizionari storici, mentre il GDLI tratta solamente l’espressione a/al vento come locuzione avverbiale con il significato di ‘inutilmente, vanamente, senza scopo, senza ottenere alcun risultato’ (cfr. GDLI, s.v. vento, § 24), il Tommaseo-Bellini ne registra anche la funzione aggettivale, annotando che “A vento, posto a modo d’agg., e detto di cosa, vale Piena di vento” (cfr. Tommaseo-Bellini, s.v. vento, § 10): il riferimento è a un oggetto che è ‘esposto al vento’ e che al suo soffio oppone una determinata resistenza. Infine, tra i dizionari etimologici il solo a registrare la locuzione a vento è il DELI, che la definisce come ‘q.c. che viene mosso dal vento, o che al vento oppone una particolare resistenza’, datandola antecedentemente al 1537, nel chimico e metallurgista Vannoccio Biringuccio (cfr. DELI, s.v. vento).

Torniamo, adesso, alle espressioni portiera controvento e portiera a vento. Gli esempi tratti dalla rete, non sciogliendo il dubbio su quale sia la forma più appropriata per denominare lo sportello dell’auto, sono comunque concordi nell’individuare l’oggetto designato come una portiera che è incernierata posteriormente. Ad esempio, la Fiat “500 D”, essendo un veicolo dotato di tre porte, presentava solo portiere incernierate sul retro (Fig. 1), mentre la Lancia “Aprilia” era dotata di quelle posteriori incardinate posteriormente, a differenza di quelle anteriori assemblate secondo l’uso attuale (Fig. 2). Infine, era possibile anche la soluzione adottata per la Fiat “600 Multipla”, nella quale ciascuna coppia di porte veniva fissata al montante centrale (Fig. 3).


Fig. 1


Fig. 2


Fig. 3

Posto che, per convenzioni aerodinamiche, il senso di marcia di un’auto assume una direzione contraria rispetto al soffio del vento (ossia il vento investe il veicolo frontalmente), le portiere che sono incernierate posteriormente si aprono secondo il senso del moto della vettura, opponendosi al naturale flusso dell’aria. Si definiscono, quindi, come portiere controvento.

Ma, sulla base della definizione fornita dal Tommaeo-Bellini e dal DELI, sembra ammissibile che anche la locuzione aggettivale a vento con il significato di ‘qualcosa esposto al vento e che al suo soffio oppone resistenza’ possa costituire un’ulteriore possibilità per esprimere l’apertura di una portiera incernierata posteriormente. Questo significato dipende dal fatto che le preposizioni in italiano possono avere molte funzioni, e anche la preposizione a non fa eccezione, come ha dimostrato Emidio De Felice nel saggio La preposizione italiana «a» (1958 e 1960). Se consideriamo a vento in riferimento a ‘qualcosa che viene mosso dal vento’, la preposizione a – assieme al secondo termine posposto – ha valore strumentale, ossia determina l’azione del primo. Così, in mulino a vento, a vento individua il mezzo che aziona il mulino: ma è pur vero che il valore strumentale di a (vento) ha già in sé il significato di ‘esposto al vento, controvento’. Le pale del mulino oppongono resistenza al flusso d’aria e per questo la macchina si muove: infatti, secondo le leggi della fisica, se non ci fosse resistenza non ci sarebbe movimento.

Un ragionamento simile si può applicare anche nel caso specifico di portiere a vento. La preposizione a può assumere un valore relazionale di opposizione che risponde al significato di ‘contro qualcosa’. Tale funzione è attestata già nell’ad latino che, tra i vari modi per esprimere il senso di ‘contro qualcosa o qualcuno’ utilizzava anche la formula “ad + accusativo” (cfr. DiLL, s.v. contro): per esempio, ad morbos assume il significato di ‘contro la malattia’, oppure ad hostes quello di ‘contro i nemici’. Stando a questa interpretazione, il sintagma portiere a vento potrebbe esprimere anche il senso di ‘portiere che si aprono controvento’, ossia che il loro verso di apertura contrasta la direzione del flusso dell’aria. Con questo senso, in effetti, le portiere controvento si possono dire anche a vento: ma, allo stesso tempo, portiere a vento può valere anche come ‘portiere che si aprono secondo lo spirare del vento’.

Da quanto fin qui detto, risulta abbastanza chiaro che l’espressione portiere a vento è semanticamente ambigua: è possibile risolvere questa ambiguità solo se si tiene conto del contesto in cui la locuzione è inserita. Al contrario, l’espressione portiere controvento è più trasparente, perché l’avverbio precisa e definisce inequivocabilmente la modalità di apertura delle porte dell’auto.

Concludendo, per denominare la tipologia di portiere incernierate sul retro è preferibile utilizzare l’espressione portiere controvento, in quanto non richiede alcuno sforzo di comprensione, qualunque sia il contesto in cui essa è impiegata. Resta comunque ammissibile anche la possibilità di utilizzare la locuzione portiere a vento ‘apertura delle portiere contro il soffio del vento’, che richiede però un maggiore sforzo nella decodifica.

Nota bibliografica:

  • Dill = Il Dizionario della Lingua Latina, di Gian Biagio Conte, Emilio Pianezzola e Giuliano Ranucci, Firenze, Le Monnier, 2000.
  • Emidio De Felice, La preposizione italiana «a», “Studi di Filologia Italiana”, vol. XVII, 1958, pp. 343-409.
  • Emidio De Felice, La preposizione italiana «a», “Studi di Filologia Italiana”, vol. XVIII, 1960, pp. 169-317.

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